ROMA- “Siamo in una fase nuova. Una fase che ruota attorno alla prospettiva del 2018 e al recupero una parola antica, coalizioni, come prevede la legge del Senato, mentre alla Camera c’è un listone unico. Da Giuliano Pisapia a Carlo Calenda”. Queste le intenzioni di Matteo Renzi, che in meno di 24 ore ha cambiato completamente idea, dando la misura della sua inattendibilità politica al cento per cento. Fino a qualche ora prima sembrava il padreterno senza rivali, dopo meno di ventiquattro ore è diventato un altro politico.
Non è affidabile, lo dimostrano i fatti. Ora il suo PD non è più una novità come diceva lui, ma diventa di nuovo il vecchio PCI. Renzi apri alla sinistra, la stessa sinistra che ha fatto cadere i governi Prodi e company. Quella sinistra che ormai è un vecchio ricordo, e cerca di ricostruirsi tenendo in piedi le stesse ideologie che l’hanno fatta scomparire. La scia è quella di Ingroia, che affossò la sinistra. Ma oggi, forse, Renzi vuole dargli un’opportunità facendola accasare in coalizione col PD, in maniera tale che possono entrare in parlamento.
Lo scenario che si sta aprendo è quello del vecchio ulivo: tutti dentro per vincere, poi a governare l’Italia ci penseranno governi tecnici. O meglio, dei problemi dei cittadini a questi signori non interessa nulla.
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