Estate 1994. Novafeltria, Comune in provincia di Rimini (Emilia-Romagna). Il cantautore e musicista Ivan Graziani sta trascorrendo un periodo di riposo nella sua abitazione di campagna, senza però trascurare la preparazione del suo nuovo disco. Seduto in cucina, l’artista, strimpella la sua chitarra, quando la moglie Anna fa ritorno, dopo essere uscita per fare la spesa. Quindi ,smesso di suonare, le va incontro per aiutarla con i sacchetti del supermercato.
“Ciao, Anna!, hai fatto presto, stavolta!…Cos’è, hanno fatto tutti la spesa prima?…”, chiede Graziani, cui la moglie racconta concitata: “Ho fatto presto, perché nel fine settimana vanno tutti al mare, ma non è questa la cosa importante…E’ successo una fatto, un fatto che sta gettando Novafeltria nello scompiglio…me lo ha raccontato Teresa, la proprietaria del forno…”.
“Annaaa!…quante volte devo dirti che i pettegolezzi sono noiosi e son ben altra cosa rispetto alle storie!…”, sottolinea il cantautore.
“Infatti, sono d’accordo con te!…Non te ne parlerei, se non fosse una questione rilevante!…”, ribatte la moglie, continuando: “Hai presente la nostra farmacista?…la Lia?…be’, ha una figlia di quasi trent’anni che le ha appena annunciato di essersi fidanzata…”.
“E allora?…Anna, dai , su!, che non mi va di perder tempo!…”, esclama, l’artista,subito incalzato dalla moglie: “Ivan , guarda che la cosa è seria!…Pare che il fidanzato sia un collega di lavoro di una ventina d’anni più grande…praticamente ha l’età del padre!…”.
“E allora?…cosa c’è di strano?….Se stanno bene insieme?…Il vostro è un pregiudizio, perché dir male di loro, criticarli?…Chi siamo noi, anzi: chi siete voi per giudicarli?…”, si chiede e chiede alla moglie, Graziani.
“Oh, Ivan, guarda che io ti ho solo raccontato un fatto…non avevo alcuna intenzione di dare un giudizio!, anche perché la penso esattamente come te!…Infatti, mi sono stupita nel constatare la reazione della gente, neanche fossimo nel Medioevo!…Poi, se tra loro c’è amore e rispetto, cosa contano gli anni?…Magari lei più matura dei suoi coetanei, forse anche per questo si è innamorata di una persona più grande,no?…”, constata la signora Anna.
“Ma lo sai, Anna , che questa storia potrebbe essere lo spunto per una canzone?….Sììì!, potrei parlare del pregiudizio, che a volte si trasforma in insulto e malignità…potrei parlare delle malelingue e delle vite che spesso sono rovinate dai pettegolezzi, dalle insinuazioni e dalle calunnie…Anzi, sai cosa faccio?, mi metto subito all’opera!…”.
“Sì, Ivan,è una bellissima idea!…”, esclama la moglie, proponendo : “Sarà una ballata, piena di ritmo e ,se ci va , la presenteremo al Festival di Sanremo…Ho già in mente il titolo, dimmi se ti piace: “Maledette malelingue”!…”.
“Mi piace, mi piace proprio, Anna!”, si mostra entusiasta il cantautore,chiosando: “…vada per “Maledette malelingue”!: sarà una ballata, sì, tra rock e malinconia!…”.
“Le canzoni, le abbiamo scritte sempre insieme. Mi chiamava mentre strimpellava la chitarra, di solito dopo cena, e da lì partiva tutto. “Motocross” nasce da un mio litigio con mio fratello, che aveva appunto una moto gialla da cross. “Scappo di casa” prende spunto da una famiglia che abitava vicino. “Lugano addio” parte da una mia amica. Ivan partiva quasi sempre da fatti reali: era un cronista che si piegava alla metrica. Il nostro era un ping pong: io dicevo “le reti al sole i pescherecci in alto mare”, lui aggiungeva “le bestemmie e il suo dolore”. Ridevamo tanto, perché ai protagonisti facevamo fare di tutto. La “Paolina” che si innamora dell’“istruttore biondo” era una ragazza che andava a scuola guida vicino casa nostra: quante gliene abbiamo fatte fare, nelle nostre “prove”, con quell’istruttore biondo! Quante risate!”. Così,Anna Bischi, la moglie del cantautore e chitarrista Ivan Graziani, in un’intervista rilasciata nel 2019 a un quotidiano, per celebrarne il ricordo a ventitré anni dalla scomparsa.
