Maggio 1962 . Milano . In una sala della casa discografica “RCA” si tengono le selezioni di cantanti per partecipare alla prima edizione del “Festival degli sconosciuti di Ariccia” .
A capo della commissione giudicante, seduta dietro un tavolo e, schierata a mo’ di plotone d’esecuzione, un attempato ed eccentrico direttore d’orchestra, sfiorandosi il naso con le dita , ripassa a mente una sinfonia di Beethoven , mentre i candidati attendono in fila , uno dietro l’altro , sulla soglia di un’imponente porta di legno verniciata di grigio .
Ai lati del severo musicista siedono : una cantante lirica in pensione e un maturo pianista /arrangiatore, che, controllate insieme le referenze dei provinandi, scartano quelli che ritengono non idonei ed esaminano i talenti reputati “interessanti” .
Il direttore d’orchestra, chiamato dai colleghi “il maestro” , d’un tratto, si alza per recarsi dalle future “celebrità della canzone italiana” e annunciare loro il verdetto.
Poi , gli artisti meritevoli si esibiscono a turno : dopo un giovanotto barbuto, tenore ” alla Caruso” , è il momento di una ragazza, tale “Pavone Rita” . Porta i capelli corti, “alla garcon” , ha il viso pieno di lentiggini e un corpo minuto . Presentatasi timidamente , nessuno dei giurati ha l’impressione di avere di fronte a sé un’immagine e una personalità vincenti , ma bastano poche note di “Diana” , successo internazionale del cantante canadese Paul Anka , perché i presenti si ricredano.
Sbalordito da tanta padronanza della scena , l’esperto musicista vuol saperne di più di quella ragazza dal viso acqua e sapone , vero e proprio concentrato di energia : “Signorina Pavone , può raccontarci qualcosa di lei ? … per esempio : quanti anni ha , da dove viene , che cosa fa nella vita , perché ha deciso di fare la cantante? ” .
La cantante ,intimorita , sussurra la risposta, tentennando : “Allora …. vengo da Torino e ….ho diciotto anni : lo so , sono minorenne , ma non giudicatemi male , perché mio padre mi ha accompagnato in treno fino a qui e ora è lì fuori che mi aspetta . Mio padre fa l’operaio alla Fiat di Torino; io ho provato a stare per un po’ in catena di montaggio , ma poi ho iniziato a cantare e a ballare …. Non so quanto vi importi , ma , in realtà , io ho già debuttato nel 1959, a quattordici anni , in un teatro della mia città, l’ “Alfieri” , recitando in uno spettacolo per bambini intitolato : “Telefoniade” , organizzato dalla “STIPEL ” , la società telefonica nazionale . In quella rivista, divisa in due atti , ricordo di aver interpretato il brano di Al Jolson ,”Swanee” e la canzone di Renato Rascel , “Arrivederci Roma”, vestita con abiti da turista in visita nella Città Eterna . Fra il 1959 e il 1961 , ho continuato a esibirmi nei locali torinesi : “La Serenella” , “La Perla” , “l’Hollywood dance “ e ,per i miei concittadini sono diventata “la Paul Anka in gonnella ” , perché , come avete constatato , nelle mie serate, prediligo il repertorio di questo strepitoso cantante” .
“D’accordo Signorina ” , la interrompe compiaciuto il direttore d’orchestra , ” A nome mio e dei miei collaboratori , le comunico che lei è ufficialmente ammessa alla gara canora per esordienti che si terrà quest’estate ad Ariccia !. E se ogni cosa andrà per il verso giusto, come credo, lei ne sarà la vincitrice!. A ogni modo , qualora non dovesse essere lei a primeggiare , le piacerebbe chiamarsi : “Rita , la ragazzina Yéyé” e diventare la rivale di Mina ? . Non mi dia una risposta ora , ci pensi su e mi faccia sapere fra qualche giorno . Ora , chiami suo padre ,perché dobbiamo parlargli , definire i dettagli del suo ingaggio e dirgli che : è nata una stella ! . Complimenti , Rita e a presto, in quel di Ariccia !… “.
Rita Pavone , classe 1945 , non solo prese parte al concorso di voci e volti nuovi bandito dalla “RCA “, ma , quella competizione, come previsto il giorno del provino da un giudice strabiliato ed entusiasta , la vinse pure . Patron della manifestazione era : Ferruccio Ricordi , in arte “Teddy Reno” , ultratrentenne di bell’aspetto , attore e cantante affermato , figlio dell’omonimo editore e produttore musicale, che , di quella ragazzina impacciata dall’accento piemontese, divenne il pigmalione e , sei anni dopo , qualcosa di più . Ma procediamo con ordine .
