Lun. Ott 2nd, 2023

ROMA- Oggi è alquanto azzardato parlare di lavoro, poiché impera una crisi internazionale che pone molti paese in una situazione di crisi socio-economica. Il progresso non sembra aver portato benessere, anzi, ha dato una nuova forma che vede la macchina collocarsi davanti all’uomo. Ma i conti però non tornano, perché al dal 1950 si parla di lavoro. Dopo 66 anni di distanza dalla fine della seconda guerra mondiale, al sud il lavoro manca.

Nonostante ci sono stati momenti di boom economico come quelli degli anni sessanta, il mezzogiorno del paese è rimasto sempre indietro. Tutto si è fermato o cammina a rallentatore, tanto da farlo sembrare fermo. I tanti passaggi della Repubblica italiana non hanno alcunché portato progresso nelle parti basse del paese. Invece di creare lavoro si è creato il malaffare.

Ma c’è un dato perfetto che tanto piace ai politici tutti: il lavoro al sud è stato sempre la perla elettorale di tutti i partiti. Di fatti ogni campagna elettorale è impegnata per il suo 80% sulla questione lavoro. Insomma, dal 1950 ad oggi il lavoro è l’argomento preferito della classe dirigente italiana e meridionale.

Uno strumento persuasivo per raccogliere consensi, che non ha mai tradito i politici in campo. Ogni volta il lavoro cattura l’interesse dei cittadini affamati di dignità. Loro lo sanno, e forse anche per questo il lavoro al sud non deve mai esserci, perché per i politici è un argomento che li mette al riparo dal nulla.

Una macchina perfetta per macinare consensi lì dove c’è fame di lavoro. I cittadini affamati alla fine cadono nelle lusinghe elettorali e continuano a dare credito sempre alle stesse persone, con la speranza che le tante promesse si traducono in fatti. Fatti che, purtroppo, non sono mai arrivati, ed oggi, nel 2016, le cose sono peggiori di quelle del 1950. Perlomeno allora c’era la speranza che qualcosa cambiasse, oggi anche la speranza si è spenta.