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Parete. Tumori: una guerra che perderemo tutti. Siamo già tutte vittime

Nessuno di noi può sentirsi immune da questa pestilenza del vecchio e nuovo secolo. Per carità, si muore di tumore in tutto il mondo, ma quello che sta succedendo nel nostro paese è devastante. Ogni giorno aggiungo tre-quattro nomi nella lista che sto costruendo sulle morti per tumori avvenute a Parete, segno che la situazione è veramente grave.
Tutto è partito dalle giunte Bassolino per protrarsi fino alle ultime giunte regionali. La disattenzione verso le bonifiche e il menefreghismo intorno ai sei milioni di ecoballe che ci ritroviamo a due passi da noi, sono il pericolo costante per la nostra salute.
Ognuno di noi non può sentirsi protetto, questa guerra la perderemo tutti. La possiamo perdere come attori protagonisti, o possiamo perderla perché un familiare è colpito dalla pestilenza tumorale.
Purtroppo intorno ai rifiuti ci lucrano molte persone. A volte anche persone che fanno i moralisti e si battono per la causa, alla fine hanno avuto e ottengono incarichi nella miniera d’oro dei rifiuti. Sono tanti soldoni. Certamente non fa piacere perderli, quindi, per loro, il problema se resta, vuol dire che possono continuare ad avere una rendita attraverso la questione rifiuti.
Ma facciamo attenzione, credo che ora siamo arrivati al picco più cruente, e fra qualche anno le morti raddoppieranno fino a diventare una routine settimanale. Non sottovalutiamo quello che sta succedendo. Grandi soluzioni non ci sono: i rifiuti sono comunque una questione tutta politica, quindi i responsabili sono i politici e tutti i galoppini che ruotano intorno alla politica.
Le bonifiche promesse non sono arrivate e non arriveranno mai. In alcuni casi sono del tutto impossibili, significa scavare nelle cave e tirare fuori tutto il marcio che c’è dentro, e questo non è proprio possibile. Credetemi. Nel frattempo, però, la politica continua a promettere le bonifiche, illudendo i cittadini.
Cosa fare? È impossibile dirlo, possiamo capirlo solo quando iniziamo a ribellarci seriamente con fatti e non solo parole. Ci vuole qualcosa di molto forte, una mobilitazione che inizia e finisce solo quando, per prima cosa, sei milioni di ecoballe sono state bruciate tutte, dalla prima a l’ultima, perché solo distruggendole risolviamo il problema. Se si presenta qualche ecologista, bisogna respingerlo, perché se le ecoballe sono ancora lì è proprio per colpa delle posizioni degli ecologisti del NO che hanno frenato quello che ci fu chiesto dall’Europa: distruggerle. La mobilitazione deve servire a fermare l’emorragia. Lo dobbiamo fare soprattutto per le future generazioni. Dobbiamo far capire alla politica, che ha causato il dramma, che noi non siamo più fessi, e da oggi vogliamo difendere la salute di chi viene dopo di noi. Noi siamo già tutte vittime. Non c’è più tempo, ognuno di noi può avere un tumore dentro che sta fermentando e quando scoppia, è troppo tardi. Facciamolo, perché il rischio più grosso arriva da quello che mangiamo e dall’area che respiriamo. La nostra vita è quella di chi verrà dopo di noi, è a rischio. DIFENDIAMOLA.

Redazione

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