Categories: Cronaca

La ribellione del Sud viene sottovalutata

ROMA- Sono trascorsi pochi giorni dalla fine della tornata elettorale, ma quello che è successo sembra non essere preso in considerazione da chi si vanta di essere un politico. Al Sud è successo qualcosa di significativo e importante, ma nessuno fa una analisi seria e ponderata dell’esito del voto. Dovrebbe essere chiaro a tutti che il Sud si è ribellato. Non è disposto più a subire i ricatti da nessuno, mafie comprese. Il Sud ha alzato la testa è l’ha fatto contro tutti quei partiti tradizionali che finora lo hanno preso in giro. Fin quando non c’era l’alternativa, i partiti hanno gongolato, non appena c’è stata l’alternativa il sud ha delegato essi per essere difesi.
L’esito del voto è schiacciante: il Sud non è più disposto a subire, ma vuole il riscatto. È stato persino deriso con le file chilometriche per il reddito di cittadinanza promesso dal 5S. Una fake news costruita ad arte per demonizzare un interno popolo. Un popolo che, contrariamente alla Feke News, non vuole più assistenzialismo, ma vuole il lavoro vero. Quello che finora i partiti tradizionali non hanno mai portato.
Non è colpa del sud se finora le condizioni di vita sono state le peggiori. Non è colpa del sud se finora il lavoro è stato un miraggio continuo. Non è colpa del sud se al sud i governati hanno costruito l’impero delle mafie. Non è colpa del sud se la sanità è allo sbando. Non è colpa del sud se i mezzi di trasporti sono vecchie diligenze che non funzionano. Non è colpa del sud se le scuole cadono a pezzi. Non è colpa del sud se ha sempre avuto la peggiore classe dirigente. La colpa del sud è solo quella di aver creduto alle barzellette raccontate dai politici storici, ma era purtroppo una conseguenza della mancanza di un sistema alternativo ai partiti storici. Nel momento in cui l’alternativa è arrivata, il sud ha cambiato in massa.
Ma chi ha rovinato il sud ora continua a fare l’arrogante, convinto che è un momento passeggero, e che poi tutti tornano all’ovile. Non bisogna dare per scontato ciò, perché le nuove generazioni sono pronte al riscatto, e quello che è successo il 4 marzo è solo l’inizio di un lungo percorso di cambiamento.

Redazione

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