Sab. Set 30th, 2023

PARETE -Passati i giorni di pasqua, prima che inizi l’estenuante corsa per le amministrative, di mezzo c’è il referendum sulle trivelle. Un referendum voluto da alcune regioni e appoggiato dai partiti di sinistra, dal M5S e da tante associazioni ambientaliste che nel corso degli anni hanno bloccato, con i loro no, tutto il sistema Italia. La propaganda che passa da parte dei comitati del sì, sono bambini sporchi di petrolio, gabbiani che affondano nel petrolio lungo le rive dei mari, ma in effetti si tratta sono di propaganda. Di fatti le trivelli sono decenni e decenni che trivellano a 12 miglia dalla costa Italiana e finora non è mai successo nulla, anche perché è il gas il maggior ricercato e non il petrolio. A detta degli ambientalisti neanche l’1% del fabbisogno nazionale viene estratto, ma a loro rispondono le società con dei grafici, i quali affermano che il prodotto supera abbondantemente il 10%. Una bella quota di gas messo a disposizione del paese evitando così di andarlo a comprare altrove a costi maggiori.

C’è un dato ancora più preoccupante: il referendum fissa il limite a 12 miglia dalla costa italiana, ma a 12,5 le compagnie sono in piena regola, quindi qualora vincesse il sì, le compagnie possono decidere di spostarle le trivelle di mezzo miglio per la pace dei comitati del sì. Scusate, a cosa serve, magari avreste chiesto di fissare il limite a cinquanta miglia, sarebbe stato più coerente.

Gli ambientalisti preferirebbero che si promuovesse l’uso e la produzione di energie pulite e che si agevolasse la più naturale e grande risorsa industriale del Paese: il turismo. A loro rispondono sempre gli industriali e l’esercito dei tecnici della parte avversa, i quali difendono l’alta percentuale di risparmio sul mercato che il prodotto italiano produce a 12 miglia dalle nostre coste. È chiaro che il fabbisogno nazionale non si riesce a soddisfarlo con le cosiddette energie rinnovabili. Come è chiaro finora le energie rinnovabili come le pale eoliche hanno solamente deturpato i panorami della bella Italia, ma in termini di energia ne producono pochissima. Basti vedere il tavoliere della Puglia com’è stato ridotto dalle pale eoliche. Insomma, si chiede una cosa, ma poi se ne distrugge un’altra.

Cosa più grave: sulle piattaforme in mare ci lavorano più di settemila persone, c’è chi dice 11mila con tutto l’indotto, ciò significa che una volta scaduto il termine, le compagnie manderebbero a casa tutti gli operai, i tecnici, gli ingegneri, per la gioia di chi oggi chiede di votare sì. Ormai l’italiano medio è super tartassato, è pieno di problemi con Equitalia, disoccupazione, malasanità, un presente che non da spiragli per il futuro, tutte cose che lo preoccupano molto di più delle trivelle in mare. Nessuno deve andare a votare, perlomeno con il flop si spegne una volta per tutte le varie pretese continue e asfissianti di chi non vuole nulla in questo paese.