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‘ndrangheta, arrestato Marcello Pesce pericoloso latitante

REGGIO CALABRIA- I Poliziotti dello Sco e della Squadra Mobile di Reggio Calabria hanno catturato a Rosarno Marcello Pesce, boss della ‘ndranghera tra i più pericolosi latitanti.
PESCE Marcello,nato a Rosarno (RC) il 12.03.1964, detto “Il ballerino”, è figlio di PESCE Rocco, nonché nipote del defunto boss PESCE Giuseppe cl. 1923.
Era inserito nell’elenco dei latitanti pericolosi stilato dal Ministero dell’Interno, è destinatario dell’Ordinanza diCustodia Cautelare in Carcere nr.4302/06 R.G.N.R./D.D.A. nr. 3567/07 R.G./G.I.P. e nr.36/10 O.C.C./D.D.A., emessa in data 20.05.2010 dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria per i delitti di associazione mafiosa edintestazione fittizia di beni con l’aggravante di cui all’art. 7 della Legge 203/91.
Capo indiscusso dell’omonima cosca operante a Rosarno (RC) ed altrove, ritenuta tra le più agguerrite dell’intera ‘ndrangheta calabrese,annovera precedenti di polizia per associazione mafiosa, omicidio doloso, violazione del T.U. sugli Stupefacenti, inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità ed altro.
Il suo nome compare negli atti giudiziari degli anni Novanta, quando alcuni rapporti di polizia evidenziavano la sua sospetta appartenenza alla criminalità organizzata di Rosarno capeggiata dal defunto bossdi Rosarno PESCE Giuseppe classe 1923.
Più recentemente, nel 2010, il suddetto si sottraeva all’esecuzione del decreto di fermo d’indiziato di delitto emesso il 28.04.2010 dalla Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’ampia operazione di polizia giudiziaria denominata convenzionalmente“All Inside”, poi tramutato in Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere.
Al termine del relativo processo di primo grado,PESCE Marcello è stato condannatoalla pena di 15 anni e 6 mesi di reclusione poiché riconosciuto colpevole dei delitti di associazione mafiosa ed intestazione fittizia di beni (autovetture) con l’aggravante di cui all’art. 7 della Legge 203/91 (Sentenza 417/13 REG. SENT. nr. 4302/06 R.G.N.R./D.D.A. e nr. 819/11 R.G.T.). Tale verdetto è stato riformato in appello con una nuova condanna alla pena di 16 anni e 2 mesi di reclusione, non definitiva.
Nel 2015, in considerazione dei possibili appoggi di cui egli poteva giovarsi in territorio estero, le ricerche sono state estese anche in ambito comunitario in data 10 febbraio 2015, attraverso l’emissione del Mandato di Arresto Europeo da parte della Corte di Appello di Reggio Calabria.
Nel passato, in data2 febbraio 1989,PESCE Marcello è stato destinatario del mandato di cattura nr. 17/89, emesso dall’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palmi per associazione mafiosa.
Il 7 giugno 1990 venivasottoposto alla Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza per 2anni, con divieto di soggiorno in Calabria, Basilicata e Puglia.
Nel dicembre del 1991 è stato raggiunto da un’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento penale 1148/91 R. G.I.P., in quanto ritenuto appartenente ad un’associazione mafiosa.
In seguito, egli è statorinviato a giudizio nell’ambito del procedimento penale nr. 292/89 R.G.N.R. (scaturito dalle dichiarazioni di SCRIVA Giuseppe e MARASCOSalvatore)avviato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria per associazione mafiosa e violazione della Legge sugli stupefacenti.Per tali reati verrà assolto ai sensi dell’art. 530, comma2 c.p.p..
Eguale assoluzione interveniva anche al termine di un processo per rapina e detenzione armi, avviato a suo carico nell’ambito del procedimento penale nr. 133/2000 R.G.N.R..
