Inverno 2020. Roma, Via Flaminia. Sul palcoscencio di un noto teatro-auditorium nei pressi del Villaggio Olimpico, il pianista, compositore e direttore d’orchestra, Nicola Piovani, Premio Oscar per le musiche del film “La vita è bella” di Roberto Benigni, porta in scena “La musica è pericolosa”, racconto della sua carriera in note,accompagnato da cinque musicisti: un sax-clarinetto, un violoncello-chitarra, una batteria, un contrabasso e delle tastiere. Esibitosi per tutta la serata con i brani e le composizioni del suo repertorio, sia per il teatro che per il cinema, al termine dello spettacolo raggiunge il camerino dove accoglie diversi ammiratori. Tra questi, i coniugi Arrigoni, sposati da quarant’anni. “Buonasera, Signor Piovani!…” , esordisce Carlo, settantenne, ex impiegato alle Poste in pensione, continuando: “Ci scusi per il disturbo…Dopo lo spettacolo sarà stanco!, ma noi volevamo complimentarci con lei: sono state due ore meravigliose!…”. “Io vi ringrazio…di questi tempi, trovare persone che, come voi, decidano di raggiungere un teatro o un cinema per un concerto è cosa rara!… e poi, a una certa ora della sera, la sicurezza…Ce ne fossero di persone come voi,così appassionate!…”, li ringrazia Piovani, interrotto dalla signora Luisa Arrigoni, professoressa di Matematica in un Liceo: “Signor Piovani, il fatto è che noi siamo particolarmente legati a lei e alla sua musica…Era il 1970, e una sera fummo inviatati entrambi da amici comuni in un locale di cabaret…quella sera, tra gli ospiti, c’era anche il grande regista e attore ,Vittorio De Sica…Mi ricordo ogni dettaglio di quella serata!…A un certo punto, il proprietario del locale invitò De Sica a cantare una canzone, accompagnato dal pianista: lei!…sì, era lei,Piovani!… e , dopo aver accettato, De Sica salì sul palchetto e, stabilita la tonalità, iniziò a cantare “Parlami d’amore Mariù”…e allora, lui, che durante la serata aveva parlato con tutti gli amci tranne che con me, mi invitò a ballare…e così, ballando, ci siamo presentati e…dopo un fidanzamento di tre anni, ci siamo sposati!…Da allora, quella, è divenatata la nostra canzone e lei, il nostro Cupido!…Così, per i quarant’anni di matrimonio, che festeggeremo quest’anno, ci siamo regalati il suo concerto, per ritrovare un po’ di quei ragazzi che eravamo!…”. “La vostra è una bellissima storia…e io sono veramente onorato!…”, si schermisce imbarazzato, Piovani, chiosando: “Voi siete la testimonianza vivente di come la musica sia legata alla vita di ciascuno di noi, determinando incontri, amori…scandendo i nostri momenti di gioia, di dolore…Ad ogni ricordo, quasi sempre è legata una canzone o una melodia…E’ il potere rievocativo ed evocativo dei suoni…Ed è per questo, per la capacità che la musica ha di creare connessioni tra le persone, che la amo e la custodisco da oltre settant’anni, un po’ come voi, con il vostro amore!…Sì, perché la musica, quando ti coinvolge è pericolosa, come tutti gli incontri con la bellezza più profonda, quella non superficiale ed edonistica. E’ come gli innamoramenti adolescenziali , che ti infatuano , ti sconvolgono, ti cambiano. Ma è una pericolosità meravigliosa, una delle cose che danno gioia di stare al mondo!…”.