Nato a Teramo il 6 ottobre 1945 da padre abruzzese e madre sarda , trascorre l’infanzia con il fratello Sergio, coltivando la passione per la musica e per il disegno. Quindi, intrapreso lo studio della chitarra, si iscrive all’Istituto Statale d’Arte di Ascoli Piceno.
Notato da Nino Dale, appena diciottenne viene ingaggiato come chitarrista nel gruppo “Nino Dale and His Modernists”,debuttando anche come cantante: incide infatti il 45 giri “E adesso te ne puoi andar”, esperienza che si rivela breve, vista l’ammissione all’Istituto di Arte grafica di Urbino.
Tuttavia, nel 1966 fonda il complesso “Ivan e i Saggi”, composto da Velio Gualazzi, (padre del futuro astro del Jazz-Pop, Raphael) e da Walter Monacchi, con cui partecipa al Torneo Davoli Italia Beat. L’anno successivo, cambiato nome in “Anonima Sound”, il gruppo si presenta in gara al Festival di Bellaria, incidendo il 45 giri “Fuori piove/Parla tu”, cui segue il secondo 45 giri “L’amore mio, l’amore tuo/I tetti”.
Poi, partecipato al Cantagiro con la canzone “Parla tu”, con cui si classifica all’ultimo posto, il complesso registra il terzo 45 giri “Josephine/Mille ragioni”, l’ultimo inciso per la CBS, avendo siglato un nuovo contratto con la Numero Uno, per la quale registra il 45 giri “Ombre vive/Girotondo impossibile”, rivelatosi l’ultimo, dato che nel 1970 abbandona la formazione musicale a causa della Leva.
Quindi, svolto il servizio militare, nel 1972, ritorna in sala di registrazione per incidere diversi 45 giri da solista, con gli pseudonimi di “Rockleberry Roll” e di “Ivan & Transport”,senza dimenticare, però, i suoi studi artistici e la sua attitudine per il disegno e il fumetto.
Esordito nel 1973 con l’album “Desperation”, con testi in inglese,pubblica nello stesso anno il disco: “La città che io vorrei” e l’album strumentale “Tato Tomaso’s Guitars” , che dedica alla moglie Anna per la nascita del figlio Tommaso.
Successivamente, collaborato con vari artisti, tra cui: Herbert Pagani, la Premiata Forneria Marconi, Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, si esibisce nella prima edizione del Premio Tenco, per poi firmare un nuovo contratto con la casa discografica Numero Uno, per la quale, nel 1976, incide presso lo studio Il Mulino di Milano, il disco “Ballata per quattro stagioni”, cui segue nel 1977 l’album “I lupi”, contenente il singolo “Lugano addio”.
Raggiunta la maturità con il disco “Pigro”, incentrato su otto storie di vite rovinate dall’indolenza, raccontate in brani come: “Monna Lisa”, “Paolina”, “Gabriele D’Annunzio”, nel 1978, parte per il primo vero tour della sua carriera artistica,mentre la canzone “Paolina” è pubblicata nella raccolta “Superpop ‘78”, edita dalla RCA,contenente brani di successo di cantautori, quali: Lucio Dalla, Rino Gaetano e Ivano Fossati.
Nel 1979, registrato l’album “Agnese dolce Agnese”, contenente le canzoni :“Agnese” ,”Taglia la testa al gallo”, “Fuoco sulla collina”, “Dr. Jekyll & Mr. Hyde” e “Canzone per Susy”, si posiziona al decimo posto in classifica per dieci settimane e collabora al disco “Bandabertè”, contribuendo alla composizione del brano “Colombo”, su testo dell’amico Attilio De Rosa, e alla raccolta a scopo benefico “Cantautori s.r.l.”, quinto disco più venduto dell’anno, con la canzone di punta “Lugano Addio”.
