ROMA- Che aumenti vertiginosamente il debito pubblico è la dimostrazione che questo paese per tirare la carretta deve fare debiti. Il Pil, che misura la ricchezza di una nazione ha un timido 0,6%. Pochissimo per dire che siamo usciti dalla fase critica, anche perché gli altri paesi crescono con numeri più elevati dei nostri. L’economia interna è debole, poiché non è trainata dai consumi interni che sono ridotti all’osso.
Sulla scia di questi numeri a pagarne le spese sono i cittadini, dato che, lo stato continua a fare debiti per mantenere la macchina pubblica. Uno stato diviso a metà, dove il nord arranca e il sud è al collasso. C’è un collasso italiano nelle piccole e medie imprese che, soffocate dall’enorme peso fiscale, stanno chiudendo battenti o delocalizzando altrove per cercare di sopravvivere.
Ma la situazione è delicata, poiché non essendoci Pil a sufficienza, lo stato deve aumentare la pressione fiscale ai cittadini. Sottovalutando il fatto che i cittadini non sono più in grado di pagare, quindi, di conseguenza, lo stato può aumentare quello che vuole ma non incassa lo stesso. Questo stato italiano va formattato come si fa con i computer. Non può reggere una situazione del genere, dove lo stato chiede e i cittadini non possono dare. La formattazione è necessaria per rimettere in ordine il sistema, dove lo stato chiede poco e i cittadini pagano tutti. In funzione dell’enorme pressione fiscale, ora al 70% nel reale, questo stato non può più andare vanti, anche perché la povertà dilaga e non è pensabile far aumentare il numero dei poveri.
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