Nulla è sicuro, esiste la fase2A e la fase 2B
In allegato al decreto varato da Giuseppe Conte il 26 aprile troviamo un documento assai importante. Già, perché al suo interno ci sono i criteri sulla base dei quali il governo deciderà se passare alla ”fase 2B” o ritornare al lockdown.

In allegato al decreto varato da Giuseppe Conte il 26 aprile troviamo un documento assai importante. Già, perché al suo interno ci sono i criteri sulla base dei quali il governo deciderà se passare alla ”fase 2B” o ritornare al lockdown. Tutto normale, poiché gli esperti temono principalmente la fase di ritorno, vale a dire una nuova ondata di contagi che può essere pericoloso.
Anche nella conferenza stampa di domenica, il premier ha messo in luce il rischio di un ritorno indietro qualora la situazione dovesse peggiorare nella fase2. Quindi l’eventualità di ritornare reclusi in casa non è del tutto remota. Chiaramente tutto dipende da come si comportano i cittadini nella fase 2. Non solo, anche il consistente movimento di persone per andare a lavoro è un fattore di rischio, quindi alcuni parametri saranno osservati speciali. La fase 2 è stata suddivisa in due parti: una prima ”fase 2A” o di transizione iniziale, e una ”fase 2B” o di transizione avanzata. La fase 3 invece ci sarà solamente quando arriverà un vaccino o una cura contro il coronovirus.
I parametri per la fase 2 sono la stabilità di trasmissione (con R0 inferiore a 1), servizi sanitari non sotto pressione, capacità di essere pronti a fronteggiare nuovi rischi, abilità di testare i casi sospetti e garantire le adeguate risorse per il tracciamento degli infetti e il loro isolamento, così come delle persone entrate in contatto con essi. Se solo uno di questi fattori non dovesse soddisfare le attese, si può tornare indietro verso il lockdown.
Se invece le cose andranno meglio, si potrà pensare non solo di proseguire con la fase 2A, ma anche di avvicinarsi alla fase 2B. In quest’ultimo step sarà posta la massima attenzione sulla capacità di monitoraggio epidemiologico, con un parallelo rafforzamento della medicina sul territorio. Per passare alla fase 2A tutte le regioni dovranno tenere conto di alcuni parametri: standard minimi di qualità della sorveglianza epidemiologica, con un conseguente miglioramento del 60% di contagiati, ricoverati e pazienti in terapia intensiva. Qualora i valori dovessero risalire sopra l’1, le autorità potrebbero predisporre chiusure localizzate in aree specifiche sub regionali, quindi sarebbe una fase regionalizzata dell’epidemia.