Gio. Giu 8th, 2023

Spesso è un controsenso sentir parlare di pace quando poi tutti i paesi del mondo producono, vendono e acquistano armi per la difesa del proprio stato. Fin qui si può ragionare su una sicurezza per i popoli, poiché il folle di turno può sembra uscire come sta accadendo in queste ore in Ucraina. Ma il folle di turno esce perché ha prodotto armi, ha gli arsenali pieni, e quindi “gioca a fare la guerra”.

Semmai dobbiamo iniziare a porci delle domande approfondite su come vogliamo difendere l’umanità nel mondo. Costruire un mondo senza guerre. Un mondo dove c’è solo la pace per ogni singolo popolo. Si è sempre giocato sulla vendita delle armi. È sempre stato così, perché le industrie belliche producono come ogni altra industria, quindi il prodotto va venduto, altrimenti che senso ha produrre.

Qui sta il punto nevralgico: per fermare le guerre basta non produrre più armi. Ciò non avviene, o meglio, non è mai avvenuto. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, di armi ne sono state prodotte ad iosa. Armi altamente sofisticate che permettono di lanciare missili di alta precisioni per colpire obbiettivi sensibili del paese ritenuto nemico. Allora di quale pace vogliamo parlare se si continua a produrre armi di distruzione. Per non parlare di quelle nucleari.

Quindi dove sta la volontà dei popoli di rigettare le guerre come avviene sistematicamente quando scoppia un conflitto, e tutti corrono nelle piazze a rivendicare la pace quando, poi, si permette che si continua a produrre armi per fare le guerre. È un netto controsenso. Le guerre ci sono perché si producono armi. Le guerre si fermeranno solo quando non si producono armi per uccidere un altro essere umano. Se nessuno ha le armi, a nessuno viene in mente di fare una guerra con fionde e pietre. La coerenza per chiedere la pace dovrebbe partire da questo concetto elementare.