Categories: Cronaca

Non hai i soldi? Non ti curi, ma mi paghi le tasse

Siamo il paese dei paradossi, dove se non hai soldi non ti curi, ma mi paghi le tasse, perché lo stato te lo impone. Eppure ci sono più di 13 milioni di italiani che nel 2017 e nel 2018 non si sono riusciti a curarsi perché non avevano soldi per farlo, ma nello stesso momento hanno dovuto pagare tutte le tasse allo stato e alle istituzioni locali. E proprio per far fronte alla enorme mole di tasse, essi non si sono curati.
Quasi otto milioni di italiani hanno dovuto utilizzare tutti i propri risparmi o indebitarsi per curarsi, quasi due milioni di italiani sono entrati nell’area della povertà a causa di spese sanitarie private. Ma ci sono anche quelli che non riescono a curarsi perché non possono permetterselo: sono più di 12 milioni gli italiani che hanno rinunciato o rinviato almeno una prestazione sanitaria per motivi economici. Ci sono patologie che sono croniche quindi non si guarisce mai, anzi, si peggiora. Aumentano le disuguaglianze sociali: 13 milioni di persone hanno dovuto ridistribuire i consumi per far fronte alle spese sanitarie.
Ma perché gli italiani si rivolgono al privato pagando di tasca propria? Secondo il Rapporto Rapporto di Censis e Rbm Assicurazione Salute del 2017, soprattutto perché l’attesa per le prestazioni sanitarie nel servizio pubblico è troppo lunga e spesso richiede anche l’esborso del ticket. Per una mammografia si attendono in media 122 giorni (60 in più rispetto al 2014) e nel Mezzogiorno l’attesa arriva a 142 giorni. Per una colonscopia l’attesa media è di 93 giorni, ma al Centro si arriva a 109 giorni. Per una risonanza magnetica si attendono in media 80 giorni, al Sud sono necessari 111 giorni. Per una visita cardiologica l’attesa media è di 67 giorni e sale a 79 giorni al Centro. Per una visita ginecologica si attendono in media 47 giorni e ne servono 72 al Centro. Per una visita ortopedica l’attesa media è di 66 giorni con un picco di 77 giorni al Sud.
Insomma è la sanità pubblica che non funziona e porta i cittadini pazienti a ricorrere all’esterno per superre i tempi di attesa. Un paradosso in un paese che chiede sempre più tasse per rendere servizi ai cittadini, invece essi non sono resi e creano doppie difficoltà ai cittadini contribuenti. Chi non ce la fa economicamente non resta che la rinuncia o il rinvio delle prestazioni, e parliamo di salute umana.

Redazione

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