L’illusione sul lavoro: anche chi lavora un’ora a settimana è occupato

ROMA – L’Istat considera una persona «occupata», cioè con un lavoro, quando quella persona ha lavorato, nella settimana precedente, almeno 1 ora in modo regolare, cioè retribuita.

L’illusione sul lavoro: anche chi lavora un’ora a settimana è occupato

ROMA – L’Istat considera una persona «occupata», cioè con un lavoro, quando quella persona ha lavorato, nella settimana precedente, almeno 1 ora in modo regolare, cioè retribuita. E sì, è da parecchio che vado dicendo che l’occupazione e i numeri sull’occupazione diffusi con grande ottimismo, sono alquanto farlocchi. Ma non solo i numeri, è proprio la realtà a spiegare con chiarezza che l’occupazione che si è andata producendo è senza speranza. Ci da dire che poi le grandi aziende e le tante medie aziende continuano a chiudere a cascata, quindi chi può produrre lavoro?
La bufala sui numeri dell’occupazione c’è tutta: un ragazzo che impiega un’ora per consegnare due pizze una sera a settimana conta come un iper-garantito impiegato a tempo pieno in un ufficio statale. Nella realtà la differenza è abissale: il ragazzo non ha un lavoro mentre l’impiegato sì. Ma questo, appunto, alla statistica non interessa. Per la statistica il tasso di disoccupazione a gennaio 2017 era dell’11,9%, stabile rispetto al mese precedente. Punto e basta. Una bufala.
L’Istat ogni anno rilascia questi dati indicando quante sono le persone che, in media, lavorano tra 1 e 10 ore la settimana. Il totale delle persone che mediamente nel 2016 hanno lavorato tra 1 e 10 ore sono 606.764. Un popolo, una moltitudine, molti di più di quelli del 2011 quando erano «solo» 455.861 e un po’ meno rispetto ai 615.148 del 2015. Il totale delle persone che hanno lavorato mediamente pochissime ore la settimana sono, quindi, il 2,6% di tutte le persone con un’occupazione a fine 2016. Questo significa che se si tolgono tutti i lavoratori che nel 2016 hanno lavorato per, al massimo, 10 ore, dal computo totale degli occupati (dato che definirli «occupati» è una definizione burocratica che sfiora la beffa, peraltro accettata a livello internazionale) gli italiani con un’occupazione «vera» scenderebbero a 22.287.236 dai 22.894.000 ufficiali. Insomma: bisognerebbe rivedere, e di molto, la percezione sull’andamento dell’occupazione.
Il problema che il tanto decantato lavoro non è altro che un lavoro precario al cento per cento, che dà come occupazione anche poche ore di lavoro a settimana tanto per far gioire chi governa, illudere i cittadini onesti di questo paese, e diventare quella forza propagandistica che nella realtà si traduce in disperazione. La realtà invece è che in Italia il lavoro vero, quello che garantisce la possibilità di costruirsi un futuro, non esiste più.