Estate 1999. Roma, quartiere Italia. Nel foyeur del Teatro delle Muse, edificio anni Trenta , a pochi passi da Villa Torlonia, l’attore e Direttore artisico, Luigi De Filippo, figlio di Peppino e nipote di Eduardo e di Titina, celebri esponenti della commedia partenopea, annuncia, alla presenza di aluni critici, la fondazione di una nuova compagnia. “Intanto, vi ringrazio per essere intervenuti così numerosi…” , esordisce l’attore-commediografo, continuando : “Oggi, per il Teatro, è un giorno molto importante!…Il giorno in cui , io e la mia collega, nonché consorte , Laura Tibaldi, di comune accordo e con il medesimo intento, diamo vita alla compagnia : “I due della città del sole”…In questo momento, lo so, vi starete chiedendo che senso abbia fondare una nuova compagnia…Be’ , il senso è nello scopo che ci siamo prefissi , ovvero : contribuire alla formazione dei giovani, mediante l’Arte e la Cultura, elementi imprescindibili per costruire una realtà teatrale rinnovata…Infatti, come avrete modo di constatare nel corso della prossima stagione teatrale, la gran parte dei testi che porteremo in scena saranno firmati e interpretati da autori e attori alla loro prima esperienza…Mi sembrava, ci sembrava, doveroso dare a dei ragazzi talentuosi l’opportunità di una vetrina così importante…Del resto, noi De Filippo abbiamo sempre creduto e, continuiamo a credere, che recitare e scrivere non siano soltanto manifestazioni artistiche, ma veri e propri esercizi di riflessione sulla vita, sulla società e sull’umanità, le cui storie , a volte tragiche , a volte tragi-comiche, devono essere raccontate con ironia e umorismo…Certo , questa iniziativa ha anche a che vedere con il campanilismo, non possiamo negarlo … Ci piacerebbe , infatti, riuscire a mantenere viva l’attenzione sulla tradizione del Teatro in lingua napoletana…insomma, saremmo fieri di dare il nostro piccolo apporto, affinché non vada persa, dimenticata , una tradizione secolare!…Dunque, signori, nel congedarmi, spero possa ricevere da voi il riconoscimento più ambito cui un “uomo di scena” possa aspirare : il vostro applauso , sinonimo di consenso…” .
“I giovani devono imparare ad amare il teatro come luogo di aggregazione , di confronto e di idee. Ecco perché, noi De Filippo, facciamo teatro : per combattere l’ignoranza e recuperare i sentimenti”. Con queste parole , Luigi De Filippo, ultimo erede ,dopo la scomparsa di Luca, figlio di Eduardo, dell’omonima famiglia teatrale partenopea , esprimeva nel corso di un dibattito pubblico, il suo parere su quale dovesse essere la giusta funzione da attribuire all’arte teatrale. Nato a Napoli, il 10 agosto del 1930 dall’ attore e drammaturgo Peppino De Filippo e da Adele Carloni, cresciuto tra il capoluogo partenopeo e la Capitale, è avviato dal padre al palcoscenico sin dalla tenerissima età . Quindi, debuttato nel 1951, appena ventunenne, nella compagnia paterna, raccoglie un largo consenso personale al termine di una serie di tournèe in Italia e all’estero. Affiancato il padre dal 1959 al 1969 nella direzione artistica del Teatro Delle Arti di Roma, esperienza grazie alla quale raggiunge la piena maturità artistica, nel 1978 decide di affrancarsi dalla guida paterna, fondando una sua compagnia. Quindi, apprezzato dal pubblico e dai critici per il talento , la sincerità e la professionalità , viene riconosciuto a tutti gli effetti come “principale rappresentante contemporaneo e depositario della tradizione del Teatro napoletano”. Autore di riusciti adattamenti delle pù celebri “commedie di famiglia” ( “La fortuna con l’effe