Lavoro. Quella macchia che perdura dal dopoguerra fino ai giorni nostri. Politicanti da strapazzo nel corso degli anni hanno lavorato per distruggere e non salvaguardare. La provincia di Caserta a inizi anni settanta aveva innescato quella marcia capace di portare nel territorio tante industrie del nord che avevano preso i contributi dello stato per il mezzogiorno e aperto industrie sul territorio. Poi l’emorragia degli anni ottanta ha portato alla chiusura sistematica di molte aziende. Un patrimonio produttivo e occupazionale che oggi non esiste più.
Nella provincia quasi quattrocento imprese sono in crisi irreversibile, 6mila persone in cassa in deroga e 3.399 in cig straordinaria. Il tasso di disoccupazione si attesta intorno al 40%. Una provincia da cui il 41% dei giovani neo diplomati e neo laureati emigra. Nel 1990 l’industria contribuiva al Pil provinciale per il 27% e nel 2018 si è quasi azzerato. Il tessuto era fatto fino alla fine degli anni ’80 di grandi imprese: 3M, Pierrel, Italtel, Siemens, Saint Gobain, Indesit, tutte aziende che hanno chiuso lasciando impianti dismessi e grandi masse di senza lavoro.
La provincia ha perso un volano produttivo che difficilmente riuscirà a recuperare. Si è perso il sogno e la possibilità di continuare a sperare. Negli ultimi anni la situazione è peggiorata e nessun segnale di miglioramento si intravede all’orizzonte. Industrie di un certo spessore non ce ne sono, quelle di media dimensione non riescono a soddisfare la sete di lavoro di cui ha bisogno la provincia di Caserta. Rallentamenti ci sono anche in tutti gli altri settori produttivi, che determina una mancanza di risposte per chi è in cerca di un lavoro.
Al momento l’unico interesse della politica, dei politici, dei media, sono i rifiuti. Di lavoro nessuno ne parla, forse perché intorno ai rifiuti si possono sparare “cazzate”, intorno al lavoro ci vogliono risposte concrete, e finora mai un politico ha creato un’ora di lavoro, perché il lavoro lo creano gli uomini e donne coraggiosi. Il lavoro è un problema che non rende nulla in termini di visibilità ed è molto complicato risolverlo, meglio spegnere i riflettori. La provincia di Caserta continua ad essere conosciuta come quella che ha l’eterno problema dei rifiuti, grave, certamente, ma c’è un cancro ancora più doloroso ed è quello del lavoro. Tutte le luci continuano ad essere puntate sui rifiuti, ma ogni mattina c’è chi si sveglia con la disperazione in corpo perché ha perso un lavoro, non ha soldi in tasca, e non trova altro lavoro, per queste persone non c’è la stessa attenzione rivolta al dramma rifiuti. Dal 1990 tutti si concentrano sul tema dei rifiuti, ma nessuno difende chi non può più mangiare, perché la provincia di Caserta è senza lavoro, e senza lavoro non si mangia e non si pagano le tasse.