ROMA – L’editoria italiana vive la più grande crisi della sua storia. È tutta colpa di un sistema che lentamente ha portato a morire il perno principale che regge le comunità: la cultura. Della cultura non se ne può fare a meno, è l’unico strumento che mantiene vivo il tessuto sociale e lo predispone a sapere e conoscere per evitargli di diventare schiavo dei sistemi di potere.
La diffusione della cultura passa attraverso diversi canali: libri, teatro, cinema, musica, giornali, tutti strumenti costosi che hanno bisogno di appoggi esterni per sopravvivere in questo momento difficile, evitando alla società di privarsi degli unici strumenti che possono mantenere viva la strada della conoscenza.
Questo mondo sta morendo. Chiudono grandi giornali, chiudono storiche librerie, chiudono storici editori, chiude un mondo che ha fatto la storia culturale del nostro paese. Tutto ciò sotto gli occhi di tutti, cittadini compresi, e nessuno muove un dito per frenare l’emorragia di un settore che, se muore del tutto, non resta che accettare una nuova dittatura. Senza partecipazione si vive nell’ignoranza. Senza cultura c’è dittatura.
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