Ven. Giu 9th, 2023

Non ne usciamo più da questo vortice impietoso dell’informazione italiana. È desolante quello che sta succedendo da due anni a questa parte. Se prima l’informazione diventava tifosa di questo o quel soggetto politico, in questi due anni è stata l’informazione a creare divisioni sia sull’epidemia sia sulla guerra. Complice anche i social, il nostro paese sta vivendo la pagina più buia del giornalismo italiano. Un paradosso che vede l’informazione sempre sulla graticola e additata come pessima, ma continua a mantenere la linea senza capire che bisogna cambiare rotta. Il giornalismo è un arte nobile, non si può ridurre a mera tifoseria inducendo chi la pensa diversamente a non avere libero pensiero.

Per amore dello share l’informazione ha perso la bussola. È successo già prima con l’epidemia, ora sta risuccedendo con la guerra. I talk show italiani stanno trasformando la guerra e la sofferenza del popolo ucraino un ripugnante circo mediatico, dove il rispetto per la persona, la sua sofferenza, la ricerca di una via di pace, diventa tutto uno spettacolo. Nelle ultime settimane si è vista la trasformazione di ospitanti fissi dei talk show da esperti in epidemia a esperti di guerra. Non c’è mai un cambio, sempre le stesse facce e le stesse opinioni, ma non si apre le porte dei talk show ad altri professionisti dell’informazione che potrebbero arricchirli e cambiarli radicalmente, e non certamente appiattirli come ormai avviene da decenni. Così facendo il giornalismo si sta tagliando gli attributi da solo.