Il19 febbraio 2002veniva tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Gatto Persiano” (procedimento penale 139/99 R.G.N.R./D.D.A.)per avere, in concorso con persone ignote, promosso, organizzato e diretto un’associazione di tipo mafioso denominata localmente ‘ndrangheta e, più precisamente, cosca PESCE, operante in federazione con la cosca ALBANO, operante nella zona di San Ferdinandoe con altre associazioni mafiose.
Al fine di poter inquadrare meglio l’ambito mafioso di appartenenza e la sua caratura criminale, appare utile porre in risalto i due principali procedimenti penali in cui PESCE Marcello è stato coinvolto.
Procedimento penalenr. 292/89 R.G.N.R./D.D.A. “ARENA Domenico+54”: Nell’ambito di tale procedimento la Procura della Repubblica di Reggio Calabria contestava a PESCE Marcello il delitto di associazione mafiosa;la partecipazione ad alcune condotte criminali, tra le quali si segnalava la funzione di vivandiere, l’importazione di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti(cocaina ed eroina), sia sul piano internazionale che in ambito locale, in concorso con importanti esponenti dell’omonima “famiglia”, tra cui il boss PESCE Giuseppe, classe 1923, PESCE Antonino, classe 1963, PESCE Vincenzo, CELINI Vincenzo, ARENA Domenico, DI MARTE Francesco, LEOTTA Domenico.
Procedimento penale nr. 4302/2016 R.G.N.R./D.D.A.Operazione “All Inside”:A conclusione dei relativi processi di primo e secondo grado, PESCE Marcelloveniva condannato alla pena di 16 anni e 2 mesi di reclusione, poiché ritenuto colpevole di aver preso parte, in qualità di promotore e organizzatore, all’associazione di tipo mafioso denominata ‘ndrangheta – e più in particolare ‘ndrina PESCE di Rosarno – nonché di aver preso parte ad un summit pacificatorio con esponenti dell’avversa cosca “BELLOCCO” finalizzato ad impedire il dilagarsi di una pericolosa faida di ritorsione, scatenatasi a seguito dell’omicidio di SABATINO Domenico, e proseguita poi con i tentati omicidi di ASCONE Vincenzo e suo cugino NASSO Aldo, l’assassinio di ASCONE Domenico ed il ferimento di ASCONE Michele, vicini al gruppo dei BELLOCCO. E’ riconosciuto altresì colpevole del delitto di intestazione fittizia di numerose autovetture con l’aggravante di cui all’art. 7 della Legge 203/91.
Del ruolo criminale di PESCE Marcello hanno parlato anche diversi collaboratori di giustizia, tra cui FACCHINETTI Salvatore e PESCE Giuseppina.
Nel corso dell’interrogatorio reso il 20 giugno 2007, il primo riferiva sull’omicidio di tale CASTAGNA Rocco, eseguito da LEOTTA Domenico e DI MARTE Francesco, detto “tetenna” su mandato di PESCE Marcello. Un’insana ragione, scaturita a fronte del rifiuto della vittima di punire con “la morte”suo nipote, ritenuto responsabile dell’incidente stradale in cui perse la vita ARENA Tiziana, moglie del PESCE.
Durante la stessa audizione, FACCHINETTI accennava anche ai traffici di stupefacente che il latitante gestiva insieme a PESCE Francesco, alias “testuni”, RACHELE Francesco ed i suoi due figli RACHELE Rocco e Salvatore. Attività per le quali sia PESCE Marcello che i tre RACHELE avrebbero realizzato servendosi di circa 40 autocarri intestati, però, a società riconducibili esclusivamente a RACHELE Francesco per il trasporto della droga fuori dal porto di Gioia Tauro.
Allo stesso modo, anche PESCE Giuseppina, figlia del più noto PESCE Salvatore, indicava il cugino PESCE Marcello quale intraneo alla cosca PESCE di Rosarno, riferendo anche in merito ad una sua tempestiva comunicazione al clan su indagini di polizia in corso (operazione “All Inside”) che avrebbero condotto a numerosi arresti.

Redazione

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