Massimo Ranieri:”Canto perchè non so nuotare”

Estate 1964 . Napoli , Rione Pallonetto , zona popolare  dell’elegante quartiere di Chiaia . Mentre Via Toledo , il corso principale , la “Strada dei signo

Massimo Ranieri:”Canto perchè non so nuotare”

Estate 1964 . Napoli , Rione Pallonetto , zona popolare dell’elegante quartiere di Chiaia . Mentre Via Toledo , il corso principale , la “Strada dei signori “, come la chiamano da quelle parti , è tutta un pullulare di vetrine scintillanti che invitano ad acquistare monili , biancheria e abiti costosi e , un viavai di “cavalieri “, “commendatori” ,” dottori” , “marchesi “e “contesse” a passeggio fanno a gara per aggiudicarseli mostrando ,così , il loro “valore “, nei vicoli ,anneriti dalla miseria e soffocati dal caldo , si consuma il tragico rito quotidiano della sopravvivenza . Un gruppo di bambini , forse di cinque o sei anni , con i volti smagriti colorati delle tinte dell’ambra e vestiti di stracci , tirano calci a un pallone fatto di carta di giornali , perchè quello di cuoio : ” E’ carestuso ! ” ( costa troppo ) . Concitati , sudati corrono dietro a brandelli de “Il Mattino ” , come se inseguissero la speranza di un domani migliore , di una vita senza rinunce , stenti , privazioni , digiuni e preoccupazioni , feconda e copiosa soltanto di benessere. Qualche metro in là , fuori da un seminterrato , che il vernacolo partenopeo definisce : “basso ” , una donna sulla cinquantina, di un’opulenza vistosa e fiera , indiferrente agli sguardi , con i capelli raccolti in uno chignon scomposto , tenuto su con un filo di spago , è intenta a cuocere pannocchie in un pentolone di rame : le rivenderà al mercato , per racimolare qualche soldo . Intanto , al quinto piano di uno stabile antico , un’altra donna , cinta da un grembiule , si affaccia inquieta a un balcone e , guardando di sotto , chiama a gran voce : “Gianni ……, Giannetiè ! “. “Mammààà! “, le risponde dalla strada un ragazzino di quattordici anni , “Che vuoi ?”. “Gianni , a mamma, ti sei scordato ‘o farfallino ; ‘o ssaje ca ‘o padrone ce tene ! . Mò ti calo il panaro così lo prendi e te lo metti ! ” . Gianni , diminutivo di Giovanni , è il quinto di otto fratelli e ha dovuto abbandonare gli studi , perchè i genitori non potevano permettersi di sostenere le spese scolastiche per ciascuno dei loro figli . Perciò , si è messo a lavorare come garzone, fattorino e commesso . Ora , fa il barista e consegna a domicilio , ai commercianti della zona : caffè , cappuccini , cornetti e sfogliatelle fumanti . Stamane, come ogni mattina , per l’appunto , si sta recando presso il bar di Via Santa Lucia dov’è stato assunto ; ma ha dimenticato il papjon , accessorio indispensabile della sua divisa , perchè , come ha detto la madre : “Il principale ci tiene ! ” . Con il ciuffo impomatato , la giacca bianca , i pantaloni neri , le mani in tasca e un sorriso intraprendente , se ne va per una scalinata che conduce dritto dritto dal rione a Mergellina : è un vero piacere cominciare la giornata , affidando al mare e al Vesuvio il compito di sollevare l’ animo afflitto dalle pene di un’ esistenza sempre uguale e diversa da quella che si desidera . Gianni lo sa e oltre la sommità irragiungibile di quel “gigante di fuoco” e la sconfinatezza delle onde del Golfo , che svaniscono all’orrizzonte , immagina , con la fantasia , una realtà di riscatto e di buona sorte . Giunto all’ingresso del “Caffè Santa Lucia” , entra e , salutato il proprietario , riceve il suo primo incarico : ” Guaglionciè, porta queste due sfogliatelle al barbiere della Riviera e digli che saldasse il conto ,perchè ,altrimenti , qui , non gli facciamo più credito ! ” . Giovanni o Gianni ,come lo chiamano familiari e conoscenti , è un adolescente e , in quanto tale , avrebbe diritto alla spensieratezza , alla frivolezza di pensieri leggeri ; per questo , lungo la via che lo conduce alla meta della sua consegna , gli occhi s’attardano qua e là , su una Vespa 50 o su una camicia di seta , sfoggiate e ostentate da coetanei troppo fortunati anche solo per rendersene conto . Poi, finalmente , arriva a destinazione ; ad attenderlo sulla soglia del suo negozio, Don