ROMA- Erano anni che gli italiani aspettavano un momento come questo: un giuramento senza più le vecchie facce dei politici tradizionali. Politici che non hanno fatto altro che determinare la distruzione del paese attraverso politiche basate esclusivamente a distruggere la dignità dei cittadini italiani. È stato emozionante vedere facce nuove e, soprattutto, lo spirito nuovo di iniziare un’avventura capace di ridare smalto alla nazione.
Veniamo da anni tristi. Gli ultimi sette sono stati i peggiori, a partire dal governo Monti. Anni in cui si è visto il peggio del peggio della politica, dove al centro di tutto ci sono stati gli interessi degli altri, meno quelli degli cittadini. Il governo Conte nasce da un accordo tra Lega e M5S, due forze politiche tendenzialmente differenti, ma che hanno sapute mettere insieme il bene comune, togliendo le diversità, e lo hanno fatto attraverso un contratto di governo dedicato esclusivamente ai cittadini.
Oggi si può dire che è nata la terza Repubblica, quella nuova, che non è nata nemmeno dopo tangentopoli. Le forze che si sono affacciate alla guida della nazione dopo la tempesta di tangentopoli, non sono riuscite a spazzare via la corruzione politica che aveva determinato tale sciagura. Questa nuova Repubblica ha la forza di idee nuove, con prospettive diverse dai precedenti governi, più accentrata sui bisogni del popolo italiano, che tanto ne ha bisogno.
Finisce oggi un’era buia, poco incisiva, che non ha saputo guardare alle esigenze nazionali, ma ha rivolto lo sguardo solo agli interessi e agli ordini che piovevano dall’Europa e dalla Germania. Mentre la nazione scivolava nella povertà; mentre il lavoro si liquefava; mentre le famiglie erano disperate; mentre le imprese chiudevano a cascata uno dietro l’altro, i governi che reggevano le sorti della nazione dicevano che tutto andava bene ammiccando anche sorrisi beffardi e offensivi nei confronti di chi soffriva. Così il 4 marzo quei sorrisi sono stati spenti da chi fino a quel momento era stato offeso nella dignità dai partiti tradizionali, ed hanno dato la svolta che ha portato all’epilogo di oggi, dimostrando che a decidere è il popolo italiano e non certamente le chiacchiere dei politici.
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