Categories: Cronaca

Melito (NA). La Camorra 2.0: estorsione pagate con bonifico e rilascio della fattura. 3 indagati col reddito di cittadinanza

I finanzieri del Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) e gli investigatori della Polizia di Stato di Napoli, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, hanno dato esecuzione, tra le province di Napoli e Caserta, a un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, nei confronti di 31 soggetti (22 in carcere e 9 agli arresti domiciliari), gravemente indiziati di appartenere o di aver favorito il clan camorristico. Associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, intestazione fittizia di beni, traffico di stupefacenti, aggravati dal c.d. “metodo mafioso”, questi i reati a vario titolo contestati agli indagati, per mantenere il controllo del territorio nei Comuni di Melito, Mugnano e Arzano, del mercato all’ingrosso della cocaina nell’intera area nord di Napoli e delle estorsioni nei comuni di Melito, Mugnano, Casavatore e Arzano.
Gli indagati sarebbero coinvolti in una massiccia e capillare attività estorsiva, posta in essere “a tappeto” nei confronti di operatori commerciali melitesi, circa 500 negozi ogni anno, oltre che nel diretto interesse del clan nella gestione dei remunerativi servizi di onoranze funebri attraverso la selezione di specifiche ditte con le quali entrava in “quota” consentendo loro di operare, di fatto, in regime di monopolio.
Da segnalare una particolare forma di estorsione, che si aggiungeva rispetto a quella “classica” (posta in essere attraverso l’imposizione delle tre rate annuali, coincidenti con le festività di Natale, Pasqua e Ferragosto), camuffata dall’acquisto (in effetti obbligato) di cc.dd. “gadget natalizi”.
Dalle indagini sarebbe infatti emerso che nella proposta rivolta ai commercianti/vittime, questi potevano ricevere, a fronte della somma estorta, una fattura per “scaricare” il costo dell’illecita devoluzione e questo sarebbe servito, secondo gli indagati, a far accettare più facilmente l’imposizione. La fattura sarebbe stata, infatti, emessa da una ditta compiacente che, una volta ottenuto il pagamento tramite bonifico, avrebbe provveduto a restituire la somma in contanti al clan, trattenendo per sé un importo corrispondente all’I.V.A.
Nel corso dell’inchiesta è anche emerso il coinvolgimento di due appartenenti alla Polizia Municipale di Melito di Napoli, che avrebbero contribuito ad ampliare il controllo economico del territorio da parte del sodalizio criminale.
I due pubblici ufficiali avrebbero eseguito accessi presso attività commerciali o cantieri edili contestando delle irregolarità amministrative alle quali non seguiva alcuna verbalizzazione in quanto, previo compenso per ogni intervento portato a termine, i due suggerivano alle vittime la possibilità di rivolgersi ai rappresentanti del clan per evitare conseguenze pregiudizievoli, ampliando così il novero dei soggetti periodicamente estorti.
Sequestrata anche la sede della A.I.C.A.S.T. di Melito di Napoli, considerata il “quartier generale” di gran parte dei membri del clan e luogo di riunione, di concertazione di deliberazioni criminali e di incontro con le vittime designate delle estorsioni, nonché, tra Campania, Molise ed Emilia-Romagna,18 aziende, 5 delle quali operanti nel settore delle onoranze funebri, 12 tra fabbricati e terreni, 34 autoveicoli, denaro su oltre 300 rapporti finanziari, per un controvalore di circa 25 milioni di euro.
Dei soggetti destinatari di misura cautelare tre sono beneficiari di reddito di cittadinanza, mentre ulteriori cinque risultano inseriti in nuclei familiari percettori del beneficio e pertanto verranno segnalati all’INPS per l’adozione dei conseguenti provvedimenti.

Redazione

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