Peppino , il barbiere , detto : ” ‘O curt ” , a causa di una statura non molto elevata . “Ah , nennillo… e tu mò ti presenti ? ” , esclama il coiffeur in voga tra i rampolli dell’alta borghesia napoletana , ” Se t’aspettavo un altro po’ , ‘sti sfogliatelle diventavano pizze ca ‘a ricotta ! ” . ” Scusate , Don Peppì ! “, replica mortificato il giovanotto . “Eh , io lo so tu che vai facendo … . Fai il pappagallo appresso alle signorine di classe , ma quella là non è roba per te ; ti devi rassegnare ! “. D’un tratto , da una vecchia radio a transistor , vengono diffuse le note di “Volare “,una canzone di Domenico Modugno già nota da qualche anno . In quello stesso istante , lo sguardo di Gianni s’illumina di una luce carica di entusiasmo e, il barbiere , accortosi della sua reazione commenta spietato : ” Gianni , tu la devi finire di sognare da sveglio ! . Tu devi pensare a faticare e basta ! . Il cantante è un mestiere per ricchi , per chi tiene le tasche piene e il cervello vuoto di pensieri. Tu mi dirai e Modugno? : è un caso , uno su un milione . ‘O buò capiì ? . Senti …, il nipote di Ciccillo il salumiere mi ha detto che domenica siete andati sugli scogli di fronte a Castel dell’Ovo ….. ” . ” Don Peppì ” , l’interrompe Gianni ,arrossendo , “Vi hanno raccontato il fatto del tuffo , è vero ? . Eh …., io , per non buttarmi nell’acqua , mi sono messo a cantare ! ….. . Don Peppì , lo vedete che vi siete sbagliato : io canto non perchè sogno , ma perchè non so nuotare ! ” .
Giovanni Calone , nato a Napoli il 3 maggio del 1951, di certo , non se lo aspettava che di lì a poco meno di un mese sarebbe stato notato e scelto dall’ impesario Gianni Aterrano , direttore artistico della casa discografica “Zeus” , per una tournèe americana , come spalla del cantante napoletano Sergio Bruni . Proprio negli USA , quindi , ebbe inizio la carriera di “Gianni Rock”, invitato dal proprietario dell’ Academy di Brooklyn , famoso locale della città , a firmare un contratto quadriennale , rifiutato subito per via della minore età . Tornato in Italia ,incise alcuni quarantacinque giri : “Lassù qualcuno mi ama ” , ” Preghiera” , ” Se mi aspetti stasera ” , “Un ragazzo come me ” ,”Una bocca , due occhi e un nome” , ma la svolta arrivò soltanto nel 1966 , grazie al pianista Enrico Polito che , constatate le doti vocali del teeneger , gli pocurò un ingaggio presso la “CGD” . Così , “Gianni Rock ” lasciò il posto a “Massimo Ranieri ” ( cognome desunto dal pincipe monegasco , Ranieri III ) che , dal 1966 al 1969 , inanellò una serie di successi : “L’amore è una cosa meravigliosa ” ( brano d’esordio , eseguito nella trasmissione televisiva “Scala Reale” ) , “Pietà per chi ti ama ” ( canzone vincitrice del “Cantagiro ” , rassegna musicale estiva e itinerante ) , “Quando l’amore diventa poesia ” ( brano presentato in gara al “Festival di Sanremo ” e cantato in coppia con Orietta Berti ) , “Rose rosse” , “Se bruciasse la città” ( nel 1969, rispettivamente , canzone regina del “Cantagiro” e terzo posto nella competizione canora di “Canzonissima “ ) . Nel decennio Settanta , rivelando doti d’attore , gravitò nell’ambito cinematografico e teatrale . Per il cinema , girò le pellicole : “Incontro “ del regista Pietro Schivazappa , con le attrici Mariangela Melato e Florinda Bolkan , “Cerca di capirmi ” , con la regia di Mariano Laurenti , al fianco di Beba Loncar , “Il faro in capo al mondo “, diretto dal regista Kevin Billington , con le star hollywoodiane Kirk Douglas e Yul Brynner, ”Metello “, tratto dal romanzo di Vasco Pratolini , con la regia di Mauro Bolognini , accanto a Ottavia Piccolo e Lucia Bosè e , per la cui interpretazione ottenne numerosi riconoscimenti ( il premio “David di Donatello ” , il Premio Internazionale della critica , la “Maschera d’argento ” ) . Inoltre , fu giovane cooprotagonista della matura Anna Magnani ( struggente e intensa nell’ interpretazione del classico napoletano ” ‘ O surdato ‘nnammurato” ) nel film per la TV , “La sciantosa ” , diretto da Alfredo Giannetti . Per il teatro , nel 1974 , fu protagonista del recital : “Napulammore”, andato in scena al Teatro Valle di Roma con l’ accurata regia