“Sono sempre stato dell’opinione di Nino Rota: “Io non scrivo musiche per il cinema, io risolvo problemi cinematografici attraverso la musica”. La musica è un elemento che si va a mettere tra il dialogo, l’inquadratura e il ritmo per alleggerire un passaggio o per dare peso a un altro. E’ narrazione che necessita di artigianato”. Così, il pianista, compositore e direttore d’orchestra Nicola Piovani, in un’intervista rilasciata a “Il Messaggero” nel 2020, in occasione di un concerto. Nato a Roma il 26 maggio del 1946, da una famiglia di piccoli commercianti nel settore alimentare, cresce nel quartiere Trionfale, appassionandosi alla musica grazie al padre, trombettista per diletto nella banda del suo paese d’origine, Corchiano, in provincia di Viterbo, e alla zia Pina, attrice nelle compagnie di Ettore Petrolini, Aldi Fabrizi e Romolo Balzani. Quindi, intrapreso lo studio della fisarmonica e del pianoforte, si diploma in pianoforte presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Poi, iscrittosi all’Università, negli anni della “contestazione”, entra in un collettivo del quale fa parte il regista Silvano Agosti , con cui il gruppo realizza diversi cinegiornali che documentano le attività del movimento studentesco e per i quali compone i primi commenti musicali. Nel 1969, realizzate le musiche del lungometraggio “N.P.-Il segreto“, di Silvano Agosti ,con protagonista Irene Papas, prosegue gli studi e si mantiene suonando in un locale di cabaret, dove una sera accompagna l’attore e regista Vittorio De Sica nella canzone “Parlami d’amore Mariù” e incontra il compositore greco Manos Hadjidakis, al quale si propone come “orchestratore anonimo” per carpirne i segreti della composizione e della scrittura orchestrale. Poi, siglato un contratto come arrangiatore con la casa discografica Produttori Associati, viene coinvolto dal cantautore Fabrizio De André nella composizione degli album: “Non al denaro non all’amore né al cielo” e “Storia di un impiegato”, esperienze al termine delle quali parte in tournée con la compagnia teatrale di Carlo Cecchi, in qualità di autore delle musiche di scena, pianista e batterista. Nel 1972, chiamato dal regista Marco Bellocchio, colpito dalle musiche di “N.P. Il segreto”, per comporre la colonna sonora del suo film “Nel nome del padre”, avvia con quest’ultimo una collaborazione decennale e, proprio nel ventennio Settanta-Ottanta, incontra gli autori e i cineasti più importanti del cinema italiano, tra i quali: i fratelli Paolo e Vittorio Taviani, Nanni Moretti, Mario Monicelli, Giuseppe Tornatore e Federico Fellini, (per quest’ultimo scrive le musiche delle ultime tre pellicole, subentrando al compositore Nino Rota). In seguito, stretto un sodalizio con l’attore e regista Roberto Benigni, a cominciare dallo spettacolo teatrale “Tutto Benigni”, per cui realizza ,tra le altre, la canzone : “Quanto t’ho amato”, viene premiato con un Oscar per la colonna sonora del film diretto da quest’ultimo, “La vita è bella”, dal cui tema principale è tratto il brano “Beautiful that way”, cantato da Noa . Affermatosi anche a livello europeo, collabora con i registi francesi: Danièle Thompson, Philippe Lioret, Eric-Emmanuel Schmitt, e, nel corso del Festival di Cannes del 2008, viene insignito dal ministro della Cultura francesce del titolo di Cavaliere dell’Ordre des Arts et des Lettres (Cavaliere delle Arti e delle Lettere). Negli stessi anni, non trascurato il Teatro, compone musiche di scena per le piéce di Carlo Cecchi, Luca De Filippo, Maurizio Scaparro e Vittorio Gassmann, collaborando anche con Luigi Magni e Pietro Garinei alla scrittura della commedia musicale “I sette re di Roma”, rappresentata presso il Teatro Sistina di Roma. Nel 1991, creata con lo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami la Compagnia della Luna, con la quale porta in scena una nuova forma di teatro musicale, unione di musica e parola, fra il 1992 e il 1998, dà vita agli spettacoli: “La cantanta del Fiore e del Buffo”, “Il signor Novecento”, “Canti di scena”, “Romanzo musicale” e “La Pietà-Stabat Mater”. Nel 