Inciso l’album “Viaggi e intemperie”, nel 1980, raccoglie un largo consenso con il brano “Firenze(canzone triste)”, con il quale partecipa al Festivalbar , restando in classifica per trentasette settimane, anche grazie alla presenza di altre canzoni, come: “Isabella sul treno”, “Dada”, “Radio Londra”, “Angelina” e “Tutto questo cosa c’entra con il Rock & Roll”.
Divenuto padre per la seconda volta di Filippo e , scelto insieme con Ron e Goran Kuzminac per realizzare il Qdisc “Canzone senza inganni”, pubblicato dalla RCA, che dà luogo a una tournée, nel 1981, registra il disco “Seni e coseni”, in cui convivono le sue due anime: una melodica, in brani, come “Signorina”, “Cleo” e “Pasqua”, una rock, in canzoni ,quali “Tigre”, “Digos Boogie”, “Oh mamma mia”.
Di nuovo sul palcoscenico del Festivalbar con il brano“Pasqua”, nel 1982, incide il doppio album dal vivo “Parla tu”, cui segue il disco “Ivan Graziani”, contenente le canzoni: “Il chitarrista”, “Signora bionda dei ciliegi” e “Navi”, che riscuotono un discreto successo in radio.
Nel 1984, pubblicato l’album “Nove”, arrangiato da Celso Valli, con i brani “Limiti (Affari d’amore)” e “Minù Minù”, che conquistano il pubblico, partecipa in gara al Festival di Sanremo con la canzone: “Franco ti amo”, classificandosi al diciassettesimo posto su ventidue brani.
Archiviata l’esperienza poco felice , nel 1986, registra il disco “Piknic”, l’ultimo, prima di abbandonare la sua casa discografica, la “Numero Uno”. Quindi, firmato un contratto con la “Carosello” e creato il proprio studio “Officine Pan Idler”, parte per un tour internazionale.
Pubblicato nel 1989 il disco “Ivangarage” e l’antologia “Segni d’amore”, quest’ultima contenente la canzone inedita “La sposa bambina”, nello stesso anno, realizza il 45 giri “Tutto il coraggio che hai”/”Guaglio’ guaglio’”, dedicato al tema delle stragi del sabato sera, e incisa per un’iniziativa del “Sindacato italiano dei locali da ballo”.
Nel decennio Novanta, invece, pubblicato l’album “Cicli e tricicli” , ritorna sul palco dell’Ariston con il brano “Maledette malelingue”, classificatosi al settimo posto, per poi incidere un ultimo disco “Fragili fiori…Ivan”, in cui duetta anche con Renato Zero.
Ammalatosi gravemente, si spegne all’età di cinquantuno anni , il 1° gennaio 1997, nella sua abitazione di Novafeltria.
Cimentatosi anche nella scrittura ,con il libro autobiografico: “Arcipelago Chieti”, in cui racconta dell’esperienza del servizio militare, svolto presso la caserma e l’Ospedale militare di Chieti e, nel cinema, con l’interpretazione di alcuni camei in film commedia come : “Italian boys” di Umberto Smaila e “Arrivano i miei” di Nini Salerno, nel 2015, in occasione del settantesimo anniversario della nascita, torna nuovamente in classifica con la ristampa del disco del 1982 “Parla tu…”.
Di recente, è stato ricordato dalla moglie, Anna, con queste parole: “Adorava Novafeltria, gli piaceva parlare con le persone “comuni” molto più che con quelle famose, però spesso si svegliava e diceva: “Anna, non ne posso più di vedere lo stesso pino ogni volta al mattino”. Così, se ne andava per qualche ora, prendeva la sua moto e andava a Urbino per parlare di arte, perché diceva che “a Urbino anche un calzolaio ti parla di Raffaello”. Poi, però, tornava sempre. La provincia lo proteggeva, ma forse un po’ lo spegneva. I concerti erano sempre pieni, ma avvertiva di essere stato abbandonato. Quando se n’è andato, gli ho messo il suo cachemire preferito e gli ho lasciato la “chitarrina” che usava alla fine, era più leggera e gli faceva meno male. La chitarra era “la sua bambina” e lui aveva detto che sarebbe morto con la chitarra in mano: in un certo senso è successo. Riposa a Novafeltria, ma non ho fatto scrivere il suo nome dove riposa. Volevo che quel luogo fosse solo mio e di chi gli vuole bene. E poi magari un giorno ritorna”.