Gio. Giu 8th, 2023

Due anni d’inferno. Due anni che si corre dietro a restrizioni su restrizioni, divieti, obblighi, chi più ne ha più ne metta. Una situazione aggravata da una crisi economica che colpisce soprattutto chi già prima dell’epidemia non ce la faceva.

Oggi si aggiungono i vari rincari dell’energia che stanno portando ad aumenti anche dei beni di prima necessità. Ci sono il caro carburanti, il caro energia, derivanti dall’intreccio tra rivolgimenti geopolitici e transizione verde. Manca il lavoro, fonte primaria di sostentamento. Una politica che si è arroccata dentro ai palazzi romani e non trova soluzioni per risolvere la montagna di problemi dei cittadini.

Il prezzo di un litro di gasolio, per dire, in un anno è balzato da 1,35 a 1,65 euro (+22,3%). Ogni aumento del 10%” dei carburanti  ha un impatto di circa tre punti percentuali sui costi dell’impresa e delle famiglie. Dal primo gennaio gli incrementi si sono attestati sul 55% per l’elettricità e sul 42% per il gas. Con questo trend si potranno avere gravi ripercussioni anche per la filiera di pasta, olio extravergine di oliva (con un aumento medio di costi che si aggira sul 12%), sughi e polpe. Insomma, una botta per le famiglie.

C’è una parte d’Italia che si è arricchita con l’epidemia, e c’è una parte del paese che invece si è ulteriormente impoverita. Ora non ce la facciamo più, poiché la situazione sta degenerando. La questione sanitaria ormai passa quasi in secondo piano, poiché le difficoltà giornaliere stanno prendendo il sopravvento sulla paura del virus. La situazione è quasi drammatica per una buona fetta di italiani.