2000, debuttato con “Concerto fotogramma”, allestimento in cui riassume in forma teatrale trent’anni della sua attività musicale per il Cinema, compone le musiche per la commedia “Concha Bonita” su libretto di René de Ceccatty e Alfredo Arias, dedicandosi poi al recupero della canzone tradizionale romana con l’album “Semo o nun semo“. In scena con “L’isola della luce“, concerto della cantante Noa, realizzato sull’isola di Delos, fra il 2006 e il 2015 porta in scena gli spettacoli: “La Cantata del Cent’annni“, per i cent’anni della CGIL, “Concerto in Quintetto”, “Padre Cicogna“, su testo tratto da un poemetto di Eduardo De Filippo, ricordato in Senato dal figlio Luca nel venticinquesimo della sua scomparsa, “Viaggi di Ulisse“, concerto mitologico per strumenti e voci registrate e “La musica è pericolosa-concertato“. Autore di molteplici composizioni cameristiche, come “Reflex”, suite per due pianoforti composta per le sorelle Labèque, dell’organico ampio “La Pietà”, Stabat Mater contemporaneo con voce recitante di Gigi Proietti e l’inedita formazione vocale composta dalla soprano Rita Cammarano , dalla cantante soul Amii Stewart e dall’Orchestra Aracoeli, su testi dello scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami, rappresentato in Medio Oriente, sia nel territorio palestinese di Betlemme che in quello israeliano di Tel Aviv, raccoglie largo consenso con la partitura orchestrale “L’isola della luce“, su testi di Omero, Byron, Einstein, Giorgos Seferis, l’Ecclesiaste, Mesomede di Creta e Vincenzo Cerami, con la suite strumentale in sette movimenti “Epta“, per sette esecutori, ispirata al fascino del numero sette, e con il preludio sinfonico “Sarajevo”, eseguito dall’Orchestra sinfonica nazionale della Rai, diretta da Gaetano d’Espinosa, nel corso del concerto di commemorazione della I Guerra Mondiale “Sentiero di Pace” ,svoltosi presso il Teatro Sociale di Trento. Insignito del titolo di Commendatore al Merito della Repubblica Italiana dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, vincitore di premi David di Donatello e Ciak d’Oro( per le musiche dei film “Ginger e Fred” di Federico Fellini, “Caro diario” e “La stanza del figlio” di Nanni Moretti) e Nastri d’Argento ( per le colonne sonore delle pellicole “La voce della Luna” di Federico Fellini, “In nome del popolo sovrano” di Luigi Magni, “Il male oscuro” di Mario Monicelli, “Il sole anche di notte” dei fratelli Taviani, “Pinocchio” e “La tigre e la neve” di Roberto Benigni e “Hungry Hearts” di Saverio Costanzo), cura anche le musiche di serie televisive Rai come: “Amico mio”, “Linda e il brigadiere“, “Resurrezione”, “Luisa Sanfelice”, “La mia casa è piena di specchi” e “L’ultimo papa re“. Di recente sul palcoscenico, senza pubblico in sala, per via delle misure anti pandemia, con lo spettacolo in due concerti con parole e suoni “Lo streaming è pericoloso“, in cui ripercorre alcune tappe della sua vita artistica, raccontandola attraverso storie e miti come quello della sirena Partenope e di Ulisse, di sé ha detto: “E’ faticoso provare a essere come gli altri vorrebbero che fossi, assecondare la diffusa ossessione della competizione, seguire le mode. Lo scopo del modista è creare forme che hanno una data di scadenza. Cose che oggi sembrano belle e domani devono sembrarci brutte. Questa è la moda. L’arte intenzionalmente abita altrove e, se è tale , trova faticosamente la maniera di esprimersi. E’ come l’erba che nasce in mezzo alle quadrelle di cemento, si fa strada comunque. Il successo per me è soprattutto un participio passato: riguarda quello che è già accaduto. A me piace dedicarmi a quel che succederà”.