Lun. Giu 5th, 2023

Primavera 1982. Roma. In piazza Santa Maria in Trastevere, l’attrice Monica Vitti sta girando, diretta da Alberto Sordi, che ne è anche  l’interprete, la commedia: “Io so che tu sai che io so”. Terminata la scena, l’assistente alla regia chiama la pausa, lasciando gli attori e le comparse liberi di allontanarsi per la pausa pranzo. La Vitti, allora, si allontana, avvisando la troupe di voler fare una passeggiata.

Attraversata piazza di San Cosimato, l’attrice si ritrova nei pressi di un’osteria a pochi passi dalla Basilica di Santa Maria in Trastevere, dove si ferma per prendere un bicchiere d’acqua. Riconosciutala, l’oste le porge da bere, quando la sua attenzione viene attirata da un pittore, seduto a un tavolo, intento a dipingere un quadro che raffigura  la piazza antistante. 

“Salve, bella giornata, vero?…”, domanda l’attrice al pittore, avvicinandosi per vedere meglio la tela, “Che bel  dipinto!, non le dispiace mica se la guardo mentre dipinge?…ma questi sono i Faraglioni?!…Scusi, ma lei come fa a disegnarli con tanta precisione, come fossimo a Capri ,se, invece, siamo qui,  a Roma, e lei sta guardando la piazza di fronte?…”.

Lei ha ragione, Signora, ma il fatto è che io uso una tecnica particolare, si chiama: fanta-pittura!…”,risponde il pittore, un uomo  sulla settantina, continuando: “Il dipinto per me è un’idea, un’intuizione , frutto della mia mente…Sa,  la mia mente ama vagare e così ho pensato: perché non dipingere ciò che immagino, piuttosto che ciò che vedo realmente?…Oggi, per esempio, al posto della piazza, la mia mente vede i Faraglioni!…sarà perché l’estate è vicina!…”.

Ah, quindi, lei ,oltre che pittore,  è anche comico?… ha un grande senso dell’umorismo,sa?…A ogni modo, mi piace molto questa tecnica della “fanta-pittura”!… Immagino che per dipingere Roma, allora, lei debba trovarsi in un’altra città che gliela ricordi!…”, esclama la Vitti, che, interrottasi per un istante, riprende il discorso: “Essere romana vuol dire avere il privilegio di vivere in una bellissima città. E’ una gioia infinita!…E’ talmente sicura di sé, Roma, che non ha paura di niente. E’ lei che è eterna, mica noi!. Io, a Roma , non ho bisogno di rifugiarmi… Per me, è una città assolutamente aperta, come il titolo di un film famoso!…Era aperta per sfuggire dai tedeschi nella guerra ed è aperta per mentalità, immagini, cultura. Inoltre, non ha presunzione, nonostante sia così, proprio architettonicamente potente. Roma è simpatica, come i suoi abitanti, i negozianti e la gente comune , insomma, sono simpatici e con la loro ironia e allegria, rispecchiano la città!…”.

“Sì, ha ragione, Signora, Roma è proprio così!…”, constata il pittore, che poi domanda: “Quindi, se si trovasse in un’altra città, e fosse lei a dover dipingere Roma, applicando la “fanta-pittura”, come la dipingerebbe?…”.

“Credo che ne rappresenterei i suoi aspetti peculiari: il cinema e l’allegria!…perché vivere a Roma vuol dire vivere di cinema e allegria!… ”,risponde l’attrice, con la quale l’anziano pittore si complimenta: “Brava!…è vero: Roma è la fantasia del Cinema, l’immaginazione e , insieme, l’ironia, l’allegria, l’umorismo cinico e sornione del suo popolo, che, ogni giorno, sorride dei suoi guai, o almeno ci prova!…Prima che vada via, volevo scusarmi con lei per averla ingannata…vede, la mia non è proprio una tecnica pittorica…io disegno con la mente, perché sono cieco…o meglio lo sono diventato!…e da allora, da quando non ho più la vista, dipingo ciò che ricordo dei paesaggi e dei posti in cui sono stato oppure le sensazioni che i luoghi in cui mi trovo mi ispirano…Spero che in cuor suo vorrà perdonarmi per il piccolo inganno, ma quando mi ha parlato e ho riconosciuto la sua voce, non ho avuto il coraggio di rivelarle la verità, forse per paura di essere compatito dalla mia attrice preferita!….Le chiedo scusa, Signora Vitti!…”.

