Ven. Giu 9th, 2023

Sono trascorsi due anni dall’inizio dell’epidemia, nessuno immaginava che durasse così a lungo, invece il tempo ha ammazzato le società civili. Poi con la venuta del siero è aumentato a dismisura l’odio sociale. Tutti pronti a credere nel miracolo. Invece quel miracolo non c’è stato ed oggi si registra una situazione peggiore del marzo del 2020. Qualcosa è andata storto e non si hanno nemmeno gli attributi per ammetterlo.

Il rischio peggiore, però, è quello che può succedere dopo la fine di tutto questo inferno. C’è d’aspettarselo. Sì, perché il danno economico derivante dall’epidemia mettere tutti gli stati con le spalle al muro. Già oggi c’è l’anticipo di quello che può succedere domani. A rimetterci maggiormente sono stati camerieri, autisti, piccoli commercianti, artigiani, magazzinieri, tutta gente non certo ricca che ha perso ulteriormente terreno rispetto ai professionisti che si sono potuti permettere lo smart working, i pensionati e i dipendenti della pubblica amministrazione, oltre ai lavoratori dipendenti. Per loro i problemi economici non ci sono stati

La Banca Mondiale calcola che allo scadere del secondo anno di Covid – fine gennaio 2022 – nel mondo ci saranno fra i 100 e i 150 milioni di persone precipitate di nuovo nella povertà assoluta, quella di chi vive con meno di 1,9 dollari al giorno. In Europa sono arrivati con la pandemia a 20 milioni i poveri “assoluti”, ovviamente secondo standard europei, e a 95 milioni (il 22% della popolazione) il numero di quanti sono a rischio di esclusione e hanno un gap economico da recuperare.

Una società mondiale così malata, si riflette su tutti i paesi, specialmente i più ricchi: meno ricchezza diffusa significa meno tasse che uno stato incassa, meno produttività, meno Pil. Come conferma il Fondo monetario «i periodi più lunghi di crescita sono associati decisamente a maggiore uguaglianza nella distribuzione del reddito».

L’Italia è uno di quei paese che rischia di pagare un prezzo altissimo di questa epidemia. I poveri aumentano e aumentano anche disuguaglianze e odio sociale, tanto da determinare, in futuro, un pericolo concreto di una spaccatura più profonda nel paese. Già oggi la situazione è critica, dove milioni di italiani sono già in povertà assoluta e altri si avviano verso la povertà. Manca l’ossigeno, cioè il lavoro, che è l’unica ricchezza vera di ogni persona. Attualmente abbiamo una società divisa: da un lato ci sono i ricchi che con l’epidemia si sono arricchiti ulteriormente, dall’altra una fascia di popolazione che, forse, prima dell’epidemia andava avanti ed ora si è fermata. Ora c’è una società malata difficile da guarire.