I politici fanno proclami tutti i giorni. Un giorno dicono che le cose vanno tutte bene, l’altro che il Pil è aumentato, l’altro ancora che la produzione vola, poi i numeri dicono sempre il contrario. A parte i numeri, i fatti reali del vivere quotidiano smentiscono tutti i proclami dei nostri parlamentari. C’è una situazione economica in Italia spaventosa, eppure la nostra classe dirigente pensa alle Ong, alla prescrizione, ai vitalizi, tutte sciocchezze rispetto a quello che il dramma vero: una buona parte d’italiani vive in difficoltà economiche che non gli permette nemmeno di curarsi.
Nel 2019, il prodotto interno lordo (Pil) è previsto aumentare dello 0,2% in termini reali, “in deciso rallentamento rispetto all’anno precedente”. Lo rileva l’Istat nelle previsioni delle “Prospettive per l’economia italiana nel 2019 e 2020” aggiungendo che la crescita risulterebbe “in lieve accelerazione” nel 2020, allo 0,6%.
Ecco, il Pil è l’indicatore economico di un paese. È quello che permettere di mantenere tutta la macchina pubblica. È dal Pil che si prendono i soldi per pagare tutti e tutto. Ogni punto di Pil equivale a quindici miliari di euro. Se noi cresciamo dello 0,2-0,6% ci spiegate cosa c’è da esultare? Per esultare sul serio ci vuole un Pil che minimo deve viaggiare sul cinque per cento, altrimenti sono solo frottole e chiacchiere parlamentari.
La situazione italiana è drammatica, ma negli ultimi anni sentiamo parlare solo di immigrati, Ong, accoglienza, come se il dramma unico fosse questo. L’Italia e gli italiani hanno bisogno di lavoro, ma quello vero, che faccia guardare al futuro con serenità, specialmente quello dei giovani. Attraverso il lavoro c’è l’aumento del Pil, poiché significa che la produzione va bene e fa lievitare il prodotto interno lordo. Ad oggi il lavoro è la vera macchia, e porta inevitabilmente a non far ripartire l’economia, poiché si stagnano anche i consumi interni, i quali sono l’unica vera marcia per mantenere la macchina economica del nostro paese.