di Mauro Bolognini ; nel 1976 , della commedia “Napoli chi resta e chi parte”, del drammaturgo stabiese Raffaele Viviani , con la regia di Giuseppe Patroni Griffi , sodalizio , quello con Patroni Griffi , rinverdito dagli spettacoli “In memoria di una signora amica” e “Il valzer dei cani ” (quest’ultimo dell’autore L.N. Andreev) . Approdato alla “Compagnia dei giovani “, dell’attore Romolo Valli e del regista Giorgio De Lullo , recitò ne “La dodicesima notte ” di William Shakespeare e ne “Il malato immaginario “di Molière . In ambito musicale , vinse per ben due volte “Canzonissima” : nel 1970 , con il brano “Vent’anni “e , nel 1972 , con “Erba di casa mia” . E ancora, nella vita dello “scugnizzo del Pallonetto”, continuavano ad alternarsi esperienze artistiche di pregio ( dalla pellicola “Salvo D’Acquisto” del regista Romolo Guerrieri al recital poetico “Macchie ‘e culore “di Raffaele Viviani , diretto da Mauro Bolognini) , quando una spiacevole vicenda di paternità non riconosciuta riempì i rotocalchi , danneggiando la sua reputazione di “fidanzato d’Italia” . Poi , negli anni Ottanta , bastò l’incontro con i registi Giorgio Strehler e Maurizio Scaparro a riabilitarlo presso l’opinione comune e a determinarne la consacrazione come ” istrione ” eclettico e versatile . Infatti , numerosi furono gli spettacoli portati in giro per il mondo attraverso estenuanti tournèe : “L’anima buona di Sezuan” di Bertolt Brecht, “Pulcinella”del drammaturgo Manlio Santanelli , riadattamento del copione scritto dal regista Roberto Rossellini , “Varietà “, celebrazione dell’avanspettacolo e della rivista . Nel 1983 , per la commedia musicale “Barnum”, ideata da Mark Bramble e dai registi Buddy Schwab ed Ennio Coltorti, studiò addirittura da funambolo e recitò in bilico su di un filo . Meno spregiudicata ed esilarante , invece , ma altrettanto degna di plauso, fu , nel 1987 , la reinterpretazione della commedia musicale di Garinei e Giovannini , “Rinaldo in campo” , portata al successo , nella versione originale, da Domenico Modugno. Se , proprio nel 1987 , l’arte cinematografica lo mise nuovamente alla prova in “Lo scialo ” , film tratto dall’omonimo romanzo di Pratolini , con la regia di Franco Rossi , nel 1988 non riuscì a resistere al richiamo del palcoscenico sanremese sul quale ritornò , dopo diciannove anni , con la canzone: “Perdere l’amore” , proclamata vincitrice della manifestazione . Nel 1989 , divenuto persino conduttore televisivo (di “Fantastico”) , prestò il suo volto allo sceneggiato campione d’ascolti “Il ricatto” e , tra il 1992 e il 1997 , mettendosi reiteratamente in gioco , partecipò al “Festival di Sanremo” con le canzoni : “Ti penso” , “La vestaglia” , “Ti parlerò d’amore”. Nei primi dieci anni del nuovo millennio, nelle inedite vesti di regista , ha diretto commedie musicali ( “Hollywood . Ritratto di un divo” , intrigo d’amore con al centro la diva anni Trenta Greta Garbo) , “Poveri ma belli “, rifacimento teatrale della pellicola anni Cinquanta del regista Dino Risi e “Marcel Cerdan. Il grande campione”, tragica storia dell’amore tra il pugile e la cantante Edith Piaf ) e opere teatrali ( recentemente , tra il 2010 e il 2012 , ha curato per la rete Uno della RAI l’edizioni di “Filumena Marturano ” , “Napoli milionaria ” , “Questi fantasmi ” , ” Sabato , domenica e lunedì ” di Eduardo De Filippo) . Instancabile, ha cantanto i classici del repertorio napoletano negli album trilogia : “Oggi e dimane “(2001) , “Nun è acqua”(2003) , “Accussì grande ” (2005) e nel film musicale “Passione” di JohnTurturro (2010) . Dal 2006 , racconta frammenti della sua storia e di una carriera quarantennale irripetibile alle platee che, in massa , accorrono ad ascoltarlo e ammirarlo , nel one man show : “Canto perchè non so nuotare …. da 40 anni ” giunto , il 30 aprile di quest’anno , alla settecentesima replica . Tuttavia ,” il mattatore dello spettacolo italiano” , alle prese ora con la riproposizione de “L’opera da tre soldi ” di Brecht ora con la regia del “Riccardo III” di Shakespeare, trova sempre il tempo di ribadire al pubblico il suo motto : “Chi nun tene coraggio nun se cocca ch’ ‘e femmene belle !” .