Gio. Mar 30th, 2023

Sappiamo che da sempre la Lega è figlia del federalismo. Come è  figlia di quella famigerata separazione dal sud, per fortuna mai avvenuta. Ora è arrivata la rivincita col governo Meloni. È cambiato il nome ma la sostanza rimane quasi la stessa. Oggi l’hanno chiamata autonomia differenziata, ma non cambia molto dalle idee della Lega.

Partiamo da una prima considerazione di non poco conto: tutta la parte produttiva dell’Italia è concentrata nelle regioni del nord, quindi significa che la parte sostanziosa della ricchezza si trova al nord. Questo è un processo che è avvenuto nell’immediato dopoguerra. Va detto anche che tutto ciò che il sud consuma viene prodotto al nord, quindi il sud è doppiamente locomotiva economica del nord. Infatti il lavoro al sud non si trova e per lavorare ti devi spostare al nord, e questo avviene dal dopoguerra. L’emigrazione meridionale la conosciamo benissimo.

“Oggi muore l’Italia”, dichiarano in una nota 500 sindaci del Sud. Ed hanno pienamente ragione. La legge è stata scritta da un leghista, ed è stata approvata in consiglio dei ministri ad una unanimità.

Il disegno di legge prevede che i livelli essenziali delle prestazioni su uguali diritti civili e sociali (con i corrispondenti servizi) vengono decisi dal fragile strumento dei DPCM, ma non finanziati. Ma senza soldi non si garantiscono i diritti. Questa legge rischia di squilibrare i rapporti tra regioni e precipitare il Paese in un divario più profondo di quello già esistente. Il ddl delinea la cornice entro la quale le Regioni potranno, in futuro, chiedere allo Stato il trasferimento delle funzioni e competenze definite dagli articoli 116 e 117 della Costituzione. Nel frattempo la cabina di regia istituita in manovra avrà un anno di tempo per definire i livelli essenziali delle prestazioni e dei servizi (Lep), “nucleo invalicabile” per ‘calcolare’ le risorse da destinare a ogni Regione per ‘coprire’ le spese sostenute per il trasferimento dei servizi. Per il momento è ancora tutto incerto e bisogna attendere che siano definiti i Lep.

Si può fare un federalismo, ma esso può partire solamente quando tutti hanno le stesse condizioni, altrimenti diventa una gara dove ci sono atleti super allenati e quelli che non hanno nemmeno un’ora di allenamento. In questo momento il nostro paese rimane ancora diviso tra nord e sud, e le condizioni sociali al sud sono precarie come lo erano 80 anni fa, quindi non si può parlare di federalismo o di autonomia differenziata se prima non tutti siano portati allo stesso livello.