Primavera 2005 . Roma , stabilimenti cinematografici di Cinecittà . Il regista di popolari serie televisive , Giulio Base , ha appena concluso le riprese dello sceneggiato storico-religioso dal titolo : “San Pietro” , ricostruzione , desunta dalle Sacre scritture , della vita dell’apostolo di Gesù , fondatore della Chiesa cristiana e primo Papa della storia . Interprete dell’illuminato seguace di Cristo , l’attore , protagonista di pellicole memorabili quali : “Lawrence d’Arabia ” e “Il dottor Zivago” , Omar Sharif . Sharif , affaticato , poichè reduce dalla complessa e drammatica messa in scena della crocifissione del santo martire sulla collina del Vaticano , si ritempra , bevendo caffè , all’interno del camerino di un teatro di posa , quando il sacerdote vaticanista , Michele del Bono , incaricato dai produttori della “San Paolo Film” e della “Lux Video” di coadiuvare gli sceneggiatori nella scrittura del soggetto e delle scene del film tv , bussa alla porta : ” Signor Sharif , è permesso ? …sono padre del Bono ….” ; “Venga avanti , entri , entri pure padre , si accomodi sul sofà , qui accanto a me ! ” , risponde l’attore . “Sharif , mi scusi se la disturbo , ma devo assolutamente complimentarmi con lei , la sua interpretazione del martirio è stata a dir poco emozionante , coinvolgente …pensi che perfino certi miscredenti della troupe si sono commossi ! ….Eh , lei sì che è un attore di razza , una stella del Cinema internazionale! ….tuttavia sono convinto che dietro la sua recitazione enfatica e appassionata ci sia dell’altro , le spiego : ritengo che l’intensità delle sue interpretazione non dipenda soltanto dal talento e dallo studio , ma anche da una spiritualità vibrante !…lei è , senza dubbio , un uomo di Fede , un credente , si vede , si vede benissimo ! … ” , afferma con sicumera il sacerdote . “Padre del Bono , lei è stato molto gentile a venire qui e a farmi tutti questi complimenti ….E’ vero , non lo nego ! …più volte nel corso della mia esistenza ho trovato Dio , ma l’ho sempre perduto ! …Vede padre , i miei genitori erano libanesi di religione cattolica greco-melchita , mentre mia moglie Faten era egiziana e musulmana e io , pur di sposarla , mi convertii all’Islam …sono dunque un musulmano , un musulmano che , in qualità di attore , sta prestando il suo volto al padre della Chiesa cristiano-cattolica ….come può constatare la mia spiritualità è cosa alquanto intricata ! … ” , ironizza Sharif , aggiungendo , dopo una breve esitazione : ” E questo padre , non glielo nascondo , potrebbe costarmi caro ! …un messaggio anonimo infatti mi avverte che la “Fatwa” , una sorta di scomunica inferta dalle autorità religiose islamiche , incombe su di me , potrebbero uccidermi : “Per aver osato rappresentare “un idolo ” cristiano ” ! , capisce ? …..naturalmente si tratta di integralisti , fanatici a cui non dare nessu credito ….Ascolti , padre , ho qui con me una copia del Corano , il libro sacro che , secondo i fedeli dell’Islam , Allah , Dio , consegnò , tramite l’arcangelo Gabriele , al profeta Maometto ….Nella seconda “sura ” , corrispondente al vostro capitolo , al versetto numero sessantadue , si legge : “In verità , coloro che credono , siano essi Giudei , Cristiani o Sabei , tutti coloro che credono in Allah e nell’ultimo giorno compiono il bene riceveranno il compenso presso il loro signore : non avranno nulla da temere e non saranno afflitti ” , un messaggio ecumenico , conciliante , non le sembra ? …ma poi , stia attento ! , nella terza sura , al verso ottantacinque , sta scritto : ” Chi vuole una religione diversa dall’Islam , il suo culto non sarà accettato e nell’altra vita sarà tra i perdenti ” , forse si tratta di una riscrittura del testo originale , a opera di fondamentalisti ….Da musulmano le dico che guardo con riprovazione a questa strumentalizzazione della parola di Dio per avvalorare odio , barbarie ed eccidi …io credo nella fratellanza : noi uomini siamo uniti da un soffio unico , quello divino , nulla importa se esso appartenga ad Allah o a Dio , cosa pensa , padre , al riguardo ? ….è d’accordo con me ? …. ” , domanda l’attore . “Ha ragione Sharif , ha ragione !…il fatto è che molti cattolici , così come molti musulmani , dimenticano di essere fratelli in Dio !