Categories: Cronaca

Nessuno potrà più andare a curarsi al nord

ROMA – Le statistiche parlano chiaro: Lombardia ed Emilia Romagna attraggono malati come calamite, 14 regioni sono invece in rosso. I numeri, impietosi, registrano la migrazione, e in qualche caso la fuga, verso le cliniche all’avanguardia sull’asse Milano-Bologna. Il dato è inquietante siccome al sud la sanità gongola e i cittadini disperati si rivolgono alla parte alta del paese per curarsi.
Ma ora arriva la mazzata per chi vuole tentare la speranza in caso di malattie. Una rivoluzione silenziosa, che ora è arrivata al tavolo decisivo: quello della strategica ma defilata Conferenza Stato-Regioni. Qui si è arrivati fino all’ordine del giorno della seduta di ieri: la mobilità sanitaria da una regione all’altra. Le regioni più arretrate invece di alzare l’asticella della qualità si sono coalizzate per chiudere le porte. I pendolari dovrebbero rassegnarsi, usiamo il condizionale, a rimanere a casa proprio per farsi curare.
Il primo passo è stato fatto già dal governo Gentiloni: è stato il taglio del 50 per cento sull’incremento di attività sui fuori regione successivo al 2014. Una formula burocratica e antidolorifica che nasconde la volontà di ridurre trasferte e debiti delle regioni più deboli. Con questa formula magica partorita sempre dalle menti dei politici burocrati si toglierà a migliaia di pazienti il potere di scegliere i centri più evoluti. Penso alle migliaia di persone che oggi puntano a Nord per farsi impiantare una protesi all’anca o al ginocchio.
La Lombardia importa 161.000 pazienti l’anno e vanta un credito di 808,6 milioni di euro; all’opposto la Calabria è in rosso per 319 milioni. A seguire, in questa black list, la Campania che deve saldare prestazioni, tecnicamente Drg, per 302 milioni fuori dai propri confini, e il Lazio che la tallona a quota 289 milioni. L’ortopedia, da sola, vale il 28 per cento di questo pendolarismo e la stretta ai rubinetti porterebbe al ridimensionamento o addirittura, in prospettiva, al crollo di questo fenomeno. I tagli costringerebbero le regioni a non pagare più gli ospedali che a loro volta finirebbero per non accogliere più i malati, divenuti un costo insostenibile. Uno scenario da incubo. Preparato da mesi, anzi da anni. La politica continua a fallire, per fortuna che gli italiani iniziano a ragionare e già il 4 marzo hanno dato una bella sterzata.

Redazione

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