ROMA- Indubbiamente ci sono delle responsabilità. La prima è senza ombra di dubbio quella di un governo PD e company che attraverso proclami inutili e inconcludenti ha aperto gli occhi degli elettori facendo sì che il PD ha perso una valanga di voti alle ultime amministrative.
Ai ballottaggi i candidati sindaci prendono le distanze dal Premier, in modo tale che il malcontento che ruota intorno alle azioni di governo, non si sposta su di loro nella tornata dei ballottaggi. Questo è il primo segnale che il PD sta andando in frantumi.
Altro nodo delicato, che ha fatto infuriare non pochi all’interno del PD, è l’uso del lanciafiamme per eliminare le minoranze del Partito Dem. Un’affermazione, quella del segretario premier, indelicata, poiché è suoi territori che si costruiscono i grandi partiti, ma quando c’è malcontento per le enormi difficoltà dei cittadini a sopravvivere alla crisi e alle troppe tasse, il tutto si sposta inevitabilmente sul partito.
In tutto questo, purtroppo, Matteo Renzi non si assume la paternità del tracollo del PD. Continua inesorabilmente a proclamarsi la salvezza di tutto quando, poi, il vero colpevole rimane solo lui. Nei territori c’è un enorme disaffezione nei confronti del PD. Evidentemente le azioni del governo, i continui apparentamenti con uomini e donne del centrodestra, a partire da Verdini, hanno aperto gli occhi dell’elettorato, e la reazione è stata quella di non votare il PD.
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