Categories: Cronaca

L’assistenzialismo del M5S mortifica il sud e lo danneggia

Il M5S sta commettendo una serie di errori che gli costeranno tanto. In primis, tutte le sue proposte sono inattuabili nell’immediato, ma ci vorranno anni e anni per vedere partorire la positività dei provvedimenti finora messi in campo. La manovra del governo ha molti lati oscuri. È anche una manovra che non rende lavoro ad un sud affamato di lavoro. Mancano investimenti incisivi per far ripartire l’edilizia meridionale.
Dal 1993 gli edili del meridione hanno iniziato uno spostamento spaventoso verso le regioni del nord. Al sud, come sempre, gli unici appigli per lavorare, in assenza di grandi agglomerati industriali e la non partenza del turismo, è stata l’edilizia e l’agricoltura. Soprattutto l’edilizia ha visto manovalanze correre lungo lo stivale per accaparrarsi anni di lavoro in sub appalto dalle aziende del nord. Fino al 2005 le cose hanno retto e il gran peregrinare è stato il Pil del sud. Intonachini, muratori, carpentieri, elettricisti, idraulici, falegnami, insomma, tutta la filiera che ruota intorno all’edilizia, si spostava al nord. Quando questa macchina si è fermata, si è fermato il sud.
Anche se si lavorava a nero, cicerini o arancioni, questa forza lavoro ha portato una montagna di soldi al sud che ha mantenuto gli enti locali e tantissime famiglie meridionali. Lo stato come sempre non si è preoccupato di quello che accadeva. Nonostante ci fosse la forte esigenza di avviare investimenti per far partire anche al sud l’edilizia, i governi se ne sono fregati.
Questa macchina perfetta si è fermata intorno al 2004-2005, quando al nord la crisi è stata violenta ed ha colpito quel tessuto sociale di piccole e medie imprese che facevano parte dell’indotto delle grandi industrie. Il sistema se via via inceppato portando povertà nella parte migliore dell’Italia. Il nord si fermava, e il sud ripiombava nell’angoscia totale.
Oggi il governo Conte sta attuando una manovra molto assistenzialista per quanto concerne il reddito di cittadinanza. Cosa buona se si fosse concentrato su chi oggi è impossibilitato a vivere ed è anche escluso dalla società, poiché non ha lavoro. Bisognava concentrarsi su quella fascia di persone che purtroppo sono privi anche di elementi essenziali per vivere quotidianamente. Invece il M5S, poiché ha sbraitato nelle campagne elettorali sul reddito di cittadinanza prendendo tanti voti proprio al sud, ha impostato lo stesso con molta leggerezza. Certo, ora tornare indietro e dire che non si può fare, sarebbe una brutta botta. Ma forse non è così. Dare un sostegno a chi non ha nulla è la ricetta democratica del tessuto sociale di una nazione. E su questo il M5S ha sbagliato, perché ha legato il reddito di cittadinanza alla riforma dei centri per l’impiego. Cosa che sarà inattuabile in una condizione meridionale dove il lavoro è del tutto assente.
I centri dell’impiego, che non sono mai stati efficienti e oltretutto non sono dei fabbricatori di posti di lavoro, non potranno mai sostenere la montagna di richiesta di persone del sud che cercano lavoro. I posti di lavoro vengono generati dalle imprese, quindi è necessario creare prima il tessuto lavorativo e poi pensare di dare un sostegno a tutti. Al sud era importante iniziare con uno shock fiscale iniziando dalla cancellazione dell’IRES per le imprese del Mezzogiorno. Oltretutto ciò permette di combattere il fenomeno della delocalizzazione dirottando le imprese verso il Sud Italia. Il M5S ha pensato solo al reddito di cittadinanza secondo la sua visione propagandistica elettorale, che è una misura a cui già il precedente Governo aveva pensato per venire incontro alle esigenze di chi era in una condizione d’indigenza assoluta, ma sbagliando anch’esso approccio. Questo reddito di cittadinanza dà la sensazione ai giovani che non è necessario investire nel futuro, quindi in loro. Il Reddito di Cittadinanza è una politica di tipo assistenzialistica che potrebbe avere una sua ratio in un Paese diverso e senza debito pubblico accompagnato da una politica per la crescita e lo sviluppo occupazionale.
Cosa si doveva fare? Semplice. Il governo doveva mettere in cantiere una serie di risorse economiche per avviare le tante infrastrutture di cui ha bisogno il mezzogiorno. Mettere in manovra venti miliardi di euro per il 2019 dirottati al sud, per adeguare le scuole ai coefficienti di stabilità sismica; per la costruzione di scuole che in alcune aree del sud o non ci sono o sono fatiscenti; per rifare le strade ormai ridotte a colabrodo; rifare gli ospedali e i poliambulatori sanitari; tante altre infrastrutture che riguardano da vicino il turismo; rifacimento di strade e ponti.
Gli investimenti avrebbero fatto muovere quella macchina che si è fermata garantendo parecchi anni di lavoro ad una intera filiera. Oltretutto gli investimenti fatti bene e controllati dagli organi preposti per evitare infiltrazioni mafiose, rendono anche una ripresa dei consumi interni nel meridione, come ne beneficia l’intera nazione, dal momento che la maggior parte delle azienda fornitrici del sud si trovano al nord.
La propaganda “giullare” del M5S è giunta al capolinea. I fatti sono ben diversi dalla propaganda elettorale. Tutto si confronta con la realtà, e la realtà è differente perché mancano idee fattibili per far ripartire in maniera vera una parte d’Italia che ha bisogno solo di lavoro. L’assistenzialismo del M5S mortifica il sud e lo danneggia, poiché è lo stesso assistenzialismo portato avanti per tanti anni dalla Democrazia Cristiana, il Partito Comunista Italiano e Partito Socialista Italiano, per garantirsi il potere raccogliendo sempre voti al sud che, suo malgrado, aspettava lavoro e si accontentava di briciole in attesa che le promesse elettorale diventassero concrete, ma non lo sono mai state.

Redazione

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