…Lei mi ha stupito , sa ? , le confesso che ritenevo “Omar Sharif La leggenda di Hollywood” un personaggio dissoluto , tutto dedito ai bagordi e al vizio del gioco e invece ….mi ha smentito , rivelandomi un lato profondo , inedito della sua personalità … ” , replica il garbato uomo di Chiesa , continuando : ” Quanto al discorso sulla fratellanza le risponderò con le parole usate da San Pietro nel capitolo otto della Lettera ai Romani : “Chi ci separerà dunque dell’amore di Cristo ? Forse la tribolazione , l’angoscia , la preoccupazione , la fame , l’asperità , il pericolo , la spada ? Proprio come sta scritto : Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno , siamo torturati come pecore da macello . Ma in tutte queste cose non siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati . Io sono infatti persuaso che nè morte nè vita , nè angeli nè principati , nè presente nè avvenire , nè potenza , nè altezza , nè profondità , nè alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù , nostro Signore ” ” .
“Da giocatore finisci a fare una vita in tutta solitudine : alberghi , valige , senza nessuno che ti metta in discussione . L’attrazione del tavolo verde per me era diventata irresistibile . E ho sperperato delle fortune . A un certo momento ho capito e ho deciso di smettere per non sentirmi prigioniero delle mie passioni . Facevo film per pagare debiti e alla fine mi sono stufato ” . Così , l’attore Omar Sharif confessava a un giornalista , nel corso di un’intervista televisiva rilasciata nel 2003 , in occasione della sessantesima edizione del Festival internazionale del Cinema di Venezia . Nato ad Alessandria d’Egitto il 10 aprile del 1932 , da Joseph Shalhoub e da Claire Saada , immigrati libanesi di religione cattolica greco -melchita , Michel Dimitri , questo il vero nome del divo internazionale , si diplomò presso il Victoria College e , portati a termine gli studi universitari di Matematica e Fisica , affiancò il padre nella gestione della sua attività commerciale d’importazione e di esportazione del legname . Negli anni Cinquanta , attratto dall’arte cinematografica , diffusasi in Egitto negli anni della Seconda guerra mondiale , grazie ai colonizzatori anglo-americani , intraprese la carriera di attore , impersonando per otto anni piccoli ruoli in film diretti da cineasti locali come Youssef Chahine , autore dell’avventuroso dramma : “Lotta nella valle -Cielo d’inferno” . Sposatosi con l’attrice egiziana Faten Hamama , per amore della quale si convertì all’Islam e da cui ebbe il figlio Tarek , nel 1960 , al termine di una breve esperienza italiana ( aveva preso parte alla pellicola del regista francese Jacques Baratier , “I giorni dell’amore” , girata a Roma , negli studi di Cinecittà ) fu scritturato da impresari hollywoodiani . Trasferitosi a Los Angeles , negli Stati Uniti , esordì a livello internazionale sul grande schermo nel film di David Lean , vincitore di sette premi Oscar , “Lawrence d’Arabia” , vicenda del colonnello britannico “Thomas Edward Lawrence ” (Peter O’Toole) che , alleatosi nel corso della Prima guerra mondiale con i capitribù arabi , guidati da Sharif Alì ibn al Kharish (Omar Sharif) , cui promette la salvaguardia del territorio arabo dalla colonizzazione britannico-francese in cambio di aiuti per conquistare l’Impero Turco , viene tradito dai ministri inglesi e francesi , pronti a siglare un accordo per la spartizione dell’Arabia . Aggiudicatosi una candidatura come “migliore attore non protagonista” ai premi Oscar , nel 1965 impersonò l’emiro “Alao” , nella pellicola di Denys de La Patellière e Noel Howard , desunta da “Il Milione ” , diario duecentesco dei viaggi in Asia del mercante veneziano Marco Polo , “Le meravigliose avventure di Marco Polo ” e “Genghis Khan” , nella film di Henry Levin “Genghis Khan il conquistatore” . Passato al genere del dramma sentimentale , diretto ancora una volta da David Lean nell’adattamento del romanzo omonimo di Boris Leonidovic Pasternak , vestì i panni de “Il dottor Zivago” , medico russo , poeta , separato dall’amata infermiera “Lara” ( Julie Christie) per via dei terribili avvenimenti della Prima guerra mondiale e della guerra civile russa , sfociati nella rivoluzione bolscevica . Tributato di un Golden Globe come “migliore attore in un film drammatico” e , conquistato il pubblico femminile di tutto il mondo , nel 1967 fece ritorno in Italia per recitare al fianco di