A lanciare l’allarme è stata Confesercenti che mostra numeri mostruosi sulle chiusure delle attività ricreative e non solo: nel 2021 hanno chiuso quasi 58 mila tra negozi, bar, ristoranti e attività ricettive. Un numero altissimo se si considera che queste attività sono tra i principali volani del Pil italiano.
La situazione è drammatica poiché sono finiti i sostegni pubblici, le rate dei mutui non sono più congelate, i costi dell’energia più che raddoppiati ed i consumi ancora stagnanti. È una dura realtà delle chiusure: una ogni dieci minuti, circa 160 al giorno.
«Omicron per noi è stata un lockdown di fatto, perché le limitazioni non erano così pesanti ma il turismo è rimasto bloccato, gli uffici chiusi e la gente è uscita pochissimo – commenta Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti -. I numeri sono drammatici, parliamo di 58 mila famiglie in difficoltà, a cui aggiungere i dipendenti. Nel 2020 c’erano i ristori, che certo non bastavano a compensare il disastro davano ossigeno. E quando facciamo i paragoni con il periodo pre-Covid, ricordiamo sempre che il 2019 non era stato certo un anno positivo: quindi siamo ben al di sotto di livelli già bassi. Ora è decisivo che il governo proroghi le moratorie fiscali e creditizie, altrimenti altre migliaia di imprese non reggeranno».