Sab. Mar 25th, 2023

Estate 1970. Marsiglia, capoluogo della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra. Nella zona del porto, si gira una scena del film “Borsalino” del regista Jacques Deray, interpretato dai “rivali del Cinema” Alain Delon e Jan-Paul Belmondo, nei ruoli di due gangster. Mentre  gli attori, attendono il ciak del regista, si intrattengono nei pressi di una banchina poco distante, chiacchierando. “Alain, spero che sia tutto risolto!…insomma, sì, mi riferisco alla lite che abbiamo avuto l’altro giorno…Sono stato  aggressivo con te e, per questo, ti chiedo scusa, ma il fatto è che ero nervoso…avevo dormito poco e male…Non so perché, ma è così ultimamente…”, si schernisce Belmondo. “Ma no Jean Paul, cosa dici?…in fondo è anche colpa mia, sono stato io a provocarti…Ad ogni modo, è acqua passata…ora concentriamoci sul film!…”,esclama Delon, scusando il collega. “Che poi, mio caro Alain, vorrei sapere com’è nata la leggenda della nostra rivalità…”, si interroga Belmondo, continuando, “Be’, sì, un po’ devo ammetterlo, il tuo fascino e la tua bellezza hanno suscitato in me qualche invidia…ma si tratta di un’invidia “buona”…ovvero : una forma di ammirazione…mi sarebbe piaciuto essere come te…avere un volto come il tuo, così etereo, da ragazzo di buona famiglia…invece, guarda la mia faccia, sembra quella di un pugile (in verità, dimenticavo!, sono stato davvero un pugile, anche se dilettante)…guarda le rughe…Eh, sì, ho sempre dovuto faticare per piacere…Alcuni registi mi dicevano: “Per questo ruolo, il tuo volto non è adatto…hai un viso difficile!”, cosa vuol dire: “Hai un viso difficile?”, un viso o è bello o è brutto!…Poi, i critici si sono accorti di me e hanno cominciato a scrivere che avevo la faccia da “simpatica canaglia”, attribuendonomi il soprannome: “Il Magnifico”…Io sono sempre stato e, lo sono tutt’oggi, il “brutto, ma affascinante”…”. “Oh, Jean Paul, non pensavo che tenessi così tanto ad essere bello!…Se ti puo’ consolare, io ho avuto il tuo stesso problema, ma in senso opposto…”, confessa Delon, proseguendo, “Alcuni registi, mi hanno scartato perché ero troppo bello e ,perciò, inadatto al ruolo del cattivo…Devo far sognare le donne, mi dicono!…Io, che invece, avrei voluto essere come te: un attore brillante, capace di passare dal ruolo di gentiluomo e di poliziotto, a quello di gangster!…”, rivela Delon, interrotto da una signora, che, arrivatagli silenziosa alle spalle, urla il suo nome, ignorando la presenza di Belmondo e  agitando la macchina fotografica per ottenere uno scatto insieme: “Delon, Delon…una foto, per favore, lei è così, così, così…bello!…”. “Che ti dicevo Ailan?…”, domanda Belmondo al collega, chiosando: “Le donne non hanno occhi che per te!…A me, riservano solo le spalle e per conquistarle devo ricorrere a tutto il repertorio della comicità e farle ridere  e solo allora, il risultato è uno stentato: “Come sei simpatico!”o, nei casi migliori, “Come sei affascinante!”, che poi, tradotto, vorrebbe dire : “Non sei bello, ma hai personalità”, e quindi, alla fine, accettano di uscire con “il Magnifique”, piuttosto che con Belmondo!…”.

