Nessun bambino deve rimanere senza cibo. Nessun bambino deve soffrire. Queste due frasi dovrebbero diventare un motto per tutti. Finché sappiamo che in un angolo del mondo, o più angoli del mondo, ci sono bambini che non hanno nulla da mangiare, le nostre coscienze sono sporche e nere come il carbone. Finora è stato così: ci siamo dimenticati che nel mondo milioni di bambini non hanno nulla da mangiare o subiscono sofferenze per colpa di poteri poco democratici. Intanto abbiamo girato lo sguardo dall’altra parte facendo finta di niente. Solo le associazioni umanitarie finora si sono sempre attivate per cercare di garantire del cibo a bambini poverissimi.
In tutto il mondo, 183 milioni di bambini affrontano la triplice minaccia di alto rischio climatico, povertà e conflitti. I più colpiti da questo triplo carico, sono i bambini di Burundi (63%), Afghanistan (55%) e Repubblica Centrafricana (41%). Per Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, la crisi climatica e le crescenti disuguaglianze sono un moltiplicatore di rischi, erodendo la resilienza dei bambini e delle comunità agli shock. Se non vengono affrontate con urgenza, la frequenza e la gravità delle crisi umanitarie e del costo della vita aumenteranno negli anni a venire.
La pandemia da Covid-19, l’escalation della guerra in Ucraina e i fenomeni climatici estremi, hanno contribuito ad affamare la popolazione mondiale facendola piombare, di fatto, nella più grave emergenza alimentare del 21° secolo che sta colpendo soprattutto i più piccoli. In media, ogni anno nel mondo, 1 milione di bambini con meno di 5 anni muore a causa della malnutrizione, ma attualmente altri 13,6 milioni di bambini rischiano la vita per la sua forma più acuta e grave. Nel 2020, 45,4 milioni di bambini sotto i 5 anni erano gravemente malnutriti, numero che entro la fine del 2022, si stima possa arrivare a 59 milioni.
A causa della più grave emergenza alimentare del 21° secolo, entro la fine del 2022, almeno 222 milioni di persone in 53 aree del mondo, potrebbero dover affrontare la fame ad un livello critico (IPC 3+) – il numero più alto dall’inizio delle rilevazioni- e 45 milioni in 37 paesi sono a un passo dalla carestia (IPC 4). Inoltre, 970mila persone stanno già affrontando condizioni simili alla carestia in 5 paesi (IPC 5) – (Somalia, Sud Sudan, Afghanistan, Etiopia e Yemen)[5]. In tutto il mondo, fino a 345 milioni di persone non hanno accesso a cibo nutriente a sufficienza, al punto che le loro vite e i loro mezzi di sussistenza sono in grave pericolo. Una cifra che ha visto un aumento di oltre il 150% dal 2019 e riflette livelli di fame nel mondo senza precedenti. Basti pensare che, ogni quattro secondi in tutto il mondo una persona muore a causa della fame estrema. Se non si interviene subito, nei prossimi mesi in sei Paesi (Afghanistan, Etiopia, Nigeria, Somalia, Sud Sudan e Yemen), si verificherà una diffusa situazione di fame e di morte.
Sono questi i dati drammatici diffusi da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, con l’avvio della campagna di raccolta fondi “Emergenza Fame”, che quest’anno accende i riflettori su uno dei killer più silenziosi per bambine e bambini: la malnutrizione. Ogni vita persa rappresenta il fallimento politico della comunità internazionale che ha ignorato gli appelli lanciati negli scorsi mesi e non è stata nuovamente in grado di anticipare ed evitare le conseguenze peggiori di questa crisi, né sta tuttora intervenendo efficacemente e velocemente.
La malnutrizione acuta, come spiega Save the Children, causa l’arresto della crescita, ostacola lo sviluppo fisico e mentale, aumenta il rischio di contrarre malattie mortali, l’atrofia muscolare fino all’incapacità di muoversi e, infine, sopraggiunge la morte. In questa crisi, inoltre, le donne e le ragazze sono particolarmente vulnerabili. Circa il 70% di tutte le persone affamate nel mondo, sono rappresentate proprio da loro.
Una crisi alimentare profonda come questa oltre a mettere in pericolo la vita dei bambini, è una pesante ipoteca sul loro futuro. Come sottolinea l’Organizzazione, l’estrema carenza di cibo, purtroppo, sta spingendo le famiglie a compiere scelte estreme, che nessun genitore dovrebbe mai essere costretto a fare, come far abbandonare la scuola ai propri figli per trovare un lavoro, farli sposare prematuramente o persino rinunciare a loro in cambio di soldi. Anche in questo caso, bambine e ragazze hanno maggiori probabilità rispetto ai coetanei maschi di essere allontanate dalla scuola e sono maggiormente a rischio di matrimoni precoci o violenza di genere. In molte aree del mondo, non c’è più cibo, non c’è più acqua e non c’è più tempo. Bisogna agire ora per non rischiare di perdere una generazione di bambini” ha affermato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.
“Salvare questi bambini, è insito nel nostro nome è nella nostra missione. Conosciamo la malnutrizione, sappiamo come combatterla, ma occorre fare in fretta e chiediamo a tutti di aiutarci a farlo. La fame conseguenza di conflitti
Il protrarsi del conflitto in Ucraina, che ha coinvolto due dei maggiori produttori di cereali a livello globale, e gli altri conflitti già attivi in molti dei paesi con una crisi alimentare in atto, spiega l’Organizzazione, non hanno fatto che aumentare i livelli di insicurezza alimentare e di fame. I bambini che vivono in zone di conflitto hanno più del doppio delle probabilità di soffrire di malnutrizione rispetto ai bambini che vivono in Paesi in pace.