Categories: Cronaca

Di Maio conti fino a 90 prima di dire che lui è il premier

ROMA- Alle diciotto sale al Quirinale la delegazione di Fratelli D’Italia guidati da Giorgia Meloni. È la prima forza politica che fa parte di una coalizione, quella vincente, che sale da sola al colle. Stranezza della politica, ma ci può stare. Le consultazioni non sono certamente una passeggiata per il capo dello stato. I numeri non ci sono per nessuno, e nessuno vuole cedere il passo all’altro. È veramente una situazione difficilissima. Se fossi nel capo dello stato minaccerei immediatamente di sciogliere le camere e andare al voto fra quaranta giorni. Tutti ritornerebbero in riga.
Ma quello che stupisce più di tutti è Di Maio, che da capo politico del movimento continua a dire che è lui il premier. Abbiamo capito, caro Di Maio, ma tu non sei vincente, non hai i numeri per governare, ti servono novanta parlamentari, dove li prendi?
Sono giorno ormai che va dicendo che lui è il premier. Ma agli altri attori in campo non interessa, poiché per diventare premier occorre una maggioranza, quella che Di Maio non ha. Un po’ di ragionevolezza non guasterebbe.
La situazione non da certamente una linea guida al capo dello stato da dove poter attingere una soluzione per gli italiani. Il punto cruciale di queste consultazioni si avrà domani, ma già si parla di una pausa di riflessione e potrebbero riprendere martedì per un nuovo giro, dove, forse, il capo dello stato affiderebbe l’incarico per formare il governo.
Qualora non ci fossero le condizioni, il capo dello stato può decidere per un governo di transizione per approvare una nuova legge elettorale e poi tornare alle urne a ottobre. L’ipotesi, però, spaventa gli eletti, che in meno di sei mesi dovrebbero lasciare il palazzo e perdere un bel pò di soldoni.

Redazione

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