“Figura di antieroe provocatorio e seducente, ha distrutto gli stereotipi hollywoodianiha e sedotto il mondo con il suo sorriso malizioso”. Così, un critico, sulle pagine un noto quotidiano, a proposito dell’attore Jean Paul Belmondo. Nato a Neuilly-sur-Seine, il 9 aprile 1933, figlio dello sculture Paul, di origini italo-algerine, e della pittrice Sarah Rainaud-Richard, si diploma, non senza difficoltà, al Conservatorio National supérieur d’art dramatique, mostrando  maggiore interesse per lo sport e, in particolare, per la pratica del pugilato e del calcio. Poi, tornato dal servizio militare in Algeria, intraprende gli studi d’attore , recitando in teatro pièce classiche come “L’avaro” di Molière e “Cyrano de Bergerac” di Rostand. Esordito nel cinema, nel 1956,  con il cortometraggio “Molière” di Norbert Tildian, benché agli inizi,interpreta pellicole di valore come: “A doppia mandata” di Claude Chabrol e “La Ciociara” di Vittorio De Sica, fino alla consacrazione con il film “Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard, dopo il quale , contattato da Claude Sautet, recita nel noir “Asfalto che scotta”, dimostrando doti di interprete drammatico. Nel decennio Sessanta, proseguito con il filone noir, che lo vede protagonista delle pellicole di Jean-Pierre Melville: “Léon Morin, prete” , “Lo spione” e “Lo sciacallo“, viene chiamato dal regista Renato Castellani per il film “Mare matto” e da Philippe de Broca per la pellicola “L’uomo di Rio“. Impressa una svolta alla sua carriera, nel 1970 si afferma a livello internazionale con il film “Borsalino” di Jacques Deray, interpretato a fianco del collega-rivale Alain Delon, per poi tornare qualche anno più tardi al cinema d’autore  con “Stavisky il grande truffatore” di Alain Resnais. Specializzatosi nel genere poliziesco, fra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, alterna anche pellicole drammatiche , lavorando con registi come Henri Verneuil, Georges Lautner, Philippe Labrio, Jacques Deray e Philippe de Broca. Ancora protagonista di film di “guerra e di commedia”, quali: “Professione: poliziotto” e “Tenero e violento” di Jacques Deray, “Irresistibile bugiardo” di Georges Lautner e “L’oro dei legionari” di Henri Verneuil, nel 1989 riceve il Premio César come “migliore attore” per la pellicola “Una vita non basta” di Claude Lelouch. Colpito nel 2001 da ischemia cerebrale,che lo tiene lontano dal grande schermo e dal palcoscenico fino al 2008, torna sul set con il remake del film neorealista di Vittorio De Sica Umberto D” e da lì a qualche anno, nel 2011, viene insignito della Palma d’oro alla Carriera nel corso della 64° edizione del Festival di Cannes e , nel 2016, del Leone d’oro alla Carriera durante la 74° edizione della Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Sposatosi due volte, la prima con la ballerina Elodie Constantin, (dalla quale ha i figli : Patricia ,scomparsa nel 1994, Florence e Paul Alexandre), la seconda , con Natty Tardivel, (dalla quale ha la quarta figlia Stella), riempie le prime pagine dei giornali di cronaca rosa per le sue storie d’amore  con le attrici  Ursula Andress e Laura Antonelli. Ritiratosi da diversi mesi nella sua casa di Parigi, si è spento a causa di una lunga  malattia , nella sua casa di Parigi, il 6 settembre scorso, all’età di ottantotto anni. Celebrato dai francesi, da artisti, esponenti  della cultura,  colleghi e familiari,  con una cerimonia nel Cortile degli Invalides,  è stato così ricordato dal Presidente Macron: “Rimarrà per sempre “Il Magnifico”. Jean-Paul Belmondo era un tesoro nazionale, pieno di brio e scoppi di risate, con parole forti e corpo rapido, eroe sublime e figura familiare, instancabile temerario e mago delle parole. In lui ,ci siamo ritrovati tutti”. Di sé , Belmondo, in un’intervista rilsciata qualche tempo fa, aveva detto: “Non ho nostalgia né rimpianti. Io non penso mai al passato, guardo solo al futuro. Con l’età si migliora, migliorano molte cose,anche la recitazione. Nella mia carriera ho fatto tutto quello che volevo fare. Oggi amo il sole e il mare, il lavoro non mi preoccupa più. Nel mondo di oggi è complicato essere felici. Si tratta di un mondo pieno di violenza e ingiustizie. Vivere è difficile, forse più di una volta. Ma per dimenticare le guerre, il mare e le cose brutte che ci circondano, l’importante è sorridere sempre”.