Un altro settore che sta pagando a caro prezzo l’epidemia da coronavirus, sono i mercati settimanali o fiere settimanali. In tutti i comuni d’Italia i mercati settimanali, non quelli giornalieri, sono fermi dall’8 marzo. Un tempo lunghissimo per attività che si reggono sulla quotidianità. I mercati, infatti, comprendono molti settori di vendita, dagli alimentari per finire all’oggettistica varia. Venditori che non navigano nell’oro, quindi si basano prevalentemente sull’incasso della giornata, che deve servire per vivere e per l’approvvigionamento di merci.
In questo momento sono fermi ed è un settore collassato come tutti gli altri settori fermi. Per loro, al momento, non si intravede uno spiraglio di luce, poiché far rispettare tutti i parametri di sicurezza sono difficoltosi. Anche se si opera all’aria aperta, gli spazi di vendita sono limitati sia per i venditori sia per la clientela. Non è facile far ripartire questo settore finché l’epidemia non ha rallentato la sua forza. Come tutti i settori, anche gli operatori dei mercati chiedono delle risposte, anche perché le spese familiari, ma anche quelle per mantenere aperta una partita Iva, non si fermano mai. Purtroppo non c’è settore che non sia andato in sofferenza per via del coronavirus.
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