Sab. Giu 10th, 2023

L’Italia vive uno dei momenti più delicati da quando è nata la Repubblica. Dopo i tre anni di epidemia oggi il paese si trova a combattere contro il caro vita e il caro bollette che stanno mandando in tilt le famiglie. Il nodo dei mali principali del bel paese rimangono le tasse, le quali sono diventate un ascia sulla testa dei cittadini sempre pronta a colpire. Stato, regioni e comuni assorbono il 50% dei guadagni degli italiani. Infatti tra il 2005 e il 2022 la pressione fiscale in Italia è cresciuta fino a raggiungere il 43,5% lo scorso anno, registrando una lieve flessione solo tra il 2016 e il 2018 (42,1%). Tradotto, quasi metà del reddito se ne va in tasse. Se alle tasse aggiungiamo il caro prezzi, la botta per i cittadini è enorme.

Come sottolinea la Cna, la pressione fiscale nazionale non è rappresentativo del peso fiscale che grava sui redditi delle piccole imprese. Il report diffuso dagli artigiani evidenzia infatti che in Italia non esiste una pressione fiscale, ma tante pressioni fiscali a seconda della natura del soggetto che realizza il reddito (persona fisica, società di persone o di capitali), nonché della natura del reddito stesso (reddito di lavoro dipendente, reddito di lavoro autonomo o d’impresa). “A seguito della spinta verso un federalismo fiscale più marcato, avvenuta tra il 2009 e il 2014, la pressione fiscale risulta variare di molto anche sulla base della localizzazione dell’attività produttiva – spiega la Cna”.