Sono anni che diciamo che questa Europa non ci piace. L’Italia è una Repubblica Democratica con la sua costituzione. Inoltre è un paese sovrano e la sovranità appartiene al popolo. Quindi che significa questa Europa? Nessuno l’ha mai capito, sappiamo solo che da quando è arrivato l’euro, per l’Italia è iniziato il periodo più buio dopo la fine della seconda guerra mondiale.
La direttiva comunitaria sulle prestazioni energetiche degli edifici è già stata approvata ieri, in seduta plenaria e in prima lettura, dal Parlamento europeo (Pd, M5S e Verdi a favore, le delegazioni del centrodestra contrarie) e ora si avvierà il negoziato con il Consiglio europeo. Tale direttiva ha il fine di rendere, entro il 2050, tute le abitazioni europee a emissioni zero. 2,15 milioni di immobili presenti nel nostro Paese sono anteriori al 1918. Anche il report della Banca d’Italia sulla ricchezza delle famiglie italiane dimostra come gli immobili rappresentino quasi la metà della ricchezza lorda delle famiglie italiane. Quello che impensierisce maggiormente sono i costi di questa operazione per l’adeguamento delle case alla direttiva europea. La direttiva stabilisce che, a partire dal 2027, gli Stati vietino la vendita e l’affitto degli immobili di classe energetica inferiore a E; dal 2030 il limite interesserà la classe energetica D, sino a escludere, dal 2033, gli immobili delle classi inferiori alla C. Occorre momentaneamente fermarsi su questi punti, assai controversi: all’incirca l’87% degli immobili italiani è di Classe energetica D, dunque il rischio che il valore di ogni casa precipiti nel nulla. Quattro sono i principali interventi: un nuovo cappotto termico che incapsuli e isoli termicamente l’edificio; una nuova e più efficiente caldaia; la sostituzione degli infissi; l’installazione dell’impianto fotovoltaico. Ciò si traduce in spese ingenti, difficilmente sostenibili per privati e imprese.
Secondo le stime del Corriere della sera, parametrate sui costi relativi al Superbonus forniti dall’ Enea, la spesa teorica sarebbe di 105mila euro per ogni abitazione, ovvero 409,5 miliardi di euro complessivi. Per i condomini la spesa si aggirerebbe, invece, attorno ai 600mila euro per ogni edificio. Anche per i costi dei singoli interventi parliamo di cifre cospicue: per isolare con una copertura orizzontale, (il “cappotto termico”) la spesa media può arrivare a 300 euro al metro quadrato; si va, poi, da 15 mila a 30 mila euro per le caldaie, mentre serramenti e infissi comportano una spesa di 780 euro a metro quadrato nelle aree climatiche più calde; in quelle con le temperature più rigide si arriva anche a 900 euro al metro quadrato. Assai più dispendioso dotarsi di un impianto fotovoltaico: il costo medio è di 2.400 euro per ogni kilowatt di potenza installata.
Questi numeri non consentono di aderire alle bizze di questa Europa. Sono costi che le famiglie italiane con case private o in condomini, non possono sostenere. Una follia ecologista che difficilmente si potrà sostenere in Italia. I soldi da spendere per accontentare l’Europa non ci sono, se ne facciano una ragione.