Ogni mattina un imprenditore si sveglia, e sa di dover lottare per mantenere la sua impresa. Ogni mattina lo stato si sveglia, e sa che deve trovare il modo per aumentare le tasse a chi lavora. Metafora che ci sta bene in un paese come il nostro, che ha raggiunto il picco del 70% di pressione fiscale conclamata sommando tutte le istituzioni che chiedono soldi ai cittadini e imprese.
Cosa significa? Vuol dire che chi fa imprese deve far quadrare i conti pur di continuare a lavorare. Spesso capita che le risorse sono insufficienti, così per andare avanti si inizia a tagliare da qualche parte. L’unico a cui non possono tagliare nulla è lo stato, quello a momento debito chiede il conto della sua parte economica, e se l’imprenditore non paga, lo mettono in condizione di chiudere.
Quindi succede spesso che si taglia pure dove non si dovrebbe tagliare: la sicurezza sul lavoro. Un costo di non poco conto che gravita tutto sulle spalle di chi fa impresa. Le regole dettate dalle leggi dello stato lo impongono, ma spesso è impossibile mantenere fede a tutto. Ciò vuol dire che, inevitabilmente, capitano incidenti mortali che costano la vita a persone che la mattina si svegliano per andare a lavoro, ma non fanno più ritorno a casa.
La ricetta giusta per ovviare alle morti sul lavoro è quella di creare un paniere in grado di lasciare nelle mani degli imprenditori soldi sufficienti per investire in sicurezza. Come si fa? Semplice, diminuire le tasse per lasciare più soldi a disposizione per poterli investire in sicurezza sul lavoro. Niente più semplice di così. Se tu chiedi una montagna di soldi ogni anno, è chiaro che le imprese vanno in sofferenza. Non avendo liquidità non investono risorse per garantire maggiore sicurezza sul lavoro. Quando le tasse sono molto alte mancano gli investimenti, quindi bisogna riformare lo stato italiano e la priorità deve essere l’abbassamento delle tasse al 20%, per evitare che si continui a parlare di morti sul lavoro e lavoro nero.