Mar. Mar 28th, 2023

Autunno 1980. Bologna, Piazza Maggiore. In un ristorante accanto al Palazzo dei Banchi e al Portico omonimo,detto “Pavaglione” o “Padiglione”, il cantautore Lucio Dalla sta festeggiando con il suo gruppo di musicisti e con alcuni amici l’uscita dell’album “Dalla”. Seduto a capotavola, l’artista ordina un piatto di tagliatelle al sugo, quando il suo tastierista e pianista, Gaetano Curreri,gli  chiede di raccontare l’aneddoto sulla nascita di “Furtura”, una delle canzoni presenti nel disco. ” Lucio, perché non racconti al Mario la storia di “Futura”, che è un brano del disco che gli piace proprio tanto?…”, chiede Curreri a Dalla, che, sorridendo, acconsente con un cenno del capo. “Io vi racconto tutto…però, Gaetano mi deve spiegare perché fa sempre così…perché ogni volta che mangiamo insieme al ristorante e  mi trovo a tu per tu con le tagliatelle  interrompe il momento magico…che poi mi si freddano…Ah, ma tanto, sai cosa vi dico:  io le faccio riscaldare , che poi, diciamoci la verità, ripassate in padella, son ancora più buone!…Dunque, verso la fine della primavera, forse maggio o forse i primi di giugn, mi trovavo a Berlino per un concerto…e uno che si trova a Berlino  cosa fa ?, non va a vedere il muro?…allora prendo un taxi al volo  e mi faccio portare a Chakpoint Charlie, che è proprio il punto di passaggio tra Berlino Est e Berlino Ovest…Quindi, sceso dalla vettura, mi siedo su di una panchina lì vicino e mi accendo una sigaretta…Dopo qualche minuto, dalla strada in fondo vedo arrivare un altro taxi…oh, non indovinerete mai chi è sceso…lui: Phil Collins…che , dopo avermi lanciato uno sguardo di sfuggita, si siede su un’altra panchina e si accende  una sigaretta: sembravamo due gemelli, stessi movimenti!…io avrei voluto parlargli, fargli i complimenti per l’ultimo disco…poi, mi son detto: “Lucio, ma cosa vai da lui a fare?…ma ti pare che Collins è seduto tutto pensieroso su di una panchina, accanto al muro di Berlino, e ha voglia di mettersi a chiacchierare con te, un cantautore italiano?”…quindi, mi son messo l’anima in pace, ma il cervello, la mente ha incominciato a elaborare e zacccc!…è arrivata l’ispirazione, l’idea giusta…Allora, non avendo un’agenda con me, ma solo una penna, ho estratto dalla tasca della giacca un fazzoletto di carta e ho iniziato  a scivere lì su immaginando due innamorati che nella notte fantasticano di avere un figlio che , se femmina, chiameranno “Futura”…E sì perché quella canzone vuole essere un augurio al mondo, un auspicio, un messaggio di speranza, insomma!…”. Poi, terminta la cena, mentre i commensali si intrattengono a tavola a conversare, Dalla, senza che nessuno se ne accorga, esce dalla sala, fermato all’uscita del ristorante solo da un cameriere, che gli domanda: “Signor Dalla, ma cosa fa,  va già  via?…su resti un altro po’ con noi  e con i suoi amici!…”. “Ma no,mi creda!…è meglio andar via!…”, esclama il cantautore, chiosando: “Io son fatto così, sono un po’ anarchico, un po’ ribelle!…a una certa ora , bisogna proprio che vada!…”.

