2.500 tonnellate di mascherine erano state trasferite per essere custodite in diversi depositi tra il Nord e il Centro, al costo di 313mila euro al mese. Infine due diverse indagini di mercato, andate deserte, ne hanno di fatto sentenziato la distruzione. Lo Stato quindi pagherà per distruggere quello che ormai non rappresenta altro che un accumulo di carta e materiale plastico.
Sono migliaia di tonnellate le mascherine prive di certificazioni o con materiali scaduti o inutilizzabili che si trovano nei magazzini dal 2020. Sul loro stoccaggio la Struttura commissariale di Francesco Figliuolo paga ancora oltre un milione di euro al mese. Alcune di esse, le cosiddette “mascherine di comunità”, saranno distrutte – probabilmente saranno bruciate – mentre per altre si spera ancora possa esserci un compratore, magari intenzionato a riciclarne il materiale per altre destinazioni. A procedere allo smaltimento, lo stato dovrà spendere quasi 700mila euro alla società che ha vinto il bando per la loro distruzione.