Con l’avvento della pandemia, che si è impossessata della sanità italiana, ha arrecato non pochi disagi al resto dei malati. In un anno di pandemia, 35 milioni di Italiani hanno avuto problemi a utilizzare servizi e prestazioni sanitarie per patologie che non riguardavano il covid. In particolare, le cancellazioni e rinunce hanno coinvolto circa 10 milioni di persone e fra queste circa 400 mila hanno rinunciato (o visto cancellare) interventi di ricovero; 600 mila non hanno potuto fare interventi chirurgici e circa 1 milione di persone non hanno avuto le prestazioni di day hospital. È il quadro che emerge dalla ricerca della Fondazione Italia in Salute, e realizzata da Sociometrica, per quantificare su scala nazionale le conseguenze dell’epidemia sul sistema sanitario impegnato nelle patologie non-Covid.
Lo studio è stato condotto su un ampio campione rappresentativo della popolazione italiana adulta che affronta, oltre le patologie non-Covid, anche l’impatto sui comportamenti collettivi, lo stato psicologico del Paese e l’atteggiamento di fiducia o di diffidenza verso i vaccini.
Dallo studio emerge che i servizi a cui hanno dovuto rinunciare maggiormente sono le visite specialistiche, cancellate o a cui hanno dovuto rinunciare circa 7 milioni di Italiani. Su questo campione chi ha subito di più alla cancellazione delle visite sono stati gli over 65 anni, l’83,9%.
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