maiuscola”e “Miseria e nobiltà”) e di commedie inedite (“La commedia del Re buffone e del buffone Re”, “Storia strana su di una terrazza napoletana”, “Buffo napoletano”, “Come e perrché crollò il Colosseo” e “La fortuna di nascere a Napoli”), non si sottrae , però, alla rappresentazione , seppur riletta in chiave originale, di classici appartenenti al repertorio di Molière, Pirandello e Gogol’. Proprio nel 1989, infatti, porta in scena al Festival delle Ville Vesuviane , la sua versione in lingua napoletana del “Malato immaginario” di Molière, aggiudicandosi, visto il successo registrato ai botteghini, il premio Biglietto d’oro AGIS ( Associazione Generale Italiana dello Spettacolo). Reduce da due matrimoni ( il primo contratto nel 1960 con l’attrice inglese Ann Patricia Fairhurst e il secondo nel 1970, con la collega francese Nicole Tessier , da cui nel 1972 ha la figlia, Carolina) , nel 1997 , rimasto vedovo, sposa Laura Tibaldi, avvalendosi della sua collaborazione per dar vita alla produzione teatrale : “I due della città del sole”, volta a patrocinare giovani attori e autori partenopei. Cimentatosi anche in ambiti diversi da quello del teatro, nel corso della sua lunga carriera è interprete di una cinquantina di pellicole (tra cui : “Filumena Marturano”di Eduardo De Filippo, “Non è vero…ma ci credo” di Sergio Grieco, “Lazzarella” di Carlo Ludovico Bragaglia, “Arrangiatevi!” di Mauro Bolognini, “Cerasella” di Raffaello Matarazzo, “Chi si ferma è perduto” di Sergio Corbucci, “Le quattro giornate di Napoli”di Nanni Loy , “Amore all’italiana” di Steno e “In nome del popolo sovrano” di Luigi Magni) e di sceneggiati televisivi Rai ( “Storie di camorra” di Paolo Gazzara e “La piovra 3” di Luigi Perelli). Scrittore di libri (“Il suicida”, “Lo sgarro”, “Pulcinella amore mio!”, “Il segreto di Pulcinella”, “Buffo napoletano”, “De Filippo e De Filippo”, “Oje vita, Oje vita mia!” , “La fortuna di nascere a Napoli” e l’autobiografia “Un cuore in palcoscenico”, edita da Mursia) e di testi per la televisione (“Peppino al balcone”, “P come Peppino”, “L’applauso di questo rispettabile pubblico” , “Buona sera, con Peppino De Filippo”) , nel 2001 , in occasione dei cinquant’anni di attività teatrale , riceve in Campido il prestigioso riconoscimento : Premio Personalità Europea. Insignito delle onorificenze di Commendatore, Grande ufficiale e Cavaliere della Repubblica per meriti artistici, su iniziativa dei presidenti Oscar Luigi Scalfaro, Carlo Azeglio Ciampi e Giorgio Napolitano, nel 2011 subentra al giornalista e autore Maurizio Costanzo nella direzione artistica del Teatro Parioli , denominato perciò : “Teatro Parioli-Peppino De Filippo”. Ammalato da alcuni anni , in scena fino a metà gennaio del 2018 con la commedia di Eduardo “Natale in casa Cupiello”, sebbene provato e su una sedia a rotelle, si è spento improvvisamente la mattina del 31 marzo scorso, all’età di ottantasette anni. Celebrato dai familiari, dai colleghi e dagli amici durante le solenni esequie , svoltesi presso la Chiesa degli Artisti, in piazza del Popolo, così aveva detto a proposito del Teatro dei De Filippo: “Teatro” , per noi De Filippo, vuol dire “raccontare”, con ironia e umorismo , la commedia umana, la lotta quotidiana che fa l’uomo per dare un senso alla propria esistenza.Vuol dire , inoltre, rappresentare una Napoli dignitosa,che non chiede Pietà ,ma Giustizia. Una Napoli che non smette di sperare in un domani migliore ; una Napoli mai rassegnata, che combatte per affermare il proprio decoro” .
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