Morte, feriti, distruzione, non hanno restituito all’Afghanistan la libertà e la democrazia che si doveva. È l’ennesimo fallimento internazionale dopo che militarmente si è andati a liberare un popolo dalle oppressioni talebane. La missione è stata dichiarata conclusa, i militari sono andati via, e i talebani stanno riconquistando tutto.
Ora regna il caos. L’irrefrenabile avanzata dei talebani, che hanno conquistato la nona capitale provinciale in pochi giorni. La rapida disintegrazione delle forze di sicurezza afghane è a questo punto davanti agli occhi di tutti. Allora cosa stavano facendo in tutti questi anni le forze di pace? La caduta di Kabul, se continua così, è ora prevista entro 90 giorni, se non nel giro di un mese. La conquista della nona provincia, quella di Faizabad, nel nord del Paese, e la resa di centinaia di soldati governativi che si erano ritirati vicino all’aeroporto di Kunduz dopo la caduta della città del nordest, fanno capire come oramai la situazione stia precipitando. Una situazione impensabile quando la Casa Bianca annunciò il ritiro completo delle forze militari Usa dal Paese entro il 31 agosto, ponendo così fine a una guerra durata vent’anni. 1.000 miliardi di dollari per addestrare e armare le forze di sicurezza di Kabul, senza contare il costo pagato in vite umane, si sta sgretolando in poche settimane. Abbandonare senza la certezza di aver vinto, è un’imprudenza che potrebbe portare a conseguenze difficilmente prevedibili, trasformandosi di fatto in un boomerang senza precedenti.
Insomma, la comunità internazionale dovrebbe restituire democrazia in tutti quei paesi afflitti dalle dittature e dalla prepotenza di gruppi armati che, di fatto, non si estinguono, e non appena ci sono i ritiri prepotentemente si riprendono il potere. È successo altrove, sta succedendo, inevitabilmente, anche in Afghanistan.