Il governo potrebbe cadere non appena è stata scritta la legge di bilancio, e forse non ci sarà nemmeno il tempo per fare una nuova legge elettorale. Ormai all’interno del movimento ci sono malumori un po’ dappertutto. Quello che era il movimento originario non esiste più. C’è un partito politico che non è strutturato sui territori altrimenti e rischia di finire nel dimenticatoio per sempre. Anche il PD trema, perché sa che se il movimento cambiasse il capo politico e mettesse al suo posto Di Battista, il dialogo diventa difficile. Proprio l’alleanza col PD è stata la causa che ha fatto scivolare verso il basso il movimento.
Di Maio per Grillo non è in discussione, ma la sua gestione ha visto precipitare i consensi, e sono in tanti a chiedere che faccia un passo indietro. Dopo il voto del 4 marzo per il movimento ci sono stati continui flop elettorali a partire dalle Europee per finire con la mazzata umbra. Ora si profila ulteriori disastri elettorali sia in Emilia Romagna sia in Calabria. Queste due regioni possono rappresentare, in caso di una sonora sconfitta, il capolinea politico dell’attuale ministro degli Esteri. Ormai è accerchiato e prova a resistere, ma con scarsi risultati. Il movimento ha perso tutto quello che ha conquistato in dieci anni. Sono gli elettori che hanno punito le scelte del movimento, ed ora recuperarli è una missione non proprio facile.
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