ROMA- Non credo che possa essere una festa a dare lustro alle donne. Quella dell’8marzo è una ricorrenza voluta per riconoscere alla donna pari opportunità e non considerarla più sottomessa ai voleri dell’uomo. È anche una festa che ricorda una tragedia.
La Giornata internazionale della donna ricorre l’8 marzo di ogni anno per ricordare sia le conquiste sociali, politiche ed economiche, sia le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state e sono tuttora oggetto in quasi tutte le parti del mondo. Questa celebrazione nasce negli Stati Uniti 1909, mentre in Europa è arrivata un anno dopo, nel 1911. L’Italia è stata quasi tra gli ultimi paesi ad adottarla, nel 1922.
“Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata”, è la Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne adottata senza voto da parte dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 48/104 del 20 dicembre 1993. È la risoluzione per l’applicazione universale per dare alle donne dei diritti e dei principi in materia di uguaglianza, sicurezza, libertà, l’integrità e la dignità di tutti gli esseri umani. La risoluzione ricorda e incarna gli stessi diritti e principi sanciti in tali strumenti come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Come conseguenza della risoluzione, nel 1999, l’Assemblea generale, guidata dal rappresentante della Repubblica Dominicana, ha designato il 25 novembre come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Da allora sono molte le dichiarazioni a difesa delle donne, tutte, o in parte, disattese dalla realtà, perché al momento il fenomeno della violenza non accenna a recedere. Ogni giorno si parla di violenza, ogni giorno si creano strumenti legislativi a difesa della donna, si creano strumenti di legge per tutelarla, ma ogni giorno continuano a subire le violenze. Le donne continuano ad essere vittime del sistema, un sistema culturale che non accenna a cambiare. C’è un aspetto che non va trascurato: finché non produciamo una ricchezza culturale orientata sui valori veri dell’amore: il rispetto, nessuna legge sarà in grado di debellare il fenomeno. L’ho detto più volte: l’amore vero esiste, ed è il rispetto, finché non ripristiniamo l’amore come valore fondante di ogni civiltà, continueremo a parlare di violenza sulle donne, di violenza sui bambini, di cattiverie sull’essere umano e sul mondo. La scuola è l’unico strumento di approccio per il futuro, perché i giovani sono il futuro, ed è a loro che deve essere indirizzato un insegnamento capace di ricostruire il valore unico per l’umanità: il rispetto assoluto per tutto ciò che ci circonda.
A me sembra che negli ultimi anni la donna sia diventato uno strumento di uso comune, dove tutti vogliono spendere parole per aiutarla, ma a parole, mentre loro hanno bisogno di fatti, soprattutto di uscire dal silenzio che gli piomba addosso quando subiscono una violenza. Sono tutti bravi a parlare di violenza sulle donne, violenza di genere, ma se chiedi a qualcuno di ascoltare una donna per ore ore senza interromperla, per tutti il tempo è tiranno. Quindi, a parer mio, si sta usando un dramma per fare sempre le stesse cose, le stesse parate fatte di numeri e nient’altro. Mentre la società moderna ha perso la bussola, cerchiamo di ridare l’orientamento giusto per guidare tutti a un futuro senza più violenza.
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