“Ah se sapessi come nascono le mie canzoni! E’ bello, ma quanto mi costa dover lavorare senza metodo. L’avvio è complesso: uno strano rapporto tra torero e toro. Guardo la canzone che non c’è, ne scrivo un pezzo al ristorante, poi la mollo, poi la riprendo, nasce una nuova idea e così via. Ma quando giunge il momento di concluderla, di lavorarci, magari di rifarla, divento una belva”. Così, il cantautore Lucio Dalla in un’intervista, rispondendo a una domanda su come nascessero le sue canzoni. Nato a Bologna il 4 marzo 1943 da Giuseppe, direttore di un club di tiro a volo  e da Jole Melotti, modista e casalinga, nel 1950, dopo la scomparsa del padre, si trasferisce con la madre  a Treviso, dove frequenta le scuole Elementari presso il Collegio Vescovile Pio X. Mostrata una predisposizione  per lo spettacolo durante le recite scolastiche, attratto dalle doti canore e musicali dello zio Ariodante, impara a suonare la fisarmonica. Poi, tornato a Bologna, divenuto adolescente, passa dall’istituto per ragionieri al liceo Classico e a liceo Linguistico, preferendo agli impegni scolastici la musica Jazz, tanto che da autodidatta impara a suonare il clarinetto regalatogli dall’amico di famiglia, Walter Fantauzzi, con cui si esibisce in gruppi amatoriali bolognesi. Entrato nel gruppo Rheno Dixieland Band, di cui fa parte anche il futuro regista Pupi Avati, incontra il trombettista americano Chet Baker con il quale realizza alcune jam session e partecipa al  Festival Europeo del Jazz, classificandosi al primo posto. Iniziato a comporre  delle canzoni, viene notato dai musicisti della Second Roman New Orleans Jazz Band con cui nel 1961 suona al clarinetto il brano strumentale Telstar, cover di un successo internazionale, pubblicato dalla RCA  su 45 giri . Nel 1962, ingaggiato come voce solista, clarinetto e sax dai Flippers, gruppo composto da Franco Bracardi al piano, Massimo Catalano alla tromba, Romolo Forlai al vibrafono e alle percussioni e Fabio Zampa  alla batteria, partecipa a diverse incisioni di Edoardo Vianello, accompagnandolo in numerose manifestazioni canore. Rivelatosi particolarmente abile nell’eseguire gorgheggi “scat”, divenuti sua caratteristica vocale, viene notato nel corso di un’esibizione dal cantautore Gino Paoli, che nel 1963, durante la manifestazione de Il Cantagiro lo persuade a intraprendere  la carriera da solista. Così, nel 1964, a ventuno anni, incide il suo primo 45 giri contenente i brani cover “Lei (non è per me)” e “Ma questa sera“, distribuito dalla ARC, casa discografica collaterale alla RCA Italiana, rivelatosi però un insuccesso. Quindi, nel 1966 fonda un proprio gruppo con i musicisti bolognesi “Gli idoli”, con cui indice il primo album “1999”, contenente le canzoni “Quand’ero soldato“, vincitrice del Premio della Critica al Festival delle Rose e “Paff…bum!”,presentata al Festival di Sanremo in abbinamento con gli Yardbirds di Jeff Beck, manifestazione cui partecipa anche l’anno seguente, nell’edizione segnata dal misterioso suicidio di Luigi Tenco,  con il brano “Bisogna saper perdere“, cantato in abbinato con i Rokes di Shel Shapiro. Attraversata la stagione “beat”, pubblicando brani quali: “Lucio dove vai” e “Il cielo”, con cui gareggia nuovamente al Festival delle Rose e vince il premio della critica, si cimenta anche nel Cinema con un’apparizione in veste di  “narratore” e cantante al film “Franco,Ciccio e le vedove allegre”,una breve parentesi, terminata la quale torna subito alla canzone con la registrazione nel 1969 della canzone “Fumetto“, scelta dalla Rai come sigla del programma per bambini “Gli eroi di cartone“. Nel 1971, ammesso di nuovo alla gara canora del “Festival dei Fiori”, presenta il brano “4/3/1943, scritto dalla storica dell’Arte  Paola Pallottino,che si aggiudica il terzo posto, non senza aver subito degli interventi di censura sia nel titolo (inizialemente si intitolava “Gesù bambino”) che nel testo, modificato in alcune sue parti. Nel 1973, reduce dalla registrazione del  disco “Storie di casa mia” , con cui raccoglie per la prima volta largo consenso grazie ai brani scritti da Pallottino, Baldazzi e Bardotti, quali: “Un uomo come me “, “La casa in riva al mare“, “Il gigante e la bambina”, Per due innamorati” e “Itaca”, gareggia nuovamente al Festival