Philippe Daverio: “L’Arte, un ponte verso l’infinito”

Primavera 2016. Verona. Nella sala principale della Biblioteca Capitolare, lo storico dell’Arte e divulgatore Philippe Daverio modera la presentazione di un lavoro di restauro svolto da alcuni filologi su un manoscritto medievale. Innanzitutto, care amiche e cari amici, buongiorno!…

Philippe Daverio: “L’Arte, un ponte verso l’infinito”

Primavera 2016. Verona. Nella sala principale della Biblioteca Capitolare, lo storico dell’Arte e divulgatore Philippe Daverio modera la presentazione di un lavoro di restauro svolto da alcuni filologi su un manoscritto medievale. “Innanzitutto, care amiche e cari amici, buongiorno!…benvenuti in questo posto meraviglioso in cui si respirano secoli di Storia, Arte e Cultura…”, principia il suo discorso Daverio, continuando: “Oggi, assisterete a qualcosa che ha dell’incredibile: la ricostruzione di un testo risalente al 1200…Pensate che il suo rinvenimento ha dell’incredibile e si deve a un gruppo di filologi intenti a decifrare un codice miniato dedicato ai sette vizi capitali…Qui, con noi,come potete vedere, abbiamo uno degli esperti di questa squadra…ebbene vi riassumerò in breve cosa è successo!…Decifrando un codice dell’Antico Medioevo, i nostri solerti studiosi scoprivano sul retro della rilegatura un foglio, una pagina sulla quale era stato trascritto un brano, che, una volta analizzato, risultò essere un passo tratto da una novella: la storia di due giovani veronesi ostacolati nel loro amore dalle rispettive famiglie, i quali perirono nel tentativo di fuggire ai propri cari…Io so, care amiche e cari amici, questa storia vi ricorda qualcosa… “Romeo e Giulietta”!..vuol dire che la tragedia di Shakespeare non era poi così originale…insomma , era la rielaborazione di un ancor più remota novella che arrivò all’orecchio del nostro William durante un suo soggiorno italiano…”Che meraviglia, eh!, direte…Sì , sono d’accordo con voi…è la meraviglia della cultura, del progresso, del sapere, grazie ai quali ricostruiamo la storia, ciò che non sappiamo, che non conosciamo e che è accaduto prima di noi…Sapete quale sarà la prossima rivoluzione?, l’interconnessione dei saperi!…la condivisione a livello globale dei reperti, delle opere letterarie, insomma la pubblicazione in rete, la digitalizzazione della cultura in ogni suo aspetto…L’alta formazione di oggi non è più mnemonica, ma richiede flessibilità mentale…Io, dai miei studenti, pretendo non che sappiano,ma che sappiano “come si fa a sapere”!…Inoltre, se mi permettete un’ultima considerazione, l’Arte, come la Letteratura, come la Storia sono tra le poche cose a sopravvivere in eterno, al di là del mezzo che si usi per comunicarle…sono, per dirla in maniera non complicata, dei “sempreverdi”…un vero ponte tra i secoli e le civiltà…Pensate solo a quanto gli artisti , in età medievale e moderna, in giro per le corti, dall’Italia alla Spagna , abbiano contribuito a creare già il concetto contemporaneo di Europa, di “Unione Europea delle Arti” , intendo, prima ancora della UE ,d’istituzione politico-economica del secolo scorso!… Dunque, se mi doveste chiedere una definizione di Arte , di Cultura o di Letteratura, vi risponderei che sono tutte un “ponte verso l’infinito!”…”.
“L’era digitale?, sì, ma l’umanità non abbandonerà la strada seguita, la integrerà con i nuovi percorsi , così come non abbandonerà la strada seguita , ma la integrerà con i nuovi percorsi, così come non abbandonò il ferro e il bronzo, ma dalla lama forgiata in una caverna arrivò a produrre le statue rinascimentali. Questo rende epico il ruolo delle biblioteche che non debbono limitarsi a conservare archivi inutili,ma a dialogare con i mezzi di comunicazione contemporanei”. Così, lo storico dell’arte e divulgatore Philippe Daverio, in un’intervista a La Repubblica sul rapporto tra l’innovazione tecnologica e la cultura. Nato a Mulhouse, in Alsazia, il 17 ottobre 1949, dopo gli studi liceali, conseguiti fra il 1961 e il 1967, si trasferisce in Italia per frequentare l’Università: si iscrive alla facoltà di Economia della Bocconi di Milano, città, dove, in contemporanea, inizia numerose attività legate all’arte. Nel 1975, infatti, fonda in via Montenapoleone n°6 la “Galleria Philippe Daverio”, che si occupa prevalentemente di Movimenti d’Avanguardia della prima metà del Novecento, conquistando una credibilità internazionale grazie alla quale ,nel 1986 ,apre una seconda galleria a New York, la “Philippe Daverio Gallery”. Quindi, rientrato a Milano, nel 1989 fonda una terza galleria ,in corso Italia, con uno spazio dedicato all’Arte Contemporanea. In seguito, divenuto assessore, entra nella giunta del sindaco Formentini con deleghe alla Cultura, al Tempo Libero, all’Educazione e alle Relazioni Internazionali, realizzando durante il suo mandato diverse opere di ricostruzione e restaurazione di edifici e promuovendo rassegne artistiche e teatrali. Poi, esordito sul piccolo schermo come inviato nella trasmissione di Rai Tre, “Art’è“, fra il 2000 e il 2012 conduce sullo stesso canale i programmi dedicati all’Arte e alla Cultura, “Art.tù” , “Passepartout” , “Il Capitale di Philippe Daverio” e ,su Rai 5 ,”Emporio Daverio“, viaggio attraverso i musei d’Italia. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche e opere divulgative (“Il museo immaginato”, Il secolo lungo della modernità, Guardar lontano veder vicino , Il secolo spezzato dalle avanguardie, La buona strada , L’Arte in tavola e Il gioco della pittura, tutteedite da Rizzoli), dal 2008 dirige la rivista Art e Dossier, edita da Giunti e collabora con diverse testate tra cui: Il Corriere della Sera, Il Sole24Ore, Avvenire, National Geographic, Touring Club, Vogue e Quotidiano Nazionale. Docente di Storia dell’Arte presso l’Università IULM di Milano, di Storia del Design presso il Politecnico di Milano e Disegno industriale presso l‘Università degli Studi di Palermo, si cimenta nella recitazione, interpretando il “narratore Njegus” nell’operetta La vedova allegra di Franz Lehàr, diretta da Pier Luigi Pizzi, e portata in scena al Teatro alla Scala. Nominato Direttore del Museo del Paesaggio di Verbania, sul Lago Maggiore, e Direttore artistico del Grande Museo del Duomo di Milano, fonda il movimento d’opinione Save Italy, che si propone di sensibilizzare intellettuali e cittadini di ogni provenienza geografica alla salvaguardia dell’eredità culturale dell’Italia. Insignito del Cavallierato delle Arti e delle Lettere dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, della Medaglia d’Oro di benemerenza dal Ministero per i Beni Culturali e della Legion d’onore dal Presidente della Repubblica francese, è anche membro del Comitato scientifico della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca. Affetto da alcuni mesi da un cancro, si è spento lo scorso 2 settembre, a Milano, all’età di settant’anni, vegliato dalla moglie Elena Gregori. Salutato dai familiari, amici e dagli ammiratori presso la camera ardente allestita alla Pinacoteca di Brera ,con i simboli del suo look: il papillon e gli occhiali, insieme con una rosa rossa e la legione d’onore , è stato ricordato così dal direttore di Brera, James Bradburne: “Per me era una stella polare , una persona su cui potevo sempre contare per un parere indipendente, autonomo e non colorato: era un’anima libera, uno spirito libero. Per questo era un tesoro senza prezzo”, mentre la moglie, compagna di una vita, commossa, ha affermato: “Era un uomo speciale , incredibile, aveva una sensibilità al di là del normale per capire le situazioni e le persone, era molto generoso disponibile con chiunque chiedesse consigli, pareri. Penso che saranno effettivamente in molti a rimpiangerlo. Certo, per noi, a casa, è dura. Aveva ancora tante cose da fare, aveva ancora tantissimi progetti, non credo se lo aspettasse nemmeno lui di andarsene”.