Nel 1963, esplose la bomba Rita Pavone , la deflagrazione in questione, fu causata dal susseguirsi di una serie di motivetti orecchiabili di successo : “La partita di pallone” , “Sul cucuzzolo“, (composti dal cantante-simbolo dell’estate anni Sessanta , Edoardo Vianello) , “Cuore”(cover di “I hear your beat “ , di Barry Mann e Cynthia Weil ) , “Alla mia età ” , “Come te non c’è nessuno” , “Il ballo del mattone” , “Che m’importa del mondo” e “Datemi un martello” (riadattamento italiano, firmato dall’autore Sergio Bardotti , del brano “If i had a hammer“) .
Così , per la ragazza di modeste origini, cresciuta a pane e olio dei motori , si spalancarono le porte della notorietà e della televisione : sì , proprio per lei e per la sua famiglia che , un televisore, non potevano neppure permetterselo .
Rita , “Pel di carota” , che faceva cantare gli Italiani da Nord a Sud dello Stivale , colonna sonora delle scampagnate in Vespa o delle ferie al mare in Cinquecento baciate dal sole e dalla fortuna del “miracolo economico” , nel 1964, rivelò doti d’attrice ,interpretando il ruolo del pestifero monello “Giannino/Giamburrasca” nello sceneggiato RAI : “Il giornalino di Giamburrasca”, tratto dal romanzo di Vamba , diretto dalla regista esordiente Lina Wertmuller e musicato dai compositori Nino Rota e Luis Enriquez Bacalov . Famosissima ne divenne la sigla : “Viva la pappa col pomodoro” , incisa per la “Cetra” di Anton Karas e fischiettata in ogni angolo del mondo , Giappone compreso .
Il Cinema si accorse del suo carisma “alla Julie Andrews ” e fu protagonista di film musicarelli dagli alti incassi come : “Rita , la figlia americana” (1965) , con il principe della risata Totò e la regia di Piero Vivarelli , “Rita la zanzara ” e “Non stuzzicate la zanzara “(1966) , entrambi a fianco dell’attore Terence Hill e diretti dalla regista Lina Wertmuller e “Little Rita nel West ” (1967) , con la regia di Ferdinando Baldi .
Nel 1965, tornata appieno alla musica , vinse il “Cantagiro”, kermesse canora dell’estate , con la canzone: “Lui” . Divenuta un fenomeno mediatico , attirò su di sé l’attenzione di intellettuali rinomati come Umberto Eco che della sua ascesa dirompente scrisse nel suo saggio : “Apocalittici e Integrati”.
Intanto, il programma televisivo “Stasera Rita” , con la regia di Antonello Falqui , spopolò e la Pavone, che ebbe a disposizione addirittura un intero corpo di ballo : “I Collettoni”, nelle cui file militavano i cantanti , future icone pop , Loredana Bertè e Renato Zero , fu costretta a replicare l’esperienza catodica , conducendo cinque puntate della fortunata trasmissione “Studio Uno” , all’interno della quale lanciò i brani da hit parade “Fortissimo” e “Questo nostro amore” ( con quest’ultimo , scritto da Lina Wertmuller e ,musicato da Luis Enriquez Bacalov , nel 1967, si aggiudicò la vittoria al “Cantagiro” ) .
Mentre negli Stati Uniti, i presentatori televisivi si contendevano una sua ospitata ( partecipò a cinque puntate dell ‘ “Ed Sullivan show”) e , in Gran Bretagna , la BBC realizzava uno speciale interamente dedicato al suo personaggio ( “Segni personali : lentiggini”) , la ventenne cantante torinese , convolava , in terra elvetica , a nozze con il produttore Teddy Reno ,quarantenne e divorziato ( ma non per la legge italiana) , scandalizzando il Belpaese e suo padre che, in preda all’ira , malmenò quest’ultimo dinanzi agli obiettivi indiscreti dei paparazzi.
Nel 1969 , dato alla luce il primogenito Alessandro , dopo una breve pausa, tornò a incidere canzoni per un ‘etichetta indipendente da lei fondata: ” la Ritaland “, ma la scelta si rivelò poco felice e ,se la pubblicazione di canzoni per bambini ebbe un successo marginale, il brano “Pippo non lo sa” , del compositore di commedie musicali Gorni Kramer, raccolse consensi soltanto in Sud America .
Quindi, classificatasi al tredicesimo posto al “Festival di Sanremo” del 1970 con la canzone “Zucchero”, riapprodò all’ “RCA”, casa discografica che negli anni precedenti le aveva dato visibilità e consensi ; ma ahimè! ,le cose non andarono come la Pavone aveva sperato : la sua ascesa si interruppe bruscamente , poiché sulla sua figura d’artista eclettica prese il sopravvento il ruolo di cantante e moglie. Divenuta per questo oggetto di parodie ( si vedano le imitazioni del trasformista Alighiero Noschese nella trasmissione “Doppia coppia”), decise di riappropiarsi della propria autonomia e identità musicale, concorrendo alla gara televisiva di “Canzonissima” , con la cover italiana di “Free again”, attinta dal repertorio dell’ “ugola d’oro” Barbra Streisand.
Nel 1971, inoltre , “La suggestione” , brano scritto apposta per lei dallo sconosciuto cantautore romano Claudio Baglioni e presentato al “Disco per l’estate“, si affermò come successo internazionale al punto che , “Petit Rita” , come la chiamavano in Francia , fu ingaggiata da Bruno Coquatrix , direttore artistico del parigino Teatro “Olympia”, per una serie di concerti.
A seguito dell’ infelice esclusione dal “Festival di Sanremo” del 1972 , dove presentò la raffinata canzone: “Amici mai” e della nascita ,nel 1974, del secondogenito Giorgio , pubblicò l’album “Rita per tutti”, riedizione dei vecchi cavalli di battaglia dell’ “epoca Yéyé “, riarrangiati con ritmiche diverse dalle originali .
Soltanto nel 1977 , tornò in vetta alle classifiche con il singolo : “My name is Potato”, sigla dello show televisivo “Rita ed io ” , condotto in coppia con l’ “attore gentleman” Carlo Dapporto. Proprio negli anni Settanta, il teatro la scoprì attrice “brillante” nelle commedie : “Due sul pianerottolo” ( 1975) , a fianco del “re dell’avanspettacolo” Erminio Macario e “Risate in salotto” (1976) , con l’umorista Carlo Dapporto .
Ambiziosi ,poi, i progetti degli anni Ottanta : dalla realizzazione di una compagnia di cantanti e ballerini denominata “Rita e l’Anonima ragazzi” , con la quale cantò e ballò brani suoi e di altri interpreti ,all’ intensificazione della sua attività di autrice . Infatti , compose da sé le canzoni degli album : “Dimensione donna” (1988) e “Gemma e le altre”(1989) , entrambi centrati sull’universo femminile.
Negli anni Novanta e ancora nel Duemila , senza smettere i panni di cantante , si cimentò nella recitazione e in ruoli da consumata attrice drammatica : nel 1995 , fu “Maria” , nella “Dodicesima notte” di William Shakespeare e ,nel 1999 , “Gelsomina” , nel rifacimento teatrale dell’omonima pellicola di Federico Fellini .
Raccontata la sua vita nelle pagine di un ‘intensa autobiografia , vincitrice del “Premio Tuscania Opera Prima”, Rita Pavone , il 1 gennaio del 2006 , alle ore 1: 10 , giunta al traguardo dei cinquant’anni di carriera , diede l’addio alle scene , salutando il pubblico nel corso di una trasmissione televisiva di RAI Uno allestita per festeggiare in diretta con i telespettatori lo scoccare della mezzanotte e del nuovo anno .
Il 27 dicembre del 2011 , ritirò il “Premio Capri Legend Award” , assegnatole dalla giuria della sedicesima edizione del “Capri Hollywood Internatinal Film Festival “ , presieduta dalla regista Lina Wertmuller e dal cantante- produttore Tony Renis. Ma, dopo un periodo di lontananza dalle scene, nel 2020 , è tornata a calcare i palcoscenici con il tour “Rita is Back!”, per poi partecipare , a quarantotto anni di distanza, al “Festival di Sanremo” con il brano “Niente (Resilienza74)”, classificandosi al diciassettesimo posto.
Esibitasi di recente nel programma di Rai Uno, condotto da Amadeus, “Arena Suzuki ‘60, ‘70, ‘80…e ‘90”, ha dichiarato : ” Chi l’avrebbe detto che io , una ragazzina, non bella e sempre senza un soldo , partita da Torino , avrei conquistato il mondo?. Ho venduto oltre cinquanta milioni di dischi ; ho conosciuto i miei miti e gli idoli di una generazione : Elvis Presley , Brenda Lee , Ella Fitzgerald… . Il 20 marzo del 1965 , ho cantato alla “Carnegie Hall” di New York ; i “Pink Floyd” , leggendario gruppo rock del decennio Settanta , mi hanno citato in una loro canzone ( anche se qualcuno sostiene che io l’abbia inventato) ; ho sposato l’uomo più affascinante dello show business italiano e , malgrado ciò che allora sentenziassero gli altri, siamo ancora insieme dopo cinquant’anni ; ho vinto la morte ,quando , all’improvviso , il mio cuore s’è messo a fare i capricci…. , ma la soddisfazione , la gioia più grande , che ancora oggi, a pensarci , mi inorgoglisce è quella di aver comperato un televisore per i miei genitori, con i soldi guadagnati grazie al primo contratto discografico . La mia , non c’è che dire , è stata una vera favola frutto di sacrifici e di determinazione . Ciò che auguro ai giovani è di conservare intatta, sempre, la fede nei loro sogni , perché possono avverarsi e io , ne sono stata e ne sono la prova vivente… nel mio piccolo ! ” .