Categories: Cronaca

Occupazione: finalmente mi danno ragione, un’ora di lavoro è considerata occupazione

ROMA- Si è aperta una grande caciara sui numeri dell’occupazione diffuso dall’istat. Numeri che mettono sempre in Mano a Renzi l’entusiasmo che non esiste. Sono mesi e mesi che vado scrivendo che i dati Istat sono da prendere per le pinze, e l’ottimismo di Renzi da non considerare proprio, perché la situazione è completamente diversa. Ed ecco che qualcuno mi da ragione. Nella scorsa settimana parlavamo di disoccupazione che aumentava, mentre l’Istat dava numeri ottimistici sugli occupati che, automaticamente facevano esultare il non eletto Premier. Come al solito il capo del governo esultava, ma a qualcuno le cose non sono andate giù.
I numeri del’Istat hanno fatto incazzare molte persone che soffrono costantemente la mancanza di lavoro, tra questi, come riporta “Il Giornale”, Claudio Pellegrini, che ha chiesto all’ente di statistica chiarimenti sulla classificazione delle prestazioni di lavoro:”Vorrei sapere come effettuate le statistiche io lavoro con un voucher da 8 ore al mese cosa sono occupato o disoccupato?”. La replica dell’Istat è arrivata a stretto giro: “È considerato occupato se nella settimana di riferimento dell’indagine ha lavorato almeno un’ora, confronta il Glossario”.
Il tweet dell’Istat ha scatenato un putiferio in rete. Messi sotto pressione sui social, gli analisti dell’Istat hanno provato a mettere una pezza alla figuraccia fatta spiegando che si rifanno agli standard condivisi a livello internazionale. E hanno pubblicato la definizione di occupati: “Coloro che hanno dai 15 anni in poi che nella settimana di riferimento: hanno svolto almeno un’ora di lavoro in una qualsiasi attività che preveda un corrispettivo monetario o in natura; hanno svolto almeno un’ora di lavoro non retribuito nella ditta di un familiare nella quale collaborano abitualmente; sono assenti da lavoro (per ferie o malattia, per es.)“.
A questo punto posso dire con certezza che ho avuto sempre ragione, perché rileggere i dati dell’Istat alla luce della definizione di “occupato”, porta i miei servizi editoriali ad essere la perla dell’informazione, visto che ora i numeri mi danno pienamente ragione. E quando scrivevo che i numeri Istat non coincidevano con quella della realtà dei fatti qualcuno sorrideva, ma ora è meglio che si metta a piangere, perché il valore della riforma del lavoro ridimensiona i benefici del Jobs act e, a questo punto, anche Renzi la dovrebbe smettere di prendere in giro gli italiani con il suo ottimismo inesistente.

Redazione

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