“Non lo dica neppure per scherzo,  non ha nulla di cui scusarsi!…Lei è un bravissimo pittore e può star sicuro che parlerò in giro di lei e della sua tecnica e saranno in molti a conoscerla, perché lei è geniale… non può che essere geniale una persona che vede e dipinge con il cuore!”.

“A’ Monica, ma che stavi qua?, m’hai fatto girà mezza Trastevere pe’ cercarte!….Vie’, che dobbiamo ricomincia’ a gira’, la pausa è finita!…”, l’avverte, raggiuntala, Alberto Sordi,  con cui l’attrice, salutato il pittore un’ultima volta, con un rauco e commosso: “Arrivederci!”, si incammina verso il set.

“Il segreto della mia comicità? La ribellione di fronte all’angoscia, alla tristezza e alla malinconia della vita. Nella mia vita non sono mancate le lacrime: lacrime copiose e liberatrici, lacrime di tristezza, di sconforto, di solitudine, di stanchezza. Sì, ho pianto e riso molto”. Così, l’attrice, doppiatrice  e scrittrice,Monica Vitti, in un’intervista rilasciata negli anni Novanta, in occasione dell’uscita del suo primo film da regista dal titolo “Scandalo segreto”.

Nata a Roma, il 3 novembre 1931 da Angelo Ceciarelli, Ispettore del Commercio Estero di origini romane e da Adele Vittiglia, di origini bolognesi, Maria Luisa Ceciarelli, questo il vero nome dell’artista, per via del lavoro del padre, si trasferisce con la famiglia a Messina, in Sicilia, dove trascorre gran parte dell’infanzia ,per poi tornare nella Capitale.

Soprannominata dai familiari “setti vistìni”(“sette sottane”), per via della freddolosità che la induce a indossare più vestiti, all’inizio degli anni Cinquanta, dopo gli studi superiori,rivelato uno spiccato talento per la recitazione, intraprende studi di attrice presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, dove si diploma.

Dimostrate versatilità e comicità innate, recitando testi di Molière, Shakespeare e del suo insegnante, Sergio Tofano, autore di commedie incentrate sul personaggio di “Bonaventura”, firmate con lo pseudonimo di “Sto”, assunto lo pseudonimo artistico di “Monica Vitti”( il nome, tratto da un romanzo e il cognome dall’abbreviazione del cognome materno Vittiglia), nel 1956, esordisce presso il Teatro Olimpico di Vicenza  con il ruolo di “Ofelia” nell’ “Amleto” di Riccardo Bacchelli, cui seguono le interpretazione  di“Bella” di Cesare Meano, portato in scena al Teatro del Convegno di Milano ,con la regia di Enzo Ferrieri,  e di atti unici comici rappresentati  presso il Teatro Arlecchino (ora Teatro Flaiano) di Roma.

Attratta anche dal cinema, dopo alcune apparizioni in pellicole brillanti, viene notata dal regista Michelangelo Antonioni, che la scrittura come protagonista della “tetralogia dell’incomunicabilità” (“L’avventura”, 1960, “La notte”, 1961, “L’eclisse”, 1962 e “Deserto rosso”, 1964) e con il quale vive un intenso sodalizio umano e artistico.

Raccolto un largo consenso presso la critica come attrice drammatica, nel 1968, si cimenta nella commedia , convinta dal regista Mario Monicelli e dal produttore Fausto Saraceni a vestire i panni de “La ragazza con la pistola”.

Proseguito, quindi, con il genere comico, nel decennio Settanta, diviene protagonista della “commedia all’italiana”, lavorando al fianco di attori come Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Giancarlo Giannini, Gigi Proietti e Ugo Tognazzi , in film sbanca botteghino  quali  : “Amore mio aiutami” e “Polvere di stelle” , entrambi diretti da Alberto Sordi,  “Dramma della gelosia-Tutti i particolari in cronaca” di Ettore Scola, “Teresa la ladra”di Carlo Di Palma, “Noi donne siamo fatte così”  di Dino Risi, “La Tosca” di Luigi Magni, “L’anatra all’arancia”, adattamento dell’omonimo lavoro teatrale di William Douglas-Home e Marc Gilbert Sauvajon, firmato da Luciano Salce, “Basta che non si sappia in giro”  di Nanni Loy e Luigi Comencini e “Amori miei” di Steno. 

