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L’Italia che si uccide per motivi economici, 988 suicidi in Italia

In Italia è in corso un dramma silenzioso. Lo possiamo chiamare il virus del lavoro. Il lavoro è diventato la macchia che sta distruggendo una buona parte di italiani. Chiudono o delocalizzano le grandi aziende, chiudono le piccole imprese, chiude il commercio, chiude l’artigianato, l’Italia chiude sotto gli occhi di tutti e le istituzioni continuano ad osservare senza intervenire. Altro neo è quello delle retribuzioni, che ormai portano le persone a lavorare più ore e ricevere in cambio retribuzioni non adeguate al regime di vita attuale. Purtroppo il nostro paese continua a fare debiti per mantenersi, ma non crea le condizioni di sviluppo necessarie per portare il Pil oltre il 5%. Situazione paradossale che non può continuare. L’effetto di questa tragedia si ripercuote sui cittadini, che esasperati, si tolgono la vita.
I dati forniti dall’Osservatorio “Suicidi per motivazioni economiche” della Link Campus University raccontano quasi mille casi dal 2012 ad oggi di suicidi, per la precisione 988. Mentre sono 717 i casi di tentato suicidio negli ultimi sette anni.
Le regioni più interessate sono il Veneto e la Campania, rispettivamente il 15,8% e il 13,5%. Proprio la Campania fa registrare la percentuale più elevata in crescita con il dramma occupazionale del Sud. Secondo l’analisi la fascia d’età più colpita è quella tra 45 e i 54 anni la cui incidenza si attesta sul 34,1%. Cresce anche la preoccupazione per l’alto tasso di suicidi tra i più giovani. I dati, in aumento, rilevano il 20% del totale di suicidi compiuti tra i 35-44enni e il 10% circa quelli tra gli under 34 (di questi il 7,6% tra i 25-34enni e l’1,9% tra i minori di 25 anni).
Proprio il sud paga il prezzo più alto, perché il lavoro non è mai arrivato. Il meridioni è in piena esasperazione, poiché trovare un lavoro è diventata un’impresa ardua.
Dall’inizio del monitoraggio ad oggi i numeri sono indicativi dei tragici sviluppi della crisi economica. Se nel 2012 la categoria più colpita era quella degli imprenditori, oggi sale il tasso di suicidi tra i disoccupati. Nicola Ferrigni, direttore dell’Osservatorio, parla di un “problema occupazionale che rappresenta un’emergenza”. I suicidi tra i disoccupati, passati dal 31,5% del totale a i 40,1% odierni, sono da mettere in relazione con le difficoltà nel trovare lavoro. “Ben vengano dunque – continua Ferrigni – interventi legislativi come il reddito di cittadinanza che se da un lato si configura come una misura di sostegno al reddito, dall’altra si propone di rimettere in moto il mercato del lavoro anche attraverso una riforma strutturale e motivazionale dei centri per l’impiego.
La crescita, nell’ultimo anno, colpisce soprattutto le regioni meridionali. Al Sud passano dal 14,6% del 2012 al 31,8% del 2018.

Redazione

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