Sophia Loren in “C’era una volta….” , favola napoletana , ispirata ad alcune novelle seicentesche del “Pentamerone” e de “Lo cunto de li cunti” di Giovan Battista Basile , diretta da Francesco Rosi . Rientrato in America , annunciata ufficialmente la separazione dalla moglie Faten , partecipò alla commedia musicale di William Wyler “Funny girl” , commedia musicale , biografia dell’artista delle Ziegfeld Follies , Fanny Brice (Barbra Streisand) , capace , malgrado la scarsa avvenenza , di far innamorare di sè l’affascinante “Nick Arnstein ” (Omar Sharif) e impersonò il tormentato principe “Rodolfo d’Asburgo ” nella pellicola di Terence Young , “Mayerling” . Nel decennio Settanta , legatosi alla Streisand e all’attrice Marilù Tolo , alternò lavori di scarso successo a soggiorni presso Las Vegas , capitale del gioco d’azzardo . In gravi difficoltà finanziarie , negli anni Ottanta , per onorare i numerosi debiti , girò per la televisione americana lo sceneggiato televisivo dei registi Marvin J Chomsky e Lawrence Shiller : “Pietro il grande ” , storia dello zar Pietro I di Russia e pellicole d’autore come ” Dostoevskij -I demoni” , di Andrzej Wajda , tratta dall’omonimo romanzo dello scrittore russo Fedor Dostoevskij , incentrata sulla figura del diabolico professore “Peter Verchovenskij ” ( Jean Philippe Ecoffey) , abile nel servirsi di anarchici rivoluzionari per compiere la sua personale vendetta . Autore della autobiografia americana “The eternal male” , nel decennio Novanta apparve in serie televisive italiane e americane quali “Il principe del deserto” , di Duccio Tessari , “Caterina di Russia” , di Marvin J Chomsky e “I viaggi di Gulliver” , di Charles Sturridge . Un’operazione chirurgica al cuore , dovuta a un infarto , lo tenne lontano dalla ribalta fino al 2003 , anno nel quale fu protagonista del film del regista francese Francois Dupeyron , “Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano” , storia dell’amicizia tra “Momo Schmidt” ( Pierre Boulanger) , undicenne ebreo e “Monsieur Ibrahim” (Sharif) , musulmano , proprietario di una drogheria , presentato fuori concorso alla sessantesima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia , al termine della quale fu premiato con due Leoni d’oro (alla carriera e come “miglior attore protagonista “) e con un premio Cèsar . Mentore per i nipoti Karim e Omar , anch’esso attore , nel 2005 approdò di nuovo nel Belpaese per girare , diretto da Giulio Base , la miniserie televisiva “San Pietro ” , ricostruzione della storia del discepolo e martire , l’interpretazione del quale indusse alcuni esponenti della comunità islamica a muovergli aspre critiche . Doppiatore di pellicole d’animazione come “Le cronache di Narnia” , nel 2013 ha realizzato il suo ultimo film : “Un castello in Italia” , di Valeria Bruni Tedeschi , storia della italo-francese “Louise Levi ” e del suo complesso rapporto con il fidanzato attore “Nathan” (Louis Garrel) e con il fratello “Ludovic” (Filippo Timi) . Ritiratosi nella sua abitazione in Egitto , l’attore non ha più rilasciato alcuna dichiarazione fino al maggio del 2015 , quando il figlio Tarek , rotto il silenzio , ha reso note allarmanti notizie sulle sue condizioni di salute . Affetto dal morbo di Alzheimer , Sharif è deceduto il 10 luglio scorso , presso l’ospedale de Il Cairo , all’età di ottantatre anni , in seguito a un attacco di cuore . Celebrato nella moschea di Mushir Tantawi , è stato sepolto nel cimitero di El Sayeda Nafisa , a sud della capitale egiziana . Numerosi critici italiani , lo hanno ricordato , scrivendo su quotidiani e riviste elogi come questo : “Quanti sospiri , quante emozioni sull’ultima sequenza de “Il dottor Zivago” , quella in cui Omar Sharif , nei panni del protagonista , scorge tra la folla l’immagine di “Lara” (Julie Christie) , ma non riesce a raggiungerla : eserciti di spettatori (soprattutto donne) non sono riusciti a trattenere le lacrime . Difficile non innamorarsi dell’attore con gli occhi color carbone che sfrecciava sulla slitta nella neve , sfiorando , per passione , il rischio del congelamento . Eppure Sharif , non ha mai badato alla sua immagine di amante mediterraneo e negli ultimi anni si è spesso lasciato andare a considerazioni amare : “La fama di rubacuori è infondata . Le donne erano più interessate ai miei personaggi che a me ” ” .