Reduce dai successi televisivi (prende parte  come ospite d’onore al varietà “Milleluci”, condotto da Mina insieme con Raffaella Carrà e ,recita accanto ad Eduardo De Filippo nella trasposizione per la Tv della commedia “Il cilindro”) ,ritrovato Michelangelo Antonioni sul set de “Il mistero di Oberwald” ,dopo la fine del loro rapporto dovuta all’incontro con il nuovo compagno, il direttore della fotografia Carlo Di Palma, negli anni Ottanta ,alterna al grande schermo ( “Non ti conosco più amore” di Sergio Corbucci, “Il tango della gelosia” di Steno, “Io so che tu sai che io so” di Alberto Sordi, “Flirt” e “Francesca è mia” di Roberto Russo) il palcoscenico (“La strana coppia”di Neil Simon  e “Prima pagina” di Ben Hecht e Charles MacArthur).

 Divenuta anche  regista, nel 1990, presenta al Festival di Cannes la pellicola opera prima  “Scandalo segreto”, ottenendo il favore e il commento positivo dei critici . Affiancata a questa attività quella di scrittrice ,nel 1993, pubblica l’autobiografia “Sette sottane”  e, nel 1995, il romanzo “Il letto è una rosa”.

Presenza fissa nella trasmissione televisiva “Domenica in”, nella stagione 1993-1994, in seguito alla scoperta di una malattia degenerativa,  si allontana gradatamente dalle scene, rilasciando nel 2002 la sua ultima intervista.

Vincitrice di numerosi premi tra: David di Donatello, Nastri d’Argento e Globi d’oro, in qualità di “migliore attrice”, tributata di riconoscimenti alla carriera ( Leone d’oro, Orso d’argento e Ciak d’oro) , attualmente , risiede tra la Svizzera e l’Italia , dove è accudita dal marito, il fotografo di scena e regista Roberto Russo, sposato in Campidoglio il 28 settembre del 2000.

“Scrivo non per ricordare, ma per reinventarmi tutto, per cancellare e ricostruire visi e fatti che mi girano intorno e ridono insieme a me , non di me”, ha rivelato ormai un ventennio fa  , raccontandosi,  scrittrice in erba , presaga,forse,  di quella malattia che, come ha dichiarato l’amica,la giornalista e critica cinematografica, Laura Delli Colli, le avrebbe “cancellato la memoria come una grande gomma”  e con essa il ricordo di quella ragazzina che “A quattordici anni e mezzo, in piena guerra, aveva capito che ce l’avrebbe fatta a vivere solo fingendo di essere un’altra e facendo ridere il più possibile”.

Celebrata qualche giorno fa, in occasione dei suoi novant’anni, dalla Festa del Cinema di Roma, dove è stato presentato il docu-film di Fabrizio Corallo  a lei dedicato: “Vitti d’arte, Vitti d’amore” e  dai Media, è stata così ricordata, in un’intervista a Il Corriere della Sera, dall’attore Giancarlo Giannini, suo partner in diverse pellicole: “Attrici come Monica non esistono più, era bravissima e particolare, un pezzo unico. Dicevano anche che fosse difficile lavorare con lei, mentre io ho scoperto una collega spiritosa, che si divertiva, che riusciva a giocare con il lavoro, come faccio anch’io: raccontiamo favole. Non parlatemi di Actor’s Studio. Sappiamo che era capace di essere drammatica, grottesca, in solitudine, ma soprattutto aveva i tempi giusti che fanno scattare la risata, è matematica. Era straordinaria, la metto in quell’Olimpo speciale dove puoi trovare lei, la Magnani, la Loren, la mia Melato, la Sandrelli, da tutte ho imparato. Per me, era una commediante nata, aveva calcato le scene con Bonucci, Tedeschi, la Valori e la pochade, ma direi che i due registri lei li usava e li dosava in modo speciale. Orazio Costa diceva che l’attore è un’arancia con tanti spicchi. E le piaceva raccontare, ricordare i compagni di lavoro, conosceva i trucchi e ci giocava. Il nostro mestiere si insegna con la poesia e lei lo sapeva bene, anche quando dialogava con i giovani colleghi attori.”