TARANTO- Dopo anni di incertezze, proteste, promesse mancate dei governi, l’Ilva si avvia ad avere un periodo d’incertezza, e a farne le spese sono i dipendenti, come sempre. Ora avanza lo spettro della fine di tutto o parzialmente. La notizia è stata ufficializzata ai sindacati di Fim, Fiom, Uilm e Usb dal gruppo siderurgico, guidato ancora dai commissari straordinari, hanno fatto sapere che da marzo scatterà la cassa integrazione per 5 mila dipendenti dello stabilimento di Taranto. Sarebbe una mazzata non indifferente per tutti quei lavoratori che vivono con l’Ilva. I sindacati chiedono che il tavolo di discussione sia trasferito al ministero competente per trovare una soluzione che tuteli l’occupazione e il reddito dei dipendenti che perdono, in media, dai 130 ai 150 euro al mese. Nel documento consegnato alle organizzazioni sindacali, l’Ilva ha fatto presente che è necessario fermare tutti gli impianti con inevitabile riduzione del fabbisogno di risorse umane. Questa eventualità potrebbe anche essere il modo per avere carta bianca da parte della nuova proprietà per una eventuale richiesta di esubero al momento dell’acquisto definitivo.
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