di Sanremo con la canzone “Piazza Grande“, con testo di Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti e la musica di Ron. Poi, l’incontro in una libreria bolognese con il poeta Roberto Roversi, insieme con cui scrive gli album: “Il giorno aveva cinque teste“(1973), “Anidride solforosa“(1975), “Automobili” (1976, dedicato alle imprese del pilota di automobili Tazio Nuvolari), collaborazione interrotta nel 1977 a causa di divergenze artistiche. Quindi, iniziato a comporre da solo i testi delle canzoni, fra il 1979 e il 1980 incide i dischi “Lucio Dalla”e “Dalla”, contenenti i brani: “Com’è profondo il mare“, in cui denuncia, attraverso metafore concettose , il potere e il suo losco proposito di imbrigliare il pensiero, “Anna e Marco”, tenerastoria di due innamorati di periferia, “Ultima luna“,visione apocalittica, “Mari Luis” dal ritmo trascinante, “Stella di mare“dalle atmosfere softr-rock,  “L’anno che verrà“, auspici per la fine di un decennio segnato dal terrorismo, “Futura“, storia di una coppia di amanti, uno di Berlino Est , e l’altro di Berlino Ovest che fantasticano di concepire una figlia che chiameranno “Futura”, “Cara”, racconto di un innamoramento in età matura per una giovane donna, “Balla balla ballerino”, racconto in musica dell’ attentato terroristico della stazione di Bologna dell’agosto 1980 e “La sera dei miracoli“, affresco di un notturno romano. Nello stesso periodo, partito per una  tournée intitolata “Banana Republic” con il cantautore e amico Francesco De Gregori, diviene la colonna sonora del film diretto e interpretato da Carlo Verdone ,”Borotalco“, con i suoi brani composti insieme con Gaetano Curreri e il gruppo de Gli Stadio, premiati con un David di Donatello e un Nastro d’Argento. Nel 1985, poi, il ritorno in sala di registrazione per incidere nuovi brani, quali: “Se io fossi un angelo” e “Caruso”, successo internazionale, dedicato agli ultimi istanti di vita del tenore Enrico Caruso,seguiti dalla scrittura, insieme con Mario Lavezzi, del brano “Vita“per il ritorno alla canzone di Gianni Morandi, con cui parte per un tour. Negli anni Novanta, la pubblicazione del brano”Attenti al lupo“, composto dall’amico Ron, prelude all’uscita del disco “Henna”,incentrato sulla ricerca poetica e arricchito dalle suggestioni dei versi della poetessa Alda Merini, mentre nel 1996, insieme con l’esordiente Samuele Bersani e con Ron incarica una “Canzone” di recarsi dall’amata per parlarle del suo amore e nel 1999, insignito delle lauree honoris causa in Discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo e in Comunicazione dalle Università Alma mater studiorum di Bologna e  dalla Iulm di Milano,  diverte il pubblico con il ritmo ipnotico di “Ciao” e saluta una “Luna matana“, presaga di sventure. Nel settembre 2001, turbato dall’attentato  e dal crollo delle Torri Gemelle, pubblica il brano “Kamikaze”, alternando agli impegni da cantautore quelli di compositore dell’opera popolare “Tosca-Amore disperato”, riscrittura dell’omonimo melodramma di Giacomo Puccini. Reduce da una nuova tournée con Francesco De Gregori, celebrativa del tour  trentennale di“Banana Republic”, apparso per l’ultima volta sul palco del Festival di Sanremo in qualità di direttore d’orchestra per accompagnare il cantautore Pier Davide Carone nell’esecuzione del canzone, scritta a quattro mani “Nanì”,  il 1 marzo 2012 scompare prematuramente, a una settimana dalla partecipazione all’evento sanremese, e all’indomani di un concerto tenuto a Montreaux in Svizzera. Di lui, a dieci anni dalla morte, un crtico musicale ha scritto: “Il suon intento era quello di arrivare a più persone possibili. Aveva una sorta di ossessione per il pubblico . Si preoccupava di dire cose anche contro il gusto della critica. Voleva davvero arrivare a tutti, dall’intellettuale all’uomo della strada. Ma non come trasformista: come intrattenitore e performer. E in questo resta una delle più grandi icone popo italiane, nonché una delle più sincere e coerenti. Cosa lascia Dalla alla cultura italiana? l’immagine di che cosa deve essere la vera musica pop, ovvero: tantissime cose unite e distinte ; leggero e serio, impegnato e disimpegnato, divertente ma stimolando sentimenti. Anche per questo, Dalla è l’icona pop che ricordiamo ancora oggi”.