Il 12-13-14 ci sarà l’ambita festa della fragola, che quest’anno ritorna nel centro storico di Parete. Ma la storia della fragola ha una storia lunga, che sarebbe bello poterla raccontare ai giovani per far capire il trascorso del frutto rosso e come è giunto a Parete. Oggi Parete è il maggior coltivatore di fragole in Italia, ma prima c’è una storia vera che vale la pena raccontare per poi giungere ai giorni nostri.
La storia che segue l’ho raccontata nel mio ultimo libro “Un uomo del sud”, dove traccio il percorso del frutto rosso che oggi ci permette di realizzare una festa tutta dedicata a lui. La coltivazione delle fragole qui trova le sue fondamenta ad inizio degli anni Settanta, grazie a due coraggiosi agricoltori: Raffaele Pezone e suo cognato Nicola Pezone, affiancati dalle rispettive consorti Angelina e Rosa. Ancora oggi questa coltivazione è il fiore all’occhiello dell’agricoltura dell’agro aversano.
Uomini audaci che sfidarono la cultura contadina di quel tempo. Altri pionieri del tessuto sociale che è nato intorno alla fragola, sono stati i fratelli Michele e Pasquale Falco, ai quali venne autorizzato un campo sperimentale dall’ispettorato Agrario di Caserta con un numero limitato di piantine al fine di valutare la fattibilità del raccolto in questo territorio, ma i cognati Pezone andarono oltre e, comprate le piantine al Nord per conto proprio, iniziarono la prima coltivazione di fragole facendo così il primo raccolto da destinare poi al mercato della frutta. La sperimentazione fu dettata dall’esigenza di trovare una soluzione ad un inconveniente che assillava gli agricoltori. Infatti le piantagioni di pesche ogni anno perdevano dal 20 al 30% delle piante che via via essiccavano. Quindi, si cercava una soluzione a questa spinosa questione con altre coltivazioni.
I Pezone ottennero dal primo raccolto un buon esito e un ottimo rendimento dal mercato: ciò aprì le porte alla coltivazione della fragola a Parete e poi in tutto l’agro aversano. A quel tempo Parete era un paese che coltivava esclusivamente pesche, pomodori e altri tipi di frutta pregiata, e demolire piantagioni di pesche era considerato quasi un sacrilegio. Ma Raffaele e Nicola non esitarono e seminarono le prime fragole con difficoltà, perché ancora non c’erano strumenti come quelli attuali. Si piantavano appoggiate direttamente al terreno e sotto veniva messa la paglia per evitare il contatto diretto con il terreno, altrimenti si rischiava di perdere il raccolto. Durante gli anni successivi arrivò la plastica da coltivazione per le fragole, ma mancavano i fori, così loro erano costretti a farli con le scatolette della carne in gelatina legate a un ferro! La coltivazione avveniva a cielo aperto, senza le attuali coperture (serre). Per due anni i Pezone furono gli unici a piantare e coltivare sul campo le fragole. Dopo alcuni anni altri agricoltori, armati di coraggio, decisero di seguire l’esempio smantellando i terreni coltivati a pesche.
Il metodo di coltivazione cambiò in breve tempo e furono adottate altre procedure, più innovative. Grazie a questi uomini di Parete, oggi l’intero agro aversano e l’area di Battipaglia fanno della Campania il maggior produttore di fragole d’Italia, pari a più del 30% del raccolto nazionale. Parete annovera, grazie a questo frutto rosso, molte cooperative che ritirano e lavorano questo frutto rosso e lo commercializzano in molti paesi d’Europa e del mondo. Parete è da sempre a vocazione agricola, e la sua storia, la sua tradizione, può essere un ottimo volano turistico.
Brano tratto da “Un uomo del sud” di Francesco Torellini