ROMA- sfatato un mito che voleva le amministrazioni locali le più tassaiole. Invece, nonostante i tributi locali sono aumentati negli ultimi anni del 48,4%, lo state resta il maggior detrattore delle risorse degli italiani. Le tasse nazionali sono tre volte superiori a quelle locali. Lo denuncia l’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Nel 2014, spiega lo studio, all’erario sono “confluiti” ben 379,7 miliardi, mentre nelle casse di governatori e sindaci, sono stati versati 106,1 miliardi di euro. Sul totale delle entrate tributarie incassate dalle amministrazioni centrali, il 60% circa è riconducibile a Irpef (161,4 mld), Iva (97,1 mld) e Ires (31 mld). A livello locale, invece, le imposte più “pesanti” sono l’Irap (30,4 miliardi di gettito), l’Imu/Tasi (21,1 miliardi), l’addizionale regionale Irpef (10,9 miliardi) e l’addizionale comunale Irpef (4,4 miliardi). Su un totale di 485,8 miliardi di entrate tributarie percepite l’anno scorso dal fisco, il 78% circa è finito nelle casse dello Stato centrale e solo il 22% circa agli enti locali. “In termini assoluti – dice Paolo Zabeo della Cgia – dalle Regioni e dagli enti locali abbiamo subito un aggravio fiscale di 34,6 miliardi di euro, mentre il peso del fisco nazionale è aumentato di ben 100,7 miliardi. Insomma, se dal 2000 le imposte locali hanno cominciato a correre, quelle erariali hanno registrato in valore assoluto un’espansione molto più vigorosa, con il risultato che le famiglie e le imprese, loro malgrado, sono